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146 IL BUON CUORE


stessi che resero credibile agli apostoli tale dottrina, sono presenti sempre, anche oggi, perchè noi siamo legati agli apostoli, primi testimoni, da una catena non interrotta di tradizioni storiche. E’ noto che, fra altri, sorse a criticare la tesi dell’Allard il Laberthonnière in alcuni articoli degli Annales de philosophie chrétienne, 1906, poi riuniti in un volumetto, messo lo scorso anno giustamente all’Indice per le sue conclusioni troppo larghe e arrischiate. Il Laberthonnière nega che gli apostoli e in genere i martiri siano morti per un fatto. Non era una realtà storica che essi hanno voluto attestare, ma una dottrina; non la realtà di Gesù che nessuno dei loro accusatori nega e su cui i giudici non muovono domanda, ma la sua divinità, la sua vita immortale manifestandosi nei martiri medesimi. L’idea di voler considerare il martire come testimone di fatti puramente storici, nasce, secondo il Laberhonnière, della preoccupazione di voler attribuire martiri alla sola Chiesa cattolica. Ora questa nulla perde, anzi guadagna dall’ammettere veri martiri in altre fedi, perchè qualsiasi martire è un testimone del Cristo in quanto ne mostra in sè stesso ’a bontà e la ‘erità, sia pure in diverso modo e con linguaggio lifferente. Ammettere dunque dei martiri fuori de;la Chiesa è allargare i confini del suo influsso, è restituire al martirio tutta la sua grandezza e dare al Cristo gloria maggiore di quella che a lui deriverebbe, considerando il martirio in altro senso. L’Allard ribattè nel 1906 le ragioni del Laberthonnière nella stessa citata rivista e al dibattito presero parte posteriormente anche altri in Francia e in Italia. Giunge ora opportuno un nuovissimo volume del chiaro prof. Domenico Marsiglia (1), dove, fra tante solide e acute osservazioni sul «valore dell’argomento tratto dal martirio cristiano in favore del Cristianesimo», si trodel significato del martirio come testimonianza storica del fatto cristiano. «Gli apostoli — egli dice — credettero in Cristo, perchè ne videro le opere sovrumane... Certo la testimonianza che essi rendevano a Lui, non versava su un fatto qualunque della sua vita e neppure sulla sua realtà storica, della quale non sorgeva alcun dubbio nella mente degli uditori. Gli apostoli posero a base della loro predicazione solo i fatti soprannaturali che Gesù aveva operati a prova della sua missione dal Padre: ma sempre fatti... Una prova di questo loro modo di pensare noi l’abbiamo già dal primo cominciare della vita cristiana. «San Pietro, proponendo ai fedeli nei giorni che precedettero la Pentecoste l’elezione di un altro apostolo in luogo di Giuda, che aveva prevaricato, compendia la missione di colui che dovrà essere eletto in ciò che egli debba attestare la risurrezione di Gesù; perciò afferma che il nuovo apostolo dev’essere scelto fra quelli che avevano assistito a tutto lo svolgimento dell’azione pubblica di Lui dal battesimo fino all’Ascensione al Cielo» (Atti. I, 21-22). «Di una importanza certo non pari a quella degli apo(i) 11 martirio cristiano. Studio storico critico apologetico. Roma, Fr. Ferrari, Editore, 1814 — pp. X, 454•

stoli, ma di un valore apodittico anch’essa deve considerarsi la testimonianza dei loro discepoli immediati. Questi non hanno veduto il Cristo, nè hanno assistito alle opere prodigiose, delle quali la sua vita fu piena; ma di queste opere hanno sentito dagli apostoli il racconto, e attraverso alla voce commossa di quelle persone venerabili che avevano veduto e perciò avevano creduto e che per attestare quei fatti al cospetto del mondo si erano date ad una vita sommamente penosa e si erano esposte intrepide alla morte, il fatto stesso riviveva nelle loro anime... «Non si può dire egualmene delle generazioni che seguirono. Queste non sono testimoni degli avvenimenti prodigiosi dei quali fu piena la vita di Gesù, poichè più si va ’innanzi nei secoli e più il fatto cristiano entra a far parte della nostra fede non proprio come fatto di cui noi possiamo dirci testimoni, ma come dottrina. Quindi il martirio sostenuto anche oggi nella Chiesa cattolica è di un valore inestimabile, perchè la fede per cui muore il martire, poggia sulla base granitica di una continua tradizione da Cristo a noi; ma la confessione che egli fa del fatto cristiano non è una testimonianza pura e semplice» (pp. 293-302). Ma per il prof. Marsiglia non ha tanta importanza l’aspetto storico dell’argomento tratto dal martirio cristiano, quana ne ha l’aspetto che egli chiama apologeticoteologcio, quello cioè che riguarda la soprannaturalità del martirio. «L’aspetto storico ha anch’esso il suo peso e grandissimo; ma per averlo deve essere circoscritto alle prime teologico è quello che principalmente tutta la tradizione generazioni cristiane... (pag. 293. L’aspetto apologeticocristiana ha considerato» (pag. 303). Ed entrando in argomento egli nota subito che solo col Cristianesimo apparisce nel mondo il tipo dell’uomo che sacrifica la sua vita per un ideale etico-religioso. Esso non si trova tra i pagani, nè tra gli storici e neppur rigorosamente parlando, fra i giudei. Dopo che con la penetrazione del Cristianesimo l’idea della superiorità dei valori spirituali sopra la materialità della vita si diffuse nel mondo e fece parte essenziale del patrimonio intellettuale e religioso dell’umanità, anche fuori della Chiesa cattolica divenne possibile il sacrificio per l’idea; ma oh con quanta differenza di spirito e con quale miscuglio di elementi passionali e politici! Nel corso dei secoli le persecuzioni circondano il sorgere e il propa garsi delle sètte; manca però sempre in esse la continuità tenace e resistente nella lotta, come si ammira costantemente nel cattolicismo. «Come le scolte nella notte, segno unico di vita, mentre tutte le cose sono avvolte nel sonno, si trasmettono l’un l’altra la parola d’ordine, che l’eco lontana ripete, imitando, in sua voce; così i martiri della Chiesa si trasmettono l’un l’altro nei secoli la pura parola del Cristo e, alzando il labbro all’Ideale, accennano ai pigri, ai dormienti che si levino e, dispersa dagli occhi la caligine mondana, si sollevino con lo sguardo alla viva luce che risplende, benchè da essi non vista, intorno da ogni parte. Altri uomini fuori della Chiesa, ma aspiranti anch’essi fondamentalmente all’ideale cristiano, sentono questa voce, si riscuotono e