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IL BUON CUORE 351


«In faccia alla rovina» è una esposizione chiara, corredata di dati scientifici scrupolosamente esatti e da una vasta e sicura esperienza personale, di tutta la grande e tanto dibattuta e così vitale questione dell’utilità o dei pericoli che l’uso dell’alcool presenta per la società, questione a cui prendono parte accaniti sostenitori da una parte e dall’altra. Si che non è ormai più possibile per nessuno il disinteressarsene. Il Portaluppi è convinto della perniciosità dell’alcool, che non ha quasi eccezioni, ma questa sua convinzione sostiene e difende, non coi mezzi violenti e ciecamente assoluti coi quali troppo sovente si combattono questa ed altre battaglie in favore di tante buone cause, che, naturalmente, trovano così nei loro partigiani, invece che un appoggio, un pericolo, Sibbene con una serena esposizione di fatti innegabili e con quello spirito di giustizia e di imparzialità indispensabili ad attirare alla causa anche le simpatie degli avversari. Il libro è specialmente rivolto ai giovani, poiché è dalla gioventù, come dalla parte più attiva della società presente, da cui dipende la società avvenire, che si aspetta il maggiore e più efficace contributo ad ogni opera di redenzione e di miglioramento; da essa che deve venire il sano e forte impulso a superare tanti ostacoli che è vano negare, e a vincere i quali si richiede tutto lo slancio e l’ardore di lotta che sono appunto la simpatica caratteristica della gioventù. Questi ostacoli, il Portaluppi infatti non nega sono: l’abitudine secolare che fa alla maggior parte della umanità considerare l’alcool come indispensabile, non solo al soddisfacimento di un piacere fisico, ma al benessere e alla salute, l’indifferenza di moltissimi ancora a tutto ciò che non è di immediato vantaggio personale, e, ostacolo forse più grave di tutti, il ridicolo con cui si copre, da questi indifferenti, chi vedendo il male nella sua realtà, si affanna a combatterlo, invece di starsene come essi fanno, in un’attitudine di supino disinteresse certamente più comoda e meno pericolosa. Ma per i forti gli ostacoli non sono che incitamento alla lotta ed è appunto ai forti e ai volenti, ai moralmente sani, che l’autore rivolge il consiglio illuminato e la richiesta del loro valido aiuto. Il libro, per maggior chiarezza di esposizione, t: diviso in tre parti: nella prima sono esaminati gli effetti immediati dell’alcool e la sua azione paralizzante sullo stomaco, sul cervello, sul sistema nervoso, poi le conseguenze a scadenza più lontana che l’abuso dell’alcool produce, tutta la lunga dolorosa serie di mali di cui soffrono i bevitori e di quelli che essi lasciano in triste eredità ai loro figli, dalla fine terribile che aspetta chi ha trasceso nell’uso del lento, insidioso veleno, sotto forma del delirium, alla

epilessia e alla pazzia ereditaria, alla mortalità infantile sempre crescente, al numero pure crescente di delitti originati dall’alcool. La seconda parte del volume s’inizia colla domanda: Come fare? E l’autore risponde incitando alla ricerca di mezzi sempre più efficaci. E’ necessario sopratutto, dice, «dare degli esempi solenni, parlare, quando ci occorra, con semplice vigoria di convinzione. Discutiamo pure, ragioniamo con chi si mostra curioso di rendersi conto della nostra.causa. Molti non ne hanno sentito mai parlare con convinzione; una parola che illumini può divenire motivo di rendenzione anche spirituale, sempre in ogni caso spinge a riflettere e scuote un animo indolente». Passa poi a considerare i benefici che già si possono ottenere col parco uso del bere e in seguito quelli anche maggiori dell’astinenza assoluta maggior resistenza alla fatica, maggior benessere di tutto l’organismo, longevità accresciuta e infine, in rapporto a quella parte importante della società, rappresentata dal ceto operaio, una vera riscossa economico. Nell’ultima parte finalmente l’autore insistè sulla maggior facilità di vittoria che viene in questa lotta, non dall’uso moderato, ma dalla completa astinenza dalle bevande alcooliche, asserzione questa basata sull’esperienza, la quale costringe a riconoscere il valore di ogni propaganda risiedere sopratutto nell’esempio di chi se ne fa una missione e sulla conoscenza della volontà umana, difficilmente tanto forte da sapersi opporre all’impero dei sensi, dopo averli fino a certo punto assecondati. Oltre che più efficace come esempio, la completa astinenza è, nel maggior numero dei casi, più facile ad ottenere che non la sobrietà, tanto più che il punto in cui questa cessa di esser tale è impossibile a stabilirsi. L’autore però non si preoccupa soltanto del vantaggio incalcolabile dell’assoluta astensione, del punto di vista puramente igienico, ma, come è naturali pìù ancora dei suoi effetti morali è sociali; fa osservare come, da questo semplice atto di rinunzia, da questo dominio della ragione sui sensi, nascano frutti di virtù insperati, elasticità di spirito e serenità di mente, che l’ebrezza dell’alcool, sia pure preso in piccolissime dosi, rende troppo spesso difficili e qualche volta impossibili. Da tutto l’insieme del libro, come dalle sue sin gole parti, viene al lettore comunicata la fede viva: e operante di chi l’ha scritto e un desiderio di cooperazione ideale che riempie l’animó di nuove enci gie e rinsalda quelle che già si avevano in comune con lui. (Da «Voci Amiche»). ANGIOLINA MARTORELLI.