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semente, perché l’umanità non si estingua. L’umanità è dispersa per l’orgoglio della torre di Babele. Raccolta nella persona e nella discendenza di Abramo, formato il nucleo del Popolo ebreo, questo popolo numerò le proprie defezioni coi castighi rinnovati dalla giustizia di Dio, segnati nella ripetuta distruzione di Gerusalemme, la prima opera di Nabuccodonosor, seguita dalla schiavitù in Babilonia; la seconda compiuta dai Romani, colla distruzione delle mura e del Tempio, e colla irrevocabile e perpetua dispersione del poixylo ebred sulla faccia della terra. I fedeli, chiamati a formar la Chiesa, ultima e più perfetta espressione dell’amore di Dio verso l’umanità, non sempre corrisposero al beneficio della loro particolare sublime vocazione: le eresie, gli sci’smi, la corruzione dei costumi, afflissero e contaminarono più di una volta il bel giardino della Chiesa di Cristo. I castighi non tardarono ad arrivare, in forma differente di oppressione o di rescissione dal ceppo della vite. Dove sono le illustri antiche Chiese di Alessandria di Antiochia, di Gerusaleantne, di Costantinopoli? Perché le nazioni unite a Roma da Cirillo e Metodio, ’da Bonifacio, da Colornbano, da Gallo, da Agostino, la Russia, la Germania, la Sviizera, l’Inghilterra, si sono scisse dalla’ unità Cattolica, e rami staccati dal tronco, inaridiscono nello scisma e nell’eresia? E’ il castigo di Dio alla superbia di, Ario e di Fozio, all’orgoglio e ai voti traditi di Lutero, alla sensualità di Enrico VIII. Dov’è la bella Chiesa di Francia, colla conversione di Clodoveo, colla santità. di Luigi IX? Ahi: la corruzione di altri Luigi, l’incredulità di Voltaire e di Rosseau, Papostasia e i massacri di Robespierre, furono a un tempo stesso causa ed effetto del castigo di Dio. E all’Italia, la terra privilegiata, dove Iddio pose la sede del suo Vicario, ’Roma da cui si irradia a tutte le parti del mondo l’invito per venire alle nozze del figlio del Re, alla fede di Cristo figliolo di Dio, quale sorte è serbata? Il cuore, trema nel dare una risposta. I benefici fatti da Dio all’Italia sono immensi in tutti i rapporti. Se l’ingratitudine deve segnare la misura del castigo di Dio, ahi, questo castigo si prepara ad essere ben grande! • •

Noi, presi individualmente, noi abbiamo fedelmente risposto all’invito di venire alle nozze; noi attualmente siamo nel grembo della Chiesa, noi siamo seduti al suo mistico banchetto. Ma se Dio venis’se a fare una visita, ci troverebbe nelle volute condizioni per permetterci di rimanere? Dio,non è soltanto buono, soltanto giusto; Dio è anche santo. La santità è una condizione, è una esigenza della sua natura. Esigenza in lui, diventa pure esigenza in noi, se vogliamo meritare di stare con Lui. E’ un’esigenza che costituisce la grandezza sua, che si converte nella grandezza nostra. Per volere che Dio possa essere con noi, dobbiamo sforzarvita dell’uomo deve ci di essere noi simili a Dio; essere come un riflesso della vita di Dio’ siate per tetti come è perfetto il padre vostro nel Cielo. «O homo, reconosce dignitatem tuam. Possiamo noi dire di trovarci in questo stato di virtù? Siamo noi fregiati della veste nuziale, la veste che è.formata dalla fede, dal dovere sempre e.esattamente adempito, dalle pratiche religiose compiute, dalla grazia conservata, dalla Eucaristia ricevuta spesso,con ringcente slancio di amore? Se •la coscienza si rifiuta a rispondere affermativamente, tremiamo. L’essere nel grembo della Chiesa non vuoi dire partecipare alla salute che è nella Chiesa. Se Dio, venendo a far visita nella salta del banchetto, non’ci trova colla veste nuziale, la nostra presenza al banchetto non è un merito, è un demerito; non è un atto di virtù, è una colpa, un sacrilegio. Una parola ’ben severa suonerà un giorno sul labbro del,Re corucciato: noi saremo cacciati fuori, e dati in preda a chi è incaricato di compiere sopra di noi la giusta vendetta di Dio. Giustizia mosse il mio alto Fattore; Fecemi la divina potestate, La suprema ’sapienza e il primo amore.. L’amore e la santità di Dio diverranno la ragione dela condanna e del castigo di Dio verso di noi. Noi siamo stati chiamati: saremo nel numero dei pochi eletti? Qual pensiero confortante, qual grandezza, qual gioia, il poter dire: il mettermi, il conservarmi in quel numero dipende da me! In qual modo? Il mezzo è bello come il fine; è far nostro uno degli attributi di Dio — la santità! L. V. 41~~1~.114,-,11#2.--,-.441141,-,6.9,J-411e›-,92,4‘.. 1,k1 1‘"iiiT:,-"tiy -A.?iteky’-,ti i i N’t19— ,-tdlit:7-,

GIUSEPPINA MALFATTI Da quattro settimane già è_scomparsa la buona, la infaticabile, la" inesauribilmente soccorrevole. E ancora, andando per la via, ci si aspetta a veder spuntare la sua caratteristica figura, ’e il gesto della mano amica, che soleva accompagnare il saluto del sorriso festoso, della voce carezzevole. E per quanto tempo ancora verrà fatto di dire: «Bisogna rivolgersi alla Beppina» e di rispondere ad altri: «Ne parlerò alla ’baronessa». Aggiungere, coi poveri, il nome, sarebbe stato ben superfluo... Chi non la conosceva, la pietosa amica di ognuno che soffrisse, la tacita dispensiera, la inesauribile organizzatrice di provvido lavoro? E chi non sapeva che non v’era stambugio nel quale non sarebbero penetrati il suo soccorso e il suo conforto? E a chi non era nota la modesta, seminascosta casetta, della quale era così facile l’ingresso, e ove, fin:dalle prime ore del mattino, si trovava Lei, sempre accogliente, sempre disposta ad ascoltare, con serena pazienza, e a cercare i rimedi con quel modo semplice e giulivo che fa quasi dimenticare ciò che il chiedere può avere di penoso?