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68 IL BUON CUORE


raci adoreranno il Padre in ispirito e verità. Imperocchè tali il Padre cerca adoratori, Iddio è spirito: e quei che lo adorano adorar lo debbono in ispirito e verità. Disseg’li la donna: So che viene il Messia (che vuol dire il Cristo): quando questi sarà venuto, ci istruirà di tutto. Dissele Gesù: Son quel desso io, che teco favello. E in quel mentre arrivarono i’suoi discepoli: e si meravigliarono, che discorresse con una donna. Nessuno però gli disse: Cht cerchi tu, e di che parli tu con colei? Ma la donna lasciò la sua secchia, e andossene in città, e disse a quella gente: Venite a vedere un uomo, il quale mi ha detto tutto quanto ho fatto; è egli forse il Cristo? Uscirono dunque dalla città -eandarono da lui. E in quel frattempo lo pregavano i discepoli: Maestro, prendi un poco di cibo. Ma egli rispose loro: Io ho un cibo da ristorarmi, che voi non sapete. I discepoli perciò si dicevano l’un l’altro: V’è egli forse stato qualcheduno, che gli abbia portato da mangiare? Disse loro Gesù: Il mio cibo è di fare la volontà di Colui, che mi ha mandato, e di compiere l’opera sua. Non dite voi: Vi sono ancora quattro mesi, e poi viene la mietitura? Ecco che io vi dico: Alzate gli occhi vostri e mirate le campagne, che già biancheggiano per la messe. E colui che miete, riceve la mercede, e raguna frutto per la vita eterna; onde insieme goda a colui che semina e colui che miete, imperocchè in questo si verifica quel proverbio: Altri semina e altri miete. Io vi ho mandato a mietere quello che voi non avete lavorato. Altri hanno lavorato, e voi siete entrati nel loro lavoro. Or dei Samaritani di quella città molti credettero in lui per le parole di quella donna, la quale attestava: Egli mi ha detto tutto quello, che io ho fatto. Portatosi dunque da lui quei Samaritani, lo pregarono a trattenersi in quel luogo. E vi si trattenne due giorni. E molti più credettero in lui in virtù della sua parola. E dicevano alla donna: Noi già non crediamo a riflesso della tua parola: imperocchè abbiamo noi stesso udito, e abbiamo conosciuto, che questi è veramente il Salvatore del mondo. (S. GIOVANNI Cap. 4).

Pensieri. Gesù Cristo è sempre grande nelle scene del Vangelo; sulla sua fronte, nella sua persona, nella sua parola, traspare sempre quel riflesso di luce divina, che ricorda a un tempo la sua origine e la sua misione; in lui si vede sempre il maestro, il legislatore, il redentore, l’amico, il pastore,- il padre. In alcuni momenti questa sublimità della persona di Cristo, pel concorso di circostanze fortuite o volute, pel luogo in cui parla, per le persone a cui parla, per le dottrine che espone, appare più evidente, si circonda di una luce così viva,• vibra dintorno a sè una affermazione così splendida e completa della sua divina missione, che colpisce la mente, innamora e trasporta il cuore, da,strappare dal labbro la parola di Pietro: Tu es Christus filius Dei vivi. Una di queste scene caratteristiche ci è presentata nell’odierno vangelo; è il Vangelo detto della Samaritana.

Tutto è bello in questa scena; bella la cornice in cui la scena si svolge, mirabili le dottrine esposte, preziosi gli effetti ottenuti. Siamo in aperta campagna, vicino ad un pozzo storico, l’antico pozzo di Giacobbe. La regione è la Samaria, paese di scisma, abborrito da Giudèi, non abborrito da Cristo che nei traviamenti trova una ragione del suo maggior interesse; Cristo, accompagnato dagli Apostoli,, è stanco pel viaggio; sublime stanchezza, prova della sua vita laboriosa, stanchezza che dovrebbe essere da noi altamente invidiata, come segno e trofeo della nostra attività. Gli Apostoli procedono verso la città dei’ Sichem a provvedersi di cibo; Cristo si arresta solo e siede vicino al pozzo: Arriva una donna Samaritana coll’idria per attingere acqua: pare incontro fortuito, non lo è nel disegno di Cristo; quella donna è la preda aspettata pel suo divino apostolato: in quella donna egli ravvisa l’umanità intera colpevole e infelice, che aspetta l’opera della sua redenzione. L’arte, la pittura si è impadronita di questa scena, e ne ba, fatto uno degli oggetti più frequenti, più seducenti del suo pennello. I pittori ritraggono la scena degli occhi, noi dobbiamo ritrarre quella dello spirito e del cuore. Quanto è grande! Tre punti la formano: il pregio della grazia, la spiritualità del culto, la dignità della donna.

Dammi da bere, dice Cristo alla giovine donna che arriva. Come tu chiedi da bere a me, dice la donna, a me Samaritana, tu Giudeo? C’è scisma tra noi e voi. La donna, vittima dei pergiudizi, adduce per scusa di rifiuto, quella divisione della mente e dei cuori, che Cristo era venuto a risanare, che formava anzi l’oggetto precipuo della sua missione. Cristo non sa trattenersi; l’ideale del suo apostolato gli brilla imperioso alla mente; il desiderio vivissimo di attuarlo gli parla nel cuore; non ha circonlocuzioni, non ha reticenze; parla, e la sua parola è l’espressione completa di tutta l’anima sua di Divino Redentore. Se tu conoscessi, rispose Gesù, il dono di Dio, e chi è colui che ti dice dammi da bere, tu ne avresti chiesto a lui, ed egli ti avrebbe dato un’acqua viva. E spiega subito quale sia la natura di quest’acqua. Quelli che bevono dell’acqua di questo, pozzo torneranno ad aver sete; ma chi beve dell’acqua che dò io, non avrà più sete in eterno: l’acqua che io gli darò, diventerà in esso fontana d’acqua viva, che zampillerà sino alla vita eterna. I Santi Padri sono concordi nell’affermare che quest’acqua che toglie per sempre la sete a chi ne beve, e che zampillerà fino alla vita eterna, è senz’altro la grazia di Dio. Oh, se sapeste, grida Cristo inspirato e commosso a un tempo, che cosa sia questo dono! E questo grido, rivolto alla Samaritana, è rivolto a tutto il mondo, a tutti gli uomini, di tutti i tempi, di tutti i luoghi, di tutte le età. Cos’è la grazia? Per ben conoscerla, bisogna fare un’altra domanda: cos’è la natura? la natura,