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IL BUON CUORE 327


L'ORFANO

S’è spento sa», mi disse la vedetta, spento sotto a’ miei occhi l’orfanello, laggiù, vede, laggiù, su quella vetta; che orrore, avesse visto, che flagello!

donò le file o disertò a vantaggio del nemico spirituale: queste sono le grazie che ci aspettiamo dalla virtù del trionfo del Calvario, dal divino-umano vincitore della Croce. L’inno invoca tutto ciò come grazia peculiare del tempo della Passione, durante il quale ci troviamo in speciale bisogno di questi doni, che aspettiamo dai tesori del Prezioso Sangue.

Al canto di tale inno, il potente esercito dei redenti ecotinua la sua sfilata. L’avanguardia ha già varcato i confini del campo di battaglia, la vittoria è già assicurata. Vi si trovano i martiri, che portano come trofei, nelle loro mani, gli strumenti del relativo martirio; i vergini, le cui bianche vesti e le coro ne di fiori simboleggiano la vittoriosa resistenia alle podestà del male, che avrebbe ben voluto strappare quelle corone ed

E volle ir solo, volle, ad ogni costo, badava a dir: o vo io, non ho parenti, hai figli tu, vo’ morir io piuttosto; per me nessun farà pianti e lamenti. Volò, posò le mine, gli diè Poco, poi lo vidi salir in tra la fiamma, Orfanello, orfanello o, chiamai fioco, con strazio, come fossi la su’ mamma. E’ morto?», chiesi pazzo alla foresta. E’ morto», mi rispose l’eco mesta.

insudiciare quelle bianche vesti; i confessori, il combattimento dei quali, per quanto non tradito al di fuori, non la cedette in asprezza al conflitto dei martiri; vi figurano 2otort) che tennero alto lo stendardo di Dio, quando la speranza pareva perduta, dove il nemico si sarebbe detto prevalente. Tali sono i nostri antenati cattolici dei tempi di persecuzione tale il prode esercito che tenne in alto il sacro stendardo

SAMARITA.

Libriccino confortatore io tempo di guerra (Continua/ vedi num

Quindi noi vediamo la Croce muovere in testa ad interminabile processione, la processione dei redenti di tutte le

per lunghi anni delle più crudeli persecuzioni nel Giappone, sinchè, alla lunga, tutti i capi furono trucidati, e solo un pugno di umili fantaccini, lasciato a guardia dello stendardo per un paio di secoli dopo, finalmente arrivarono rinforzi dall’Occidente per portar oltre, una volta ancora, l’invitta Procede in sua gloria, il poderoso esercito, cantando ad alta voce il ritornello del trionfo. ll vestimento della riarsa guardia è polveroso, lacero, inzaccherato, faccie segnate da

età ’e paesi. La Croce fu lo stendardo sotto cui essi hanno combattuto o stanno combattendo tutt’ora, ed è, o sarà, lo "stendardb della’ l’oro vittoria. Col fare bene la •nostra parte l’in questa guerra; noi stiamo combattendo sotto questo stendardo, e, combattendo così, noi vinceremo. Sulla Croce, Id cicatrici e deperite. Molti guardano, come chi è per cadere

dio onnipotente umiliò sè stesso per pagare il debito di

sguardi vagano per stanchezza, la forza di marciare in avanti sembra abbandonarli; ma come prima gli occhi si rivolgono di nuovo alla Croce, la forza si rinnovella. Spesso la voce si affievolisce, alle volte tace per un istante. Nondimeno so ’morte che stava a carico nostro. Come dunque potremo far disegni di sfuggire i patimenti o mormorare, allorchè la tribolazione ci viene incontro?.0 Re Trionfatore e Condottiero del tuo Israele! il tuo cavallo di battaglia è la Croce: le tue armi, tre chiodi ed una lancia; il tuo elmo, una corona di spine; la tua corazza, il tuo stesso Sangue. Così equipaggiato, tu sostenesti l’impeto della nostra battaglia, e vincesti per noi. Ora tutto il pili gran da fare non è ristretto ad altro che a raccogliere il frutto della tua vittoria. Lo Stendardo glorioso della Croce va innanzi a noi in questi giorni di angoscia e di timori per raccoglierci pel nostro’ spirituale combattimento, ciascuno soldato al suo posto designato. Potessimo aver grazia di combattere da valorosi sotto la nostra bandiera e tenerci nelle file fino al termine! I battaglioni di Satana sono già stati respinti, e la breccia fu già aperta nelle mura della sua cittadella. Questo nuovo tentativo di impedire l’opera della salvazione, col suscitare gli odi delle. Nazioni e col creare dolori difficili da sopportar con pazienza, fornirà l’opportunità di portar anche più oltre l’insegna di lutto vittoriosa del nostro Re. Tale è il voto espresso nella strofa ultima dell’inno della Croce. Novella energia al soldato che già combatte con tutte le sue forze, ma trovasi affranto dalla violenza della pugna; riabilitazione nel regio esercito di Cristo per colui che abban in deliquio lungo la strada. Moltissimi mostrano i segni di crudeli ferite, non anco guarite; ma tutti resistono bravamen sulle orme dei soldati trionfanti che li. precedono. Gli occhi di tutti sono fissi alla potente bandiera del trionfo. Quando gli

stengono l’inno cantato dall’esercito alla avanguardia, l’inno trionfale della Croce. Guardare la Croce e cantare il suo inno è la loro sorgente di conforto e di energie. Possa la vista della Croce ed il cantico suo tornare di conforto e di fortezza a quanti ora sono chiamati a portare la Croce e seguire il Crocifisso, e ciò si prolunghi fino alla morte. «In hoc signo vinces o. Sotto questa bandiera, o anima cristiana, tu vincerai! Tutte le buone battaglie, contro ogni forma di ingiustizia e di insincerità, di cupidigia, di immoralità, non vengono in sostanza che a costituire un’unica battaglia con quella combattuta da Gesù Cristo contro il massimo nemico, contro il male sovrano. Se anche le volontà, le intenzioni dei combattenti vengono a fondersi in una sola, grande, collettiva volontà di bene con quella di Cristo, con Gesù divideremo i rischi, i danni, la morte, ma anche i meriti e la gloria

Conforto della Risurrezione di Gesù. Mors et vita duello conflixere mirando: Dux vitae mortuus, regnat vivus». La Risurrezione fu il principio della esterna manifestazione