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300 IL BUON CUORE


IL CONCETTO DELLA VITA

L’assoluzione degli autori del trattato pratico di neomal thusianismo a cui fu fatto recentemente il processo a Torino e la pubblicazione della Rivista di educazione sessuale incominciata dopo quell’assoluzione, hanno eccitato gli spiriti battaglieri dei fautori del neomalthusianismo in Italia. E due di loro, in un articolo pubblicato sull’Avanti del 2 luglio e riprodotto poi nel N. 3 dell’Educazione sessuale, se la prendono col Marchese Crispolti e un po’ anche con me, quali rappresentanti dell’idea oscurantista-clericale nell’opposizione, che si va affermando in Italia, al concetto ed alla pratica del neomalthusianismo. Sorvolo sulla questione dell’oscurantismo, giacchè mi pare che quando i neomalthusianisti ci conducono su quel terreno lo facciano per aver agio di tirar fuori dei paroloni altisonanti, che fanno effetto sulle masse senza avere nessuna consistenza. Dico soltanto che se vi hanno istituzioni e persone che pensano ed agiscono oggi, in qualche argomento, come nel medioevo troppo calunniato, vuol dire soltanto che vi sono idee e principii che sanno resistere ai secoli, nonostante la guerra che in ogni tempo (non siete voi i primi, o neomalthusianisti, a voler portare una idea creduta più alta nel concetto del matrimonio) vien mossa a quei principii: ed è quindi da domandarsi se questi principii che resistono ai secoli non sono forse saldamente fondati, e se le istituzioni o le persone che sostengono quei principii, nonostante le guerre che contro di loro si scatenano, non abbiano, per caso, ragione! Ma lasciamo queste considerazioni, e veniamo al sodo della questione: e stabiliamo bene (perché ognuno si orienti) in che cosa consista il dissidio che separa i neomalthusianisti dai seguaci della dottrina ché chiamerò cristiana, sebbene — si sappia! — gli avversari del neomalthusianismo non si trovino dav vero soltanto nelle file dei cosidetti clericali. A noi avversari del neomalthusianismo, si fa rimprovero di obbedire ciecamente al divino crescite et multiplicamini. Ora, premesso che obbedire ad ogni precetto divino è senza dubbio dovere imprescindibile ed è dovere il cui adempimento dà al credente una gioia ed una soddisfazione che nessuno degli increduli intenderà mai, diciamo che soltanto chi è nella mala fede o nell’ignoranza può far mostra di ritenere che quel precetto significhi generare a qualunque costo ed illimitatamente, colla stessa indifferenza colla quale un bruto sfoga le sue voglie ed i suoi istinti o colla quale il Gran Sultano va coltivando i suoi sensuali amori nell’harem. Lo prova il fatto che la monogamia è la base della famiglia cristiana, ed il celibato vero ed onesto si accompagna di frequente alle imprese più grandi della civiltà cristiana: lo prova il fatto che la legge cristiana: probisce ogni relazione sessuale fuori del matrimonio, e quindi combatte quella figliazione illegitti ma la quale crea davvero spostati e sventurati, e che è invece conseguenza naturale della professione di una morale sessuale diversa da quella che discende dal principio cristiano: lo prova il fatto che le persone educate a questo principio (voi queste cose- non le sapete, e non potete saperle, e dovete aver pazienza che ve le diciamo noi che professiamo questo prin. cipio) sanno imporsi moderazione ed astensioni capaci di salvaguardare la salute della donna ed il benessere dei figliuoli avvenire, e lo fanno con generosità d’animo e senza trovare per questo che la vita sia cosa insopportabile. I seguaci del principio cristiano non temono, no, ed anzi desiderano la famiglia numerosa, i neomalthusianisti la vogliono invece ristretta a pochi rampolli, e meglio ad uno solo o magari nessuno, perchè è del tutto diverso il concetto che gli uni e gli altri hanno della vita; e ciò tanto dal punto di vista della qualità dei figli che nascono, quanto da quello della maggiore o minore difficoltà di crescerli, mantenerli ed educarli. Quanto alla qualità non so davvero come sia sostenibile l’idea che col minor numero di figli si possano avere, diciamo così, migliori campioni della razza umana, fondandosi su una serie di calcoli che divengono indecorosi se ne fa esulare l’amore, e che divengono vani ed insufficienti se all’amore si rende il suo posto: e l’esperienza è là per dimostrare non essere vero che nascano più facilmente sani e belli i figli di chi se ne procura un piccolo numero. Quante, invero, famiglie numerose vi sono composte.. di figli tutti forti e robusti, e quanti invece figli unici con tutte le stigmate della degenerazione fisica e morale! Vi sono, è vero, specialmente nel popolo, famiglie numerose di figliuoli che sono segnati della tabe del rachitismo o della delinquenza; ma di questo non imputiamo la colpa al crescite, giacchè si tratfa di persone le quali il principio cristiano hanno applicato solo in parte, mentre la morale cristiana, ben più completa nella sua semplicità, accanto a quel precetto (il solo che i nostri avversari citano, con poca precisione) ne ha molti altri i quali prescrivono di non darsi al vino, al piacere, alla lussuria, di dominare le proprie passioni, di non far niente, anche di lecito, che procuri il male altrui, tutte cose che scordò chi nel matrimonio mise al mondo una turba di figliuoli rachitici o deficienti, e che quindi noi non accettiamo come campione dell’applicazione razionale ed onesta del crescite et multiplicamini. E del resto anche questi disgraziati frutti di matrimonio di gente non abbastanza educata sono dai neomalthusianisti troppo disprezzati e tenuti in basso conto: giacchè ogni essere anche deforme e debole può trovare nella vita la sua alta destinazione e venire indirizzato a qualcosa di utile, di nobile e di alto, cose queste che non sono intese dai neomalthusianisti, i quali si meravigliano senza dubbio nell’udire che un povero deficiente possa, sia pure indirettamente e stimolando la virtù altrui, essere