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276 IL BUON CUORE


meglio sorvegliare la sua emigrazione, affinchè rappresenti espansione e non rinnegamento. Le sensazioni acute che lo spettacolo orrendo ha lasciate nell’anima dei nostri artisti, fatti forti e pronti dai buoni studi, avranno bisogno di una esplicazione gloriosa. E speriamo perciò che, passata questa sanguinaria follia europea, sia l’Italia nostra a dare al Mondo l’arte novella dell’evo novello che si apre nella storia. L’arte è fatta di umanità e anzi dell’umanità è il fiore e prepara il frutto più delicato. Bisogna sperare per questo. Snob.

Religione


Vangelo della domenica prima d’ottobre

Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù disse questa parabola: Un uomo aveva un albero di fico piantato nella sua vigna, e andò per cercare dei frutti di questo fico e non ne trovò. Allora disse al vignaiuolo: Ecco che son tre anni che vengo a cercar frutto da questo fico e non ne trovo; troncalo adunque; perchè occupa egli ancora-il terreno? Ma quegli rispose e dissegli: Signore, lascialo stare ancora per qualche anno, fintanto ch’io abbia scalzato intorno ad esso la terra, e vi abbia messo del letame; e se darà frutto, bene, se no allora lo 4aglierai. E Gesù stava insegnando nella loro Sinagoga in giorno di sabato. Quand’ecco una donna, la quale da diciotto anni aveva uno spirito che la teneva ammalata, ed era curva e non poteva per niun conto guardar all’insù. E Gesù vedutala, la chiamò a sè e le disse: Donna, tu sei sciolta dalla tua infermità. E le impose le mani, e immediatamente fu raddrizzata e glorificava Iddio. Ma il capo della Sinagoga, sdegnato che Gesù l’avesse curata in giorno di sabato, prese a dire al popolo: Vi sono sei giorni nei quali si convien lavorare: in quelli adunque venete per essere curati, e non nel giorno di sabato. Ma il Signore prese la parola e disse: Ipocriti, chicche-sia di voi non iscioglie egli in giorno di sabato il suo bue, o il suo asino dalla mangiatoia, e lo conduce a bere? E questa figlia di Abramo, tenuta già legata da Satana per diciott’anni, mon doveva essere sciolta. da questo laccio in giorno di sabato? E mentre diceva tali cose, arrossivano tutti i suoi avversari; e tutto il popolo si godeva di tutte le gloriose opere che da lui si facevano. (S. LUCA, Cap. 31)

Pensieri.

Il trattato di Vangelo proposto dalla Chesa alla nostra meditazione consta di due brani indipendenti l’uno da l’altro. Con la prima parabola il Maestro divino ribadisce un precetto già enunciato altre volte — che la nostra vita non deve essere oziosa, inoperosa. Chi

ha le ore contate e deve nonostante compiere il suo lavoro, non s’indugia, anzi acuisce l’intelligenza e chiama a raccolta tutta l’energia. per compiere l’opera sua prima che la notte lo sorprenda. «E’ una lezione data a noi, scrive S. Paolino; il Maestro vuole che la nostra pietà abbia in ogni tempo da -offrirgli frutti degni di lui.), Le nostre opere buone sono adunque i frutti che Egli esige da noi; le nostre opere sono la sua gloria. Quali opere poi Egli preferisca lo possiamo dedurre dal fatto della guarigione della donna che dia diciotto anni era inferma. Egli non ripone la sua gloria unicamente negli atti che hanno Lui per oggetto diretto: l’osservanza del sabato, ad esempio. Ma nella creatura sua Dio vede qualche -cosa di se stesso, il suo capolavoro, l’erede del suo regno e quindi ritiene fatto a sè ciò che l’uomo fa per il suo fratello. Nella mutua corrispondenza di amorosi sensi tra creatura e creatura: nella cura affettuosa di risparmiare pene e di lenire dolori ai propri fratelli, Dio riconosce il più geniale lavorio della sua Grazia, e di tali atti di virtù ispirati all’uomo, così egoista per tendenza, se ne trova meglio onorato che non dai cantici e dai nugoli d’incenso che s’innalzano fra la pompa idei riti. 11 Vangelo lo ha proclamato chiaro e netto: chi vuol seguire Cristo e vivere la sua vita, deve avere a cuore la prosperità, la felicità degli altri, come tiene a cuore ’a prosperità ed il benessere proprio. Perchè sotto il profilo dell’uomo, anche il più meschino, noi non possiamo a meno di intravedere la figura, la persona stessa di Dio.

Il popolo al sentire così nettamente affermata la dignità della personalità umana contro le grette interpretazioni della casistica farisaica, il popolo sussulta di gioia e acclama al banditore di dottrine tanto consolanti. E il plauso era giusto, perchè non è solamente una teoria che Cristo annuncia, ma anche nella pratica Egli mostra con quanto rispetto, con quan-, ta, delicatezza Dio tratti cotesta creatura, l’uomo, che pure cosi mutevole e vario d’umore. Rileggiamo la parabola: dopo tre anni di attesa il Padrone evangelico aveva ben diritto che la pianta, ingombro inutile, fosse sradicata e utilizzata in quolche modo almeno come legna •da ardere. Ma pure si arrende alle preghiere dell’agricoltore, e aspetta ancora; ancora un altr’anno di prova. L’uomo, che s’ispira al momento e ha un campo d’azione- limitato, si affanna se dalla sua opera non si ottiene effetti immediati e subitanei; affanna, s’infuria e o lancia anatemi o si scoraggia. Dio invece è eterno, ed aspetta: quando nella coscienza vi è ancora una fibra non guasta: quando lc cancrena del male non ha ancora soffocato nell’animo ogni più Minimo germe di vita, Egli paziente aspetta, non distrugge. Lo ha detto: non son venuto a strappa - via la canna già spezzata: ma son venuto a spenere la lucerna, se il lucignolo fumiga ancora. L’anima che a noi sembra irremissibilmente perduta può ancora risorgere, può riacquistare l’appetito del be,