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I farisei, i dottori, credettero avere in sè la salute; rifiutarono quello che loro offriva l’inviato del cielo, saranno così esclusi dal Regno. Qualunque colpa ci può essere perdonata. Ma chi è cieco e non accetta la luce da Colui che solo glie la può dare, rimarrà per sempre nelle. tenebre. «I giudei diedero di piglio un’altra volta alle pietre per lapidarlo. Gesù replicò loro. «molte buone opere vi mostrai da parte del Padre mio: per quale di questa opera mi lapidate?» gli risposero i giudei: non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per la bestemmia e perchè tu che sei uomo, ti fai Dio. Rispose loro Gesù: «Non è scritto nella vostra legge: io dissi, voi siete Dei? Se Dei chiamò quelli ai quali Dio parlò, e la Scrittura non può annullarsi, a quello cui il Padre santificò e mandò al mondo, voi dite: — tu bestemmi — perchè ho detto: son figlio di Dio? Se non fo opere del Padre mio, non mi credete. Ma se le fo, e non volete credere a me, credete alle opere: sicchè sappiate e crediate che il Padre è in me ed io nel Padre 4.

centro che consta di poche case, situate ad un incrocio di strade: vi sono una o più vendas o armazems (negozi empori), ove vengono a fare gli acquisti i coloni dei dintorni, una scuoletta italiana di solito tenuta da coloni, e non manca mai una cappella che viene ad uff iziare una volta al mese più o meno, il parroco di Urussanga. Da due o tre anni in molti di questi centri vanno fondandosi negozi cooperativi, esclusivamente per iniziativa dei coloni: sono sorti col carattere di cooperative di consumo, allo scopo.di sottrarre i coloni agli alti prezzi praticati dai negozianti sui generi importati; poscia hanno iniziato anche il commercio di esportazione dei prodotti dei singoli coloni. Oltre quella di Urussanga Villa, vi sono le cooperative di Urussanga Bassa con 30 soci, di Cocal con 75, di Rio Major con 50, di Rio Caethè con 4o. I negozianti dicono che le cooperative hanno rovinato il commercio. Tutti i nuclei fanno capo al mercato principale della villa di Urussanga, e ne sono distanti da 10 fino a 30 chilometri: alcuni sono collegati da strade discrete, molti da strade mulattiere. Coltivazioni e prodotti.

Le colonie dello Stato di S.ta Catharina (Continuazione del numero n).

Nei nuclei del Municipio. La gran parte della popolazione del Municipio di Urussanga è sparsa nella campagna, distribuita nei lotti coloniali, di cui ogni famiglia è proprietaria. La popolazione complessiva del Municipio si calcola sia ora di quasi 12 mila abitanti, in maggioranza veneti e friulani; vi è anche qualche migliaio di polacchi. Sebbene l’immigrazione sia cessata in queste colonie da parecchi anni, e solo di tanto in tanto arrivi qualche famiglia dall’Italia, chiamata a raggiungere parenti già stabiliti, pure anche quì la popolazione ha un incremento annuo considerevole a motivo della rapida moltiplicazione delle famiglie. Nella parrocchia di Urussanga, che comprende nella sua giurisdizione religiosa una zona estesa circa un quarto e più della circoscrizione_ di quel municipio, hanno in media da 500 a 550 nascite annuali, mentre la mortalità ha una percentuale assai bassa: vi sono molte famiglie con 14 o 15 figli, e la media di questi è di 8 o 10 per ogni famiglia. Ogni anno si registrano circa 100 matrimoni: a 18, a 20 e non più tardi di 25 anni, di regola, i giovani si sposano, e ciò si deve anche alla facilità di ottenere terreno a sufficienza, che permette a chiunque di metter su famiglia. I principali nuclei compresi nel municipio di Urussanga sono: Urussanga Bassa - Nuova Palermo - Rio dos Bugres - Nova Venezia (in parte) - Armazem - Rìo Caethè - Cocal - Rio Gallo - Rio Salto - Rio Jordao Rio Major - Rio Americano - Nuova Belluno - Belvedere - Rio Co’mprudente - Nuova Treviso - Rancho dos Bugres. Ognuno di questi nuclei ha generalmente il suo

La coltivazione dominante nel municipio di Urussanga, come in tutte le colonie di questo Stato, è il granturco (milho): la polenta di granturco costituisce colà per quei veneti l’alimento principale come lo era in Italia prima che emigrassero. li granturco è inoltre usato per ingrassare i maiali, l’allevamento dei quali rappresenta una delle industrie più diffuse e redditizie per tutti i coloni. Si coltivano poi abbondantemente i fagiuoli, le patate, la mandioca, il riso; nelle località più calde, vicino ai fiumi, anche la canna da zucchero. Il municipio di Urussanga si distingue dagli altri anche per il maggior sviluppo che vi ha preso la viticoltura. Quasi tutti i coloni posseggono degli appezzamenti di vigna; i più coltivano solamente la vite americàna (detta anche fragola od Isabella), ma non manca chi ha introdotto altri vitigni. Nel possesso del colono Coppetti, situato nella frazione di Rio Caethè, distante circa 5 chilometri dalla villa di Urussanga, trovai una vigna grande e ben tenuta, nella quale si coltivano anche vari esemplari di viti italiane di uva bianca, con discreto risultato, nonostante le difficoltà che tali vitigni incontrano nel paese per produrre il frutto. Qui ebbi a rilevare anche una difficoltà che si incontra, specialmente nello Stato di Santa Catharina, per la conservazione del vino: avendo osservato come diversi vasi vinari e botti di legno fossero ricoperti da ogni parte con uno strato di cemento, mi si disse che non era altro che uno dei tanti tentativi per impedirne la tarlatura. Esiste una specie di tarlo, un bicho (insetto) che perfora i vasi vinari: ed accade sovente che dalla sera alla mattina il povero colono si trovi la botte vuota e la cantina allagata. Solamente le botti contenenti cachaca o acquavite non sono attaccate dal bicho. Perciò il vino si conserva generalmente in damigiane ed in grandi recipienti di vetro. Il vino, sebbene assai inferiore a quello che si pro