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IL BUON CUORE 299


Pensieri.

Nell’inizio del capo XXI di S. Matteo si legge dell’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme. Attorno a lui un popolo che delira in un, entusiasmo sentitissimo; più in là l’odio degli scribi e farisei; che s’aumenta ancor di più innanzi al grido festoso innocente dei fanciulli, che venivano cantando l’osanna a lui. Poco prima aveva cacciato dal tempio i mercatanti che rendevano la casa di Dio una spelonca di ladroni, ed in seguito si era ritirato in Betania per un riposo di due giorni. Di mattina — dice il Vangelo --- ritornando in città ebbe a sentire fame, e fu per soddisfare a questa necessità che, si imbattè nella disgraziata ficaia che maledice e muore: trae poi da questo fatto i preziosi insegnamenti, che sono più sopra riportati. L’aver l’evangelista così coordinato questi fatti od episodi della vita del salvatore non mi pare senza una ragione, tanto più poi se di questo capo ne leggiamo il seguito; dove risulta -- a luce meridiana — il pensiero di Cristo, essere la fede una forza operatoria,- pratica, non un solo formalismo esteriore. Già respinsi l’accusa di pragmatista impenitente; quìparmi troppo chiaro ed evidente il pensiero di Gesù da dover sentir paura nel ripetermi e ripetere le cose già altre volte recitate in queste lezioni evangeliche. Quale spettacolo di fede non avremmo ammirato noi in questo popolo, che s’accalca, si pigia e guida la sua adorazione al figlio di Davide? Come avremmo piacere nel congratularci con Gesù di tanta testimonianza di fede e di affetto!... come saremmo stati soddisfatti!... come l’avremmo registrato a caratteri d’oro il plauso innocente dei fanciulli, delle vergini d’Israele.... come ci saremmo dichiarati soddisfatti d’aver avuto il tempio e la casa di Dio pulito dai mali, dai mercanti, dagli af faristi! Non era questa l’ora del trionfo di Gesù? Cosa voleva di più? Non doveva — allora — approfittarsi del momento’ della réclame, dell’auge popolare per il suo trionfo? Bruscamente l’Evangelio nota che si nasconde per due giorni nell’oscura ed ignota Betania, da cui parte di mattina per Gerusalemme con.... fame, desiderio ardente, irresistibile, meglio necessità, bisogno assoluto di tutt’altro che lodi, applausi, ma desiderio, bisogno di quello che in croce morente gli gridava il «sitio» sete d’anime, sete di bene, sete di salvati. Ecco la fame, la sete di Cristo: l’impellente bi’ sogno della sua anima, del suo cuore, ecco l’azione della sua fede, l’azione efficace della vera fede, della religione. Non disprezza — la difende anzi davanti ai farisei — il plauso delle folle, il culto esterno, ma vuole assai più in là, vuole del pratico, del reale, del duraturo.

Fra chi applaude, festeggia e non si sacrifica, e chi lavora, abnega la propria volontà, agita il prossimo, attende alla propria salute, Gesù sta coi secondi e respinge i priíni che colpisce come ipocrisia. Non fate le meraviglie. Nel medesimo capo di S. Matteo, dopo un’eloquente ’parabola conclude che a quel modo «molti pubblicani e meretrici (s’intende penitenti) ci precederanno nel regno di Dio. • *

Gesù sente il bisogno di cibo, ed abbiamo visto in quale senso debba prendersi, per quanto possa anche materialmente aver provato egli pure tale bisogno, Il folto ed il denso delle fronde della ficaia lo lusingano di trovarvi dei frutti dolcisimi, sgraziatamente non se ne trova: la maledice non per sentimento egoistico, la maledice nella sterilità sua, mentre una vegetazione lussuosa, quasi insulta.... Sonvì — non rari esempi — di collettività, popoli d’una religiosità bene espressa nel lusso delle frondi della ficaja. La forma vi è coltivatissima; purchè ci sia festa, ci sia movimento, ci sia... commercio si utilizza tutto: non mancherà mai un buon corpo musicale, non la processione dove tutto si sfoggia, tranne il senso reale... religioso. A questi popoli, a queste feste chiedete un’utile: chiedete una morale seria, opere serie, sacrifici di passioni, di interessi talvolta turpi... fate che Gesù chieda un solo frutto sano, degno di sua fama,. oh! Gesù la dovrebbe ripetere la maledizione colla tristissima conseguenza della morte religiosa. Esempio: la primogenita della Chiesa, che aveva scritto nel suo programma il fatidico motto: «Dio opera per la Francia» or dalla Chiesa ha fatto pubblico divorzio. Non così accade anche di qualche... anima? • •

Studiamo la ragione di tale triste fenomeno. L’Evangelista-pone la ficaja lungo la via. La cosa non è speciale, no, è specialissimo l’aver notato la posizione l’Evangelista così solitamente parco negli episodi e nelle note illustrative. Lungo la via! Anime amiche, non è religione seria far pompa, jattanza, ostentazione della vostra fede. Questa ama il ritiro, il nascosto, l’umile: lungo la via si raccoglie polvere, sassi, ingiurie, insulti... nell’azione troppo aperta, troppo esposta nel mondo,, nella posa religiosa, no! è troppo difficile raccoglier’quei frutti seri, veri, buoni che nascono e maturano nella oscurità, o meglio nel silenzio operoso dello. spirito, della nostra chiesa. Occorre talvolta agitarci. Innanzi al nemico che grida vittoria nel crederci polverizzati, sarà opportuno talvolta numerare sotto le bandiere della Chiesa i figli devoti, ma ciò è eccezione, è bisogno qualche volta, non può essere quel campo ad azione tranquillo dove ci si incontra con Dio, ove biondeggiano ’e messi dello spirito. R. B.