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fetti e conseguenze di fatti la cui verità è incontestabile. Solo su tale fondamento è possibile una fede vivente. E la fede dei nostri Santi fu vivente; non fu frase vacua nè dolce fantasticheria: fu vita ed azione. Essi hanno esercitato carià operosa verso il proSsimo, hanno crocifisso la loro propria carne colle sue cattive inclinazioni, per la causa di Dio hanno compiuto di cuore gaudioso sacrifici dinanzi ai quali la natura inorridiva e quella causa hanno difeSo appunto con tutte quante le loro forze, per ciò porgendo financo il capo alla mannaia del carnefice. La Chiesa si è dunque affermata anche nel se:olo XIX una vera madre d’eroi, un semenzaio di Santi. In essa vive ancora quell’intimità con Dio e quell’amore ardente per la povertà mercè cui un. San Francesco potè rinnovare la faccia della terra; quell’idealismo cristiano pel quale un San Bernardo coi suoi infuocati entusiasmò. l’Europa intiera; quello zelo per la salute delle anime che accendeva e compenetrava un Sant’Ignazio ed un S. Francesco Saverio, Camillo de Lellis, Vincenzo de’ Paoli e tanti e tanti altri eroi della carità che trovano pure oggi caldi imitatori. L’amabilità e la bontà di cuore di un Filippo Neri o di un Francesco di Sales non è estranea neanche ai Santi moderni; ma del pari incontriamo penitenti rigorosi sull’esempio d’un Pietro TA1cantara e d’un Giovanni della Croce. Non abbiamo forse salutato figure muliebri che in grandezza d’animo sembrano gareggiare con Caterina da Siena. Teresa, Elisabetta di Turingia, Francesca di Chantal? L’amore e l’estimazione alta del giglio della purezza verginale che gli antichi dottori della Chiesa esaltano così entusiasticamente, pel quale schiere di martiri diedero la vita giovinetta e Luigi di Ge, zaga rinunciò alla corona principesca ed a tutte le gioie delle grandezze di questo mondo, sono forse scomparis?... E meno che mai s’è estinta nella Chiesa la stirpe dei martiri?. Anche i cristiani del secolo XIX hanno saputo per la propria fede morire da eroi così corre’ i loro antenati nell’arena inzuppata di sangue. E infine, quanto la illumina altresì quel tratto tenerissimo di vera santità che è lo smalto celeste della divozione figliale a. Maria! Vera conoscenza di Cristo ed affatto cordiale a Lui non possono appunto che inspirare venerazione fiduciosa nella santa sua Madre. In magnifica rassegna sóno sfilati innanzi a noi i Santi del secolo XIX.— Stella a stella differt claritale (I Cor. 15. 41) — stelle di luce e fulgore svariatissimi, tutte individualità umane vere illustr’ate e maturate alla scuola di Cristo. La santità non ha distrutto la specialità del loro carattere, chè anzi l’ha svolta ancor più splendidamente. Quando il seme è mortificato, reca molti frutti» (Giov. 12.25). Ma dalla loro diversità irraggia incomparabilmente bella la grande eterna unità: Gesù ’Cristo, l’esemplare primo e la fonte della lor sant:tà. La lor figura complessiva ci mostra il Figlio di Dio così com’egli nella sua Ch;esa continuamente’ si manifesta e continuamente vive. Epperò a buona ragione il Concilio vaticano in dica al mondo la straordinaria santità della Chiesa come un segno sicuro che Cristo in lei vive ed opera. I Santi della Chiesa sono gioielli che solo possono trovarsi nel monile della vera Sposa di Cristo». Riceverà il libro del Kempf veste italiana? Ne esprimiamo l’augurio cordiale. G. B. MONDADA.

Il tipo perfetto del giovalle apologista Non accade molto spesso di incontrare tra le file dei nostri giovani un perfetto apologista della religione. Le difficoltà di questo compito, che esige, da una parte la conoscenza profonda della storia e della dottrina ecclesiastica e dall’altra la cognizione degli errori e della tattica degli avversari, ed inoltre suppone in chi vi si dedica un’acutezza di mente atta a scoPrire ’rapidamente le insidie e le fallacie del sofisma, ed una lequela pronta e capace di ribatterle vittoriosamente, fanno sì che la perfezione in quiésto arringo sia ordinariamente raggiunta piuttosto nella età matura,•che non «nel dolce tempo della prima etad e. E Tuttavia vi sono talvolta delle nature privilegiate, alle quali il cielo largisce in tanta copia quei doni di cui deve essere adorno l’apologista, che, fin dalla gioventù, raggiungono in questa altrettanto difficile che nobile palestra,.se non l’ultima perfezione, almeno un’altissima eccellenza. Uno di questi meravigliosi tipi giovanili di apologista cristiano fu senza dubbio Federico Ozanam, la cui simpatica é• radiosa figura è stata in questo anno che ora volge al tramonto richiamata all’attenzione del mondo cattolico dalla prima ricorrenza centenaria della sua nascita. Egli fu, si può dire, un apologista nato. Appena sedicenne ardisce già prendere pubblicamente le difese della sua fede oltraggiata da compagni, anche a lui superiori di età e di studi, e li riduce al silenzio, imponendo il rispetto. Ciò. egli fece più volte e nello studio dell’avvocato Coulet, ove era impiegato e nella scuola d’i disegno. Non bastandogli però usare per la difesa della sua fede la spada della lingua, non tardò ad aggiungervi l’arma sottile, ma pur sì efficace della penna, che anche in quella freséa età, grazie ai suoi precoci e profondi studi letterari, sapeva maneggiare a meraviglia. Esordì la sua carfiera di pubblicista scrivendo articoli sull"Abeille„ una piccola rivista cattolica, che si pubblicava allora a Lione, e, poco dopo, quando toccava appena diciotto anni, scese fieramente in campo contro la sétta ateo-comunistica dei Sansimoniani, che era allora assai in voga, specialmente tra là gioventù studiosa. I suoi articoli ed un suo opuscolo contro quel sistema gli meritarono le congratu