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114 IL BUON CUORE


titolato: L’homme au 35 noms, tra i quali si possone scegliere, secondo i gusti, quelli, per esempio, di: Monsieur Bonattrape, Bonnaberdì, 1Wsurpateur, le Corse, L’homme du destin, L’homme gioire, Nouvel Attila, Nouveau Cromzvell, César de Paris. Le fils de la Mère la Joie, ecc. Per chi noi sapesse, La Mère la Joie era il soprannome con cui veniva chiamata in Francia la signora Letizia Ramorino Bonaparte, madre di Napolecne. Anche Napoleone III ebbe vari soprannomi, tra i quali il più comune, durante il suo impero, fu quello. di Badinguet, che era il cognome di un soldato da lui ucciso con un colpo di pistola nel disgraziato tentativo che nel 1840, quando era ancora Luigi Bonaparte, aveva fatto a Boulogne, per conquistare la corona imperiale. L’imperatrice Eugenia era quindi diventata Madama Ba. Clingue, il principe imperiale, le Cosse à Badingue, e i partigiani bonapartisti, che, dopo il colpo di Stato del-2 dicembre, dai giornali avversari erano stati battezzati col soprannome di Líeembraillards, con eleganza giornalistica tradotto da quelli italiani in Décembrizzatori, nella furia delle politiche passioni finirono coll’essere Chiamati Badinguistes, Badingueux, Badingouins, Badinguelards, Baiiingueusards, formano poi tutti insieme, dall’Imperatore all’ultimo dei gregari, la Badingaille. Napoleone III era spesso chiamato altresì César de pacotille, eNapoléon le Petit, dopo che venne così definito da Victor Hugo, nel suo celebre paniphlet con questo titolo. Ma, dopo la sconfitta di Sedan, per i francesi amanti dei calembours, egli non fu più che 1Vapoléon. le Sedentaire. Al suo ministro Emilio Olivier, che aveva trascinato la Francia nella guerra contro i Prussiani, rimase il nomignolo di C oeur léger; e al maresciallo Le l3oeuf, il quale, ministro della guerra, aveva fatto in piena Camera la famosa dichiarazione che l’esercito francese era pronte e non mancava neppure un bottone alle uose dei soldati, rimase per tutta la vita quello assai caratteristico di Bouton de guétre. Di questi soprannomi che ripetono la loro origine da passioni politiche in generale tutti gli uomini di Stato, per poco che si elevino ed acquistino fama, sono ben tosto forniti, ricorrendosi per coniarli. quando non vi siano nel soggetto qualità morali o fisiche in particolar modo rilevanti, a circostanze affatto accessorie e inconcludenti. e così. a Giolitti, venne affibiato quello di Palamidone, a cagione sempiicemente della particolare foggia di vestiario da lui preferita. Degli uomini politici italiani quello che ebbe maggiore abbondanza di soprannomi, credo sia stato Agostino Depretis, il quale per varie calamità nazionali a cui presiedette, tra cui, essendo egli ministro della marina, la sconfitta di Lissa, fu detto da Garibaldi, l’Uomo fatale. Pel suo aspetto fisico fu chiamato Il Mago, e pel dovizioso candido onore del suo mento: Barbabianca. Per molto tempo venne anche chiamato dai giornali avversari il Vinattiere di Stra della, perchè così era stato qualificato dal Carducci, e infine, e più comunemente, il Vecchio. Dei soprannomi dati ai Sovrani, ecco un aneddoto storico che può dimostrare quanta importanza, in altri tempi almeno, veniva loro attribuita.. Il Re di Francia Luigi XIII era balbuziente, e il suo ministro, ìl celebre Richelieu, temendo assai che per tale cagione gli- restasse il soprannome di Luigi i! Balbo — ve n’era già uno nella storia di Francia, (Luigi II) e bastava — era in continua attesa di qualche circostanza che gli permettesse di fargli invece conquistare quello onorifico di Luigi il Giusto, soprannome che sopra ogni altro desiderava pel suo Sovrano. I cortigiani intesero di mettere in circolazione questo soprannome, ma la storia non lo accettò. I grandi personaggi poi debbono riflettere che mentre, nonostante tutta la loro potenza, non possono riuscire a frodare dei meriti immaginari, basta viceversa una minima circostanza, poco decorosa per essi,.a infliggere loro in.perpetuo uno stigma di vituperio. Ferdinando IV di Borbone fuggito in Sicilia quando i francesi nel 1298 invasero il suo regno, essendo rimasto re soltanto di quell’isola, si fece colà dichiarare Ferdinando III ma poi, tornato a Napoli, quasi volendo cancellare il passato e rinnovare la dinastia, si fece proclamare Ferdinando I. Sintesi del s’Io regno è rimasto il soprannome che gli derivò da un cpigrantrna anonimo e profetico che su di lui era stato fatto durante la sua dimora in Sicilia: Fosti quarto ed or sei terzo, Ma, se seguita lo scherzo, Poi secondo, poi primiero, Sin che alfin rimarrai zero. Tra questi soprannomi politici si potrebbero pgrre anche certi titoli che i sovrani di ogni paese si afibiavano essi stessi appunto per ragione politica, 2 Ci(,è per ’farsi credere dai propri sudditi degli esseri infinitamente superiori al volgo dei mortali. L’uso di onesti titoli dura tuttora in Oriente, ed eccone breve saggio. Il Sultano continua a firmarsi, come i suoi predecessori, con settantun titoli, tra i quali quello di Ombra di Dio sul trono della terra, e, nonostante Lepanto, nonostante Vienna, malgrado Plevna, e malgrado Lule Burgas, il Sempre vittorioso e SemPre invincibile, e anche con tutti i frequenti grattacapi. il Sempre sorridente. Lo Scià di Persia, meno modesto, se è possibile, s’intitola fra l’altre cose: Astro rischiarante il pianeta terrestre e centro magnetico del globo. Il sultano dell’Ara, piccolissimo reame ai confini dell’Alfaganistan, fa seguire anche lui la SUa firma da un interminabile numero di Re dei Re a cui tutto il mondo deve ubbidire. e questi altri abbastanza umoristici di Padre del Sole, di Re dei 24 om1w/il, e di Regolatore delle stagioni! Una Maestà igrometrica addirittura!