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IL BUON CUORE 77


colla verità della sua parola, Cristo col dirci che i ricchi sono i depositari delle loro ricchezze, coll’obbligo di far parte di ciò che loro sopravvanza ai poveri, ai capitalisti che non devono accumulare i loro proventi sfruttando il lavoro degli operai senza un equo compenso. Il socialismo crede di aver portato nella società dei principi nuovi, predicando il sollievo delle classi povere: nella parte buona, il socialismo non è altro che il cristianesimo. Si seguano le dottrine di Cristo, e si avranno i vantaggi del socialismo senza le sue minaccie, senza le sue violenze, le sue ingiustizie. La Chiesa in tutti i secoli è stata una scuola di libertà. Udite la testimonianza di un giudice non sospetto, di Giosuè, Carducci. Ricordando gli ordini religiosi, questa scuola di perfezione nella preghiera, nell’astinenza, nell’austerità dei costumi, che sembrava, anzichè interessarsi, sequestrarsi dalla società, esclama: (( E pure non negherò già io, quelle idee e quelle rappresentazioni furono storicamente necessarie ad abbattere per una volta la sozza materialità dell’impero e ad atterrire i Trirnalcioni dell’aristocrazia romana, tiranni godenti del mondo; furono necessarie a contenere la materialità selvaggia dei barbari a• infrenare la forza cieca e orgogliosa dei discendenti di Attila, di Genserico, di Clodoveo: con tanta carne e tanto sangue un po’ di astinenza ci voleva. E Gesù consolò molte anime di oppressi, asciugò molte lagrime di schiavi: nella servitù generale la Chiesa del figliuol del legnajuolo era pur sempre il ricovero della libertà e dell’uguglianza».

Una speciale libertà ha formato l’oggetto delle nostre più vive aspirazioni nell’ultimo periodo della storia d’Italia. Si può, dire che tutta la storia del secolo passato, del secolo XIX, si riassume nel desiderio e nell’acquisto della libertà politica, dell’indipendenza e dell’unità del. paese. La schiavitù sotto lo straniero, quando non vi sia un motivo che la giustifichi, è un altro peccato sociale. Nel 1815 noi fummo venduti.. Con quel volto sfidato e dimesso, Gon quel guardo atterrato ed incerto, Con che stassi un mendico sofferto Per mercede nel suolo stranier, Star doveva in sua terra il Lombardo; L’altrui voglia era legge per lui’; Il suo fato un segreto d’altrui, La sua parte servire e tacer. Chi ci libererà da questa schiavitù? Chi ci darà la libertà? E’ ancora Cristo; Cristo colla parola della verità. La patria è un fatto naturale, e quindi è un fatto divino. E’ Dio che ha fatto le nazioni, come Dio ha fatto le famiglie. L’agglomerazione di una. gente Una d’arme, di lingua, (l’altare, Di memorie, di sangue, di cor, è una agglomerazione che genera diritti e doveri; l’amor della patria è un’espansione dell’amor del pros

cimo; è l’amor del prossimo allargato alla famiglia, alla nazione. Amar la patria, renderla indipendente ’e libera, difenderla dagli stranieri, è a un tempo un dovere e un diritto. La religione ha contribuito a darci questa libertà ’ In questo mese, nel mese di Marzo, ricorre per Milano un celebre anniversario; l’anniversario del grande avvenimento che è ricordato nella storia contemporanea col titolo glorioso di Cinque giornate. Quel fatto ha segnato il principio della nostra libertà. Con qual nome quel fatto si è iniziato? Col nome di un Pontefice, un Pontefice che se non credette nel suo carattere di padre dei fed0 di impugnare in seguito le arnii contro lo straniero, non mancò però di scrivere al c,apo straniero che rispettasse negli Italiani il diritto, imprescrittibile della nazionalità. Era un fatto chene richiamava un altro consimile nel Medio= Evo, Legnano: è pure nel nome di un Pontefice che quella: battaglia fu combattuta, quella battaglia fu vinta. Ma un’altra cosa io vengo a dirvi’: vi piace questa libertà? volete conservarla, farla più sicura? Non c’è che un mezzo solo, la religione: la religione l’ha fatta nascere, la religione sola può conservarla. Io vorrei far mia la parola di un illustre prelato italiano, il Cardinal Capecela.tro: egli tenne un discorso nel Dicembre 1905: non ne ripeto le frasi, ne* riassumo il concetto. Il discorso ha per titolo: l’Italia e la sua vera grandezza nel secolo XIX. Egli ricorda tutte la grandezze della nostra nazione nel passato, egli afferma che nessun popolo Europeo può vantare glorie più grandi delle nostre. tutte le manifestazioni della nostra vita nazionale sono tutte mescolate colle glorie religiose: il cattolicismo ha posto il suggello della sua grandezza su tutte le nostre grandezze. In letteratura: Dante, Petrarca, Tasso, ManIn pittura: Cirnabue, Leonardo, Raffaello, Luiili. In scultura e in architettura: Donatello, Michelangelo, CanoVa. In musica: Guido d’Arezzo, Palestrina, Rossini. Tutte le città d’Italia si mostrano disseminate (li templi, che sono meraviglia dell’arte e invidia dello straniero: sono templi cattolici. Abbiamo avuto le grandi repubbliche del Medi( Evo: erano tutte sotto il presidio religioso: Venezia, San Marco; Genova, San Giorgio; Firenze aveva proclamato per re Gesù Cristo. E in mezzo all’Italia,in Roma, sorge il Papato, che ha eguagliato, superato col suo dominio spirituale nel mondo, il dominio dell’Impero Romano, il Papato gloria suprema d’Italia. Abbiamo ora raggiunta la libertà: uniamo la grandezza presente colla grandezza passata. Non respingiamo la religione per conservar la libertà: anzi per conservare la libertà conserviamo la religione.