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di mettere in pratica gli espedienti, talvolta arrischiati, di sfuggire al pericolo: era coraggiosa perchè paurosa. Altrettanto narra il principe di Ligne d’un altra donna: «C’est la plus brave poltronne qu’ il y ait jamais eu; elle risque plus par peur que le plus valeureux grenadier par son courage. Elle est capable de se jeter au feu pour éviter une araignée, et sous la roue d’une voiture parce qu’ un homme l’a regardée de travers en passant» (Oeuvres, IV, 303). Le courage est souvent un effet de la peur, ha detto il Corneille; e il Byron parla d’un «coraggio che nasce dalla paura», che ne è anzi il figlio primogenito (6); si può, secondo il IVIetastasio, Per soverchio timor rendersi audace (Ezio. I, 8). Per lo Shakespeare il colmo del coraggio è anzi il fingersi codardo (i), mentre un autore nostro giunge a confessare: «non ho il coraggio bastante per aver paura»(8). Famosa è poi la sentenza dell’abate Galiani: «il coraggio è una grandissima paura». «A quels actes de vaillance l’épouvante peut pousser un lièvre! Etre effrayé jusque à l’imprudence c’est une des formes de l’effroi..’. A un certame degré d’épouvante, on devient terrible». Così V. Hugo (9); e già Ovidio aveva parlato d’un timore, prodotto dalla paura: Audaciam fecero! ipse timor (FASTI, III, 644); e Seneca (De ira, I, 13): ((Non ha talvolta la paura stessa fatto un timido diventar audace? E il timore della morte non ha spinto nella pugna quelli ancora che sono molto codardi?». Bizzarrie ed esagerazioni di poeti e, letterati? Tutt’altro! Quando Wellington usciva nella famosa sentenza: «datemi un esercito di codardi!», mostrava quanto assegnamento egli facesse sul coraggio disperato prodotto dalla paura. Venti secoli prima, un precettista di cose guerresche Così insegnaya: «Molti, che sono ignoranti dell’arte militare, s’avvisano di ottenere una più completa vittoria tagliando" la ritirata al,nemico, accerchiandolo, oppure chiudendolo in litogo angusto. Pessimd partito questo; poiché il nemico, vedendosi per tal modo impedita ogni via di scampo, attingerà_ nuova forza dal terrore e dalla disperazione. Onde fu lodata quella sentenza di Scipione, secondo la quale bisogna difendere una via per cui i nemici possano fuggire». (10). E’ dunque il coraggio una reazione della paura. Il povero Renzo, fuggitivo, smarrito nella boscaglia (li Gera d’Adda, deve alla Aua stessa paura se gli riesce di rianimarsi alcun poco: «Era per perdersi affatto;- ma, atterrito, più che d’ogni altra cosa, dal suo terrore, richiamò al cuore gli antichi spiriti, e gli comandò che reggesse. Così rinfrancato un momento», ecc. Quajcosa di simile avviene a quel personagggio in Guerra e Pace (I, II, 19),, del Tolstoi, che, nel folto della battaglia, sentendosi fischiare intorno le palle, «provava un brivido nervoso corrergli lungo la schiena; ma il solo pensiero che e gli potesse aver paura, gli rendeva tutto il coraggio». Perciò già cantava un antico poeta, che coll’audacia si nasconde un grande timore: Audendo magnus tegitur timor (i i). In mezzo al mare di chiacchiere con cui L. Barzini inonda regolarmente un grande nostro giornale. c’era oggi otto questa osservazione acuta, a proposito dei soldati francesi, che, in principio dell’attuale guerra, si esponevano troppo, e trascuravano ogni cautela. Dice che così facevano perchè «sma- • niosi di dar prove di coraggio, o timorosi forse di sembrar paurosi». «Si fai eu peur? — rispondeva Enrico IV a chi gliene chiedeva. — Pardieu! Sans cela, ou serait le courage?» Un. altro Sovrano, Carlo V, sentendo discorrere d’un certo capitano spagnuolo, del quale si diceva che non avesse mai avuto paura, osservò: «Bisogna dunque dire che non abbia mai spenta una candela colle dita!». La sortita ricorda quella del valoroso maresciallo Lannes ad un suo colonnello, che aveva punito un giovane ufficiale appena uscito dalla scuola di Fontainebleau, per essere fuggito nel primo scontro, colto da panico: «Sachez mon colonel, qu’ il n’y a qu’un poitron (le terme était encore plus énergique), qui ose se vanter de n’avoir jamais eu peur!» (12). «Il coraggio uno non se lo può dare», dice don ’Abbondio. E’ • vero; ma lo possono dare ad uno le circostanze. E a quella sortita del pover’uomo, risponde da par suo Federigo, con, queste parole, che sono la miglior conclusione di quanto siam venuti esponendo: «Credete voi che tutti que’ milioni di martiri avessero naturalmente coraggio? che non facessero naturalmente nesun conto della vita? tanti giovinetti che cominciavano a" gustarla, tanti vecchi, avvezzi a rammaricarsi che fosse già vicina a finire, tante donzelle, tante spose, tante madri! Tutti hanno avuto coraggio; perché il coraggio era necessario». Milano, 9 dicembre 19 f 4. P. BELLEZZA. Journal, nella Revue Francaise - 1914, p. 585. Lettere famigliari, Torino 1336, p. 326. Anon., Strasburgo 1787 - VII, 88. The History of Tom Jones X, 9. S. Ottolenghi,,Nuoyi studi su 265 criminali (in Arch. di Psichiatria, 1897, vol. XVIII, p. 179. There ’s a courage which grows out of fear (Don Juan XIV, 5) — Courage... the eldest born of Fear (M. Fafiero, III, 2) Francis, darest thou to be so I aliant as to play the co.vard? (K. Henry IV, IV, p.te I, II, 4). C. Dossi, Desinenza in A. L’homme qui rit, III, 4; IX, 1. Vegezio, De re militari, III, 21. Lucano, IV, 702. Bourrienne. Mímoires, II, 188.

Il Municipio di Milano ha ordinato 200 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.