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IL BUON CUORE • orrore del vuoto, ma sino però alla precisa altezza oltre alla quale non giungeva la colonnà l’acqua nei giardini del Granduca. Cotesta spiegazióné, però, che aveva tutta l’aria di una risposta data tanto per non rimanere a bocca aperta, non convinse nessuno; e Galileo stesso meno che meno. Arrovellandosi il cervello intorno al problema, invece, uno dei suoi migliori allievi, il Torricelli,. doveva poi quasi subito trovarne la soluzione. Nel 1643, ’infatti, questo illustre eseguiva le famose esperienze con la colonnina di mercurio; e spiegava che la ragione per la quale il getto d’acqua non si elevava nei giardini del palazzo granducale oltre a una determinata altezza, era il peso dell’aria. Anche Descartes aveva fatto degli studi su l’argomento, ed era pervenuto a deduzioni molto simili a quelli del Torricelli. Pascal, nello straordinario’ acume della sua mente, e nel suo temperamento, che, come abbiam veduto, fin da giovinetto lo aveva portato verso lo studio delle scienze esatte, non poteva naturalmente rimanere estraneo a questo dibattito. Anch’egli, che, come.tutti gli altri, aveva accettata la nota massima secondo la quale la natura avrebbe avuto orrore del vuoto, la I-inneg a; ripete le esperienze del Torricelli; misura le differenti altezze della colonnina di mercurio; dimostra che esse sono proporzionali a quelle della massa d’aria che gravita su quest’ultimo; conferma, implicitamente, la teoria. dell’a pesantezza dell’aria. Fu così ch’egli scrisse i due trattati De l’équilibre des liqueurs e De la pesanteur de la masse de l’all’; nei quali dimostra come tutti gli effetti attribuiti sin’allora a quel-tal-preteso orrore-della natura, derivino semplicemente dal peso e dalla pressione dell’aria. E, venuto a questa conclusione, Pascal pensa che l’altezza della colonnina di mercurio debba essere un indice dello stato dell’atmosfera; e deduce che cdtesta conoscenza possa tornar utile per rappresentarci la condizione attuale del tempo e quella che immediatamente seguirà, o pure la diversa quota del livello del suolo. II barometro, insomma. tale è Pascal, come fisico. E se noi pensiamo alla sublime prosa dei Pensées o delle Lettres provinciales, non possiamo che rimanere storditi d’innanzi alla vastità di questa mente, che teneva in conto di semplici trastulli i problemi più ardui della scienza, e che solo S i appagava e si riempiva tutta quando giungeva a guardare oltre la soglia dell’eterno nostro mistero. ’is

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La protezione degli Italiani all’Estero L’emigrazione generale italiana sale ormai a circa 550.000 persone all’anno, delle quali 120.000 sono donne e 35.000 di esse non raggiungono 15 anni di età. Essa si dirige parte nel continente, distribuenri cni particolarmente nella Svizzera, nella Germania,

nella Francia, e parte (la maggior parte, anzi) oltre l’Oceano, principalmente nell’Argentina, nel Brasile e negli Stati Unici. Le ragazze emigrano non di rado con le famiglie — caso frequente, questo, per l’America — ma spesso, specialmente nell’emigrazione commentale, vanno fuori di patria, sole. Perchè emigrino è presto detto. Spesso è il bisogno di aiutare la famiglia o di mettere da parte qualcosa per la dote: non di rado è il desiderio di vedere paesi nuovi e nuova gente, talvolta, quello meno lodevole di essere liberei lontane dalla vigilanza dei genitori, e di poter fare vita allegra e spensierata. Non tutte sanno quello che attenderà fuori di patria; è anzi caratteristica dell’emigrante italiano il poco pensiero della vita nuova a Cui va incontro e la serenità, qualche volta incosciente, con cui affronta un passo così grave. In generale le nostre ragazze emigranti vanno a lavorare nelle fabbriche; ma qualche volta, come in alcune località della Svizzera e della Francia, fanno le cameriere di caffè o di bar, o, come nell’America, si dànno a favori agricoli o semi-agricoli nelle cascine o nelle canneries, oppure stanno a casa per dedicarsi ad un gravoso lavoro a domicilio, o aiutano la madre a tenere in casa operai pensionanti, facendo quello che con parola speciale si chiama bordo, cioè trasformando la casa in una vera locanda dove si agglomerano, in poche e mal tenute stanze, un numero inverosimile di operai a pensione. Alcune, in scarso numero, fanno le domestiche; ma non è la professione che esse preferiscono, nè sono per quella ricercate. Nella vita che fanno le nostre ragazze in questa emigrazione due cose, principalmente, còlpiscono. Una è che non di rado esse sono sottoposte ad un vero sfruttamento, perchè si chiede loro un lavoro eccessivo e sfibrante, non equamente retribuito, caso più frequente nell’America che nel continente; l’altra è il pericolo morale che esse corrono e che miete spaventevolmente vittime, sia per il modo stesso di lavoro il quale obbliga le ragazze a cattivi contatti, in certe fabbriche, nei caffè, nella vita bassissima del bordo, sia per la loro stessa leggerezza per la quale, libere dal lavoro, si dànno in braccio al divertimento, alle avventure, all’amore, sia anche per l’inganno di tristi, giacché è accertato che si fanno emigrare ragazze a puro scopo di corruzione, per essere di lucro per sozzi trafficanti. Questi due fatti, specialmente il secondo, interessano profondamente l’Opera che si intitola dalla Portezione della giovine. Delle ragazze italiane, come tutti gli emigranti italiani in generale, si può dire che sono volenterose ed attente al lavoro, resistenti anche al lavoro giornaliero prolungato, intelligenti e svelte. a Prendo le’ italiane, mi diceva un grande fabbricante svizzero di cioccolata, perchè il lavoro di una di esse è doppio di quello di una operaia di altra nazione». Quando non si sono ancora guastate sanno risparmiare anche a costo di fare vita modesta e semplice; han