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vanni. Ognuno davanti alla prospettiva di andare al fuoco, ci pensa seriamente e deve aver paura. Voi, amate il male per il piacere, ma il piacere che •ne viene, dura un istante, fugge e ne resta il dolore. Che cosa è mai il piacere annesso al male morale, paragonato al fuoco, cioè al dolore? Chi si investe di questo pensiero, non può che tremare! Il fuoco conseguenza del peccato! Ma c’è un altro argomento, ancor più efficace. Guardate che il piacere congiunto al male morale, è istantaneo, che passa, mentre il dolore che ne consegue, è eterno. «Sarete gettati nel fuoco che dura eternamente». L’eternità spaventa chi 4rla guarda ben davvicino. Egli avrà nella sua mano il ventilabro e purgherà la sua aia, e radunerà il frumento nel granaio e brucierà la paglia su un’fuoco inestinguibile. Se pensassimo veramente al tormento eterno, inevitabile di colui che lascia il bene, che ama il disordine, la nostra vita sarebbe ben diversa. Che cosa è mai il piacere fuggevole che il disordine ci arreca, in confrontò del male eterno ch’esso porta con sè? Ma i cristiani ci pensano poco. Se gli uomini considerassero il fuoco inestinguibile, i predicatori trovereb-hero maggiori aderenti, perchè il piacere fuggevole annesso al male, non farebbe presa su di loro. Ma notate la difficoltà. Chi predica la penitenza è sempre in uno stato di inferiorità co’ suoi argomenti, rispetto agli uditori, perchè è vero che conseguenza del male è il fuoco, e fuoco eterno, ma il fuoco predicato, è nel futuro, mentre il piacere annesso al peccato è nel presente. Qui sta la grande alternativa: tra il presente certo, ed il futuro incerto e lontano. Un futuro più o meno lontano, non impressiona tanto, ’mentre il presente affascina. Che m’importa avere delle grandi gioie nel futuro se posso averne ora, nel presente? e per aver quelle, debbo rinunciare a queste? Il presente e qui, il futuro è lontano. Che efficacia vi può essere nel presentare dei beni futuri? Eppure quanti spropositi eviterebbero gli uomini se pensassero al futuro! Ma il piacere del presente è pungente, potente, irresistibile; quale efficacia si avrebbe se si potessero presentare beni e gioie presenti! Questa inferiorità della virtù rispetto al vizio, è sentita da tutti coloro che vogliono ritrarre altri dal male, e l’efficacia sarebbe tutta per colui che sapesse fare delle.promesse di felicità presente. Ma chi di noi può far ciò? Noi predicatori abbiamo splendide promesse, ma future! Minaccie di castighi tremendi, ma nell’avvenire! Le promesse non attuate subito, valgono ben poco! Giovanni non sarebbe stato efficace, se non ayesse cercato di ovviare a queste difficoltà, cioè presentare ai suoi uditor: questo danno come presente. Il fuoco è già su di voi, egli dice, il giudizio è imminente, la scure è già alla radice dell’albero! la scure è già là! E’ imminente il rendiconto! il giudizioì la fine del mondo è qui, adesso, subito! E’ venuto il momento, dice Giovanni, di separare i buo ni dai malvagi. Fate penitenza perché il regno dei cieli è vicino. Qui sta l’efficacia principale dellh predica. La persuasione deI predicatore era qui, che venisse subito la punizione del vizio, e il premio della virtù. Che possiamo sostituire noi? Vediamo se possiamo sciogliere il problema. E’ certo che noi, quando vogliamo indurre qualcuno a far giudizio, non usiamo più come argomento la’ fine del mondo. Che cosa diciamo invece?zuarda che la morte è vicina... ’Puoi morire.... il gffidizio particolare che -uccede immediatamente dopo la morte di ciascun uomo, può esser vicino per te. Questo argomento dovrebbe esser efficace. Per tutti? a dei malati, a dei vecchi, avrà efficacia. Bada che fai! hai un piede nella tomba. Il vecchio si scuoterà. Ma se predicate a dei giovani guarda che la morte è vicina... risponderanno: oh! comincio adesso la vita. Come predicare adunque ai giovani la penitenza? La soluzione sta qui. L’uomo religioso, più lo è e più lo sente che col male morale, l’uomo si mette in lotta, in opposizione, colla divinità, col principio della vita, e che in questà opposizione, c’è un male eterno, non futuro, ma istantaneo, attuale, potente, immediato. Certo questo sentimento è profondo nell’uomo religioso, e se esso è capace di far sentire ciò che egli sente e prova, è efficace indubbiamente, la sua parola converte. Giovanni diceva: Guardate che la fine del mondo è vicina. Solo per una ragione speciale perchè gli uditori suoi credevano che colla fine del mondo avesse luoga la punizione del vizio e il premio alla virtù; non prima. Quindi egli esprimeva i suoi sentimenti, adattandosi a quell’ambiente religioso e scientifico. Ora noi non la pensiamo più come gli ebrei. Si è fatto una trasposizione e si è detto la morte vicina. Questo ha la sua efficacia, ma non su tutti. E perciò dobbiamo spingere la nostra argomentazione e dire: la morte non è solo vicina, ma è nell’atto stesso in cui si commette il peccatch E’ questo l’importante da intendersi, cioè: anche se la morte è lontana, noi non dobbiamo,peccare, ma darci alla virtù; perchè il castigo stà nell’atto stesso immorale. Noi per scuoterci non abbiamo che ad entrare in noi stessi e considerare: che cosa è il principio della vita per l’uomo? Che cosa è Dio per ciascuno di noi? E allora ci convinceremo che nessun vantaggio, nessun piacere potrà esser paragonato al sentimento di non essere in opposizione colla Divinità. E’ argomento profondissimo, e sta a provare, come alla sola virtù vada congiunto il premio, la soddisfazione morale della coscienza. Nella predica di Giovanni vi è tutta la verità sostanziale, eterna: l’idea di un bene infinito congiunto alla virtù, di un male infinito, congiunto al vizio. Non possiamo esprimerle che con parole umane, accomodandoci alla concezione del mondo dei nostri contemporanei.