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IL BUON CUORE 173


mente gli giungeva avviso dall’ufficio elettorale milanese della non inscrizione nel suo elenco per constatata inscrizione del suo nome nel Collegio di Lecco. Che fare? Non era, come non è elettore politico precisamente come un interdetto o un infelice fuori della legge. Ma perchè quella onorevole Commissione comense, anzichè informarsi allo spirito largo e liberale della nuova legge, promulgata per allargare e facilitare il compito del voto, anzichè cancellare a priori il suo nome, non ha pensato di rivolgere al Comune di Milano una semplice domanda con uno delle migliaia di stampati a sua disposizione? Gli si presentava però una via aperta, e in quella si slanciò come Renzo nelle sue più difficili congiunture: un ricorso alla R. Corte d’Appello di Milano. Non temporeggiò. In ventiquattr’ore, dopo quattro visite agli uffici elettorali ed a quelli delle domande e dei rilasci di certificati, potè avere da impiegati compiàcenti il documento comprovante la sua non inscrizione nell’elenco di Milano, e, sicuro della vittoria, affidò subito alle buone mani di un Consigliere della Corte d’Appello il suo ricorso documentato e in duplo come la legge prescrive. Dopo alcuni giorni, ecco capitargli a casa una busta gialla, contenente tutto il suo incartamento, coll’aggiunta di un decreto d’una linea, che fissava la discussione della sua causa per il giusto mezzodì del 2 maggio. Ma intanto, che cosa doveva egli lare? Comparire? Non comparire? Rinunciare per la sua pace e per i suoi impegni ai sacrosanti doveri elettorali? Si recò al Municipio ed alla R. Corte per Consiglio, e — apriti cielo! — 7 seppe che avrebbe dovuto, per mezzo di un ufficiale giudiziario, intimare tutto il suo incartamento al Presidente della Commissione elettorale di Como e ritirare poi le prove ufficiali dell’avvenuta notificazione; e tutto questo entro cinque giorni dalla data deI decreto, mentre due erano già spirati! Non rinunciò alla via Crucis, e alle spese inerenti; se ne andò a Como raccomandandosi a un notaio amico, il quale lo mise nelle mani di un avvocato praticissimo; tanto è vero che egli riuscì a ripresentare il suo ricorso alla R. Corte prima che spirasse il quinto giorno fatale. La R. Corte è solennemente insediata, e viene la volta del nostro.... elettore. Questi si sente sicuro dell’esito,,ma, a buoni conti, approfitta della parola concessagli; la sua posizione gli sembra semplicissima: rimane elettore a Lecco come un Renzo qualunque; il dubbio sollevato dalla. Commissione di Como è eliminato da un documento inoppugnabile, dunque... Povero Renio Tramaglino! Il Consigliere relàtore della causa scopre che il suo ricorso sarebbe, al primo incontro, presentato in ritardo di alcuni giorni, stando alla lettera della legge, quindi... — Ma no! -- egli grida esasperato — io ho fatto

tutto in 24 ore dalla’ notificazione; quattro visite agli uffici, ritiro di documenti, redazione e presentazione-del ricorso in duplo, poi la corsa a Como e via dicendo! La’ parola è al Pubblico Ministero, e questa piomba come una mazzata sulla testa del povero elettore in sudore da molti giorni; si ritiene irrecivibile il suo ricorso, mentre poco prima aveva udito parole benevoli intorno al ricorso di un elettore che aveva subito una condanna. E tutto questo non è successo ad un elettore analfabeta, bensì ad un elettore che ha pubblicato qualche volume e da trent’anni scrive in giornali accreditati. Pertanto, come esimersi dal chiedere che cosa succederà nel Collegio di Lecco, del vero Renzo Tramaglino, e di Tonio e Gervaso? Ed ora, il nostro elettore si chiede: — Sono tale o non lo sono? -- E va sfogliando una margherita, ripetendo la domanda... Ma ad occhi chiusi ritiene che non lo sarà,. perchè se anche ricorresse in Cassazione, certo avrebbe il responso ad elezioni compiute. Caro Direttore, questo infelice è il Suo af f.mo Angelo Maria Cornelio. Siamo in grado di aggiungere la lieta fine di questa

odissea elettorale: la R. Corte d’Appello, ritornando in propria seduta sul caso interessante, ha dato finalmente ragione al nostro amico A. M. Cornelio. Ma ci domandiamo come avranno fatto e come faranno in simili frangenti centinaia e migliaia di elettori analfabeti!

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  • Per la mia povera chiesa,

se vi piace. Del Padre Appolonio, Missionario Cappuccino dell’Eritrea. Molto spesso voi leggete nell’a Eco dell’Africa» (abbonamento annuo L. 1.5o, ROMA, via dell’Olmata, i6), delle lettere come la mia, e forse direte: a Oh! anche costui è un mendicante... ma noi nonpossiamo arrivare -dappertutto!». E’ vero! ma il Missionario ha ricevuto da Dio una confidenza illimitata, una fede inestinguibile senza mai scoraggiarsi, povero mendicante, egli, senza vergogna e rossore, va sempre stendendo la mano. Oh, ma questo non già per lui! povero per sè stesso, egli vive poveramente e muore ancor più povero; egli si accontenta di una topaia, ma piange,vedendo il buon Dio in una stalla. La mia chiesa però non è una stalla: sentite la storia: Adi Caieh fu sempre una posizione strategica di prima importanza... su di un versante, ad oriente,