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IL BUON CUORE 123


quegli è colui che battezza nello Spirto Santo Il battezzare nello- Spirito Santo era irise saitturale per attestare l’opera del redentore, opera divina, prechè solo Dio può cancellare e rimettere i peccati. In altro luogo del Vangelo è detto che lo Spirito Santo discese sopra di Cristo sotto la forma di colomba. Il fatto al quale accenna qui Giovanni, è fatto già avvenuto o che avverrà? fatto che avverrà ma che nello spirito profetico egli già annuncia come avvenuto? L’interpretazone • è libera. Ciò che è fisso, ciò che è constatato, è che Gesù Cristo è il figlio di Dio. Lo prova la annunciata discesa della colomba sopra di lui, accompagnata dall’aprirsi dei cieli, • e dalla voce udita nel tempo stesso scender dall’alto Questi è il mio figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto.

Gesù Cristo non è soltanto Dio; è Dio redentore. Nel redentore dovevano accogliersi due qualità: doveva essere innocente, perchè il suo sacrificio fosse accetto; doveva essere Dio, perchè il huo sacrificio fosse meritorio. Queste due qualità son-, ape:tamente espresse nelle parole di Giovanni, incEcando Cristo: ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo. L’agnello, nella veste bianca delle sue lane, colla sua indole mite, è giustamente il simbolo della innocenza e della mansuetudine, una delle qualità che ì profeti preannunciarono nella persona del redentore, confondendo ad un tempo stesso il simbolo colla missione: come agnello che è condotto alla morte, e non apre bocca; come agnello che è condotto ad essere ucciso.... Ma è l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo. Una versione non dice i peccati, ma il Peccato del mondo; per indicare il peccato originale, che è il peccato, all’infuori di Adamo, non della persona ma nella persona, peccato della natura, che raccoglie. in causa, tutti i peccati individuali.

Gesù Cristo è Dio, Gesù Cristo è redentore. Non basta il saperlo; bisogna anche dirlo, dirlo pubblicaNon appena Cristo gli è apparso innanzi, non appena per la doppia rivelazione interna ed esterna, interna nello spirito di Dio che parla alla coscienza, esterna nel fatto indicato da Dio come prova della divinità del figlio, la discesa della Spirito Santo sotto forma di colomba, Giovanni apre la sua bocca, e alle turbe affollate intorno a lui, indica, senza ambagi,,senza paura, con aperta franchezza, che Gesù Cristo è il glio di Dio, che Gesù Cristo è il redentore: ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo. La rivelazione fatta a Giovanni della divinità di Cristo è stata fatta anche a noi. Anzi, a noi è stata fatta con molte altre prove, oltre quella data a Giovanni. A provare la divinità di Cristo noi abbiamo la parola stessa di Cristó; noi abbiamo gli innumerevoli e stepitosi miracoli operati in seguito da

Cristo; noi abbiamo il miracolo supremo della risurrezione di Cristo; e dopo di questi, miracoli, che diremo materiali, quanti altri miracoli di indole morale, ma non meno certi, non meno eloquenti, dei miracoli materiali! La fede degli apostoli, fede concorde, tranquilla, costante; il sangue di milioni di martiri; la diffusione della Chiesa nel mondo, superando _ infiniti ostacoli; la sua conservazione e perpetuità in mezzo alle lotte ed alle persecuzioni. Abbiamo noi la sincerità, la franchezza, l’entusiasmo, la santa letizia, di predicare Cristo, la sua divinità, la sua redenzione, come ha predicato Giovanni? Fenomeno degno ad un tempo di stupore e di dolore! Il nome di Cristo lo si sente ripetere molte volte, anzi troppe volte; lo si sente, nelle piazze, nei caffè, nelle botteghe, nelle officine,, nei negozi, nelle scuole, ripetuto dagli uomini, dai giovani e»talvolta anche da fanciulli, ma in qual senso? con senso di fede, di rispetto, di amore? Il nome di Cristo ripetuto è.... una bestemmia!

Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo. Quante volte le parole di Giovanni ín questo tempo pasquale sono ripetute dal sacerdote di Dio nella Chiesa di Dio! Sono le parole colle quali, rivolgendosi dall’altare, egli solleva fra le ma ni, presentato ai fedeli nella Comunione! Nel periodo particolare in cui ci troviamo dell’anno ecclesiastico, ecco il modo più opportuno, più degno, più santo, di attestare la nostra fede nella divinità di Cristo: accostarsi alla Santa Comunione. L’accostarsi alla Comunione nel tempo pasquale, non è soltanto l’adempimento di un precetto per noi, è un’opera di apostolato per gli altri; è l’apostolato dell’esempio che include ed è assai più efficace dell’apostolato della parola. Una santa funzione si compie in questi giorni nelle parrocchie, una funzione che è tanto atta a risvegliare nell’animo di tutti le più care rimembranze. le più soavi impressioni, della religione e della fede: i giovanetti, le giovanette, che fanno la Prima Comunione! Anche noi l’abbiamo fatta, anche noi forse, ricordandola, sentiamo di far nostra la frase di Napoleone primo: il giorno della prima Comunione è stato il più bel giorno della mia vita! Verrà anche il giorno dell’ultima Comunione. Volete che l’ultima Comunione sia per voi un reale beneficio? Non sia una funzione accompagnata da paure, una funzione incosciente, o, peggio, una funzione sacrilega? Fate spontaneamente, francamente, divotamente, la Comunione adesso: la Comunione d’oggi, ricordo soave della Prima Comunione, sarà preludio Ilei divini bagliori che circonderanno l’ultima. V. L. Il Municipio di Milano ha. ordinato 200 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.