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IL BUON CUORE 171


tri. Sappiamo così bene colpire l’altrui debolezze, mentre una pietà celestiale sa scusare i nostri vizi, le nostre prepotenze. Innanzi a Dio — presso del quale non v’ha preferenza alcuna — costoro si creano e s’organizzano in una casta di privilegiati... La pietà, la religione, etc., non li obbliga a farsi migliori ed in una maggior perfezione di bontà non li obbliga a compatire e tollerare e pazientare, ma si credono esseri fatti così, e così da Dio stabiliti da essere degni d’onore, gloria, benedizioni dai fratelli, che riguardano — come suprema degnazione — felici e fortunati di sedere loro allato ed essere figli di Dio ma in misura diversa... Oh! l’orrenda ipocrisia! oh! la ripugnanza! oh! l’orrore se ciò s’ammanta di pietà, di religione, mentre questa non copre che egoismo e raffinata superbia.

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E questo è strano, anzi- così strano che più là si verifica dove meno dovrebbe essere. Se vi trovate in compagnie di mondani v’accade d’udire voci di pietà, di filantropia, voci di scuse per chi erra e travia. Mettetevi in una sala, in una comitiva dove si onori la religione, dove si coltiva la pietà. Come va che là maggiormente si fa critica, si usano forme aspre, giudizi severi, e dure condanne? Perchè questo? Una spiegazione si dà col facile passaggio dall’odio al peccatore al soggetto che lo compie, il peccatore e — non sempre attendendo ad una doverosa distinzione — facilmente confondiamo tutto in un giudizio severo. Ma ciò non toglie il caso pur sempre triste di persone use alla chiesa, dedite alla pietà, frequenti ai Sacramenti, che con un assai cattivo vezzo tutto criticano, tutto osservano anche di minimo nei confratelli di religione, e tutto diagnosticano con una malignità e minuziosità di analisi che guai, guai a noi se Dio avesse ad applicare rigorosamente quelle parole: quella misura che avrete usata per gli altri, sarà la misura stessa che io userò nel giudicare voi. B. R.,

L’Istituzione d’una colta signora

Abbiamo avuto occasione d’accennare altre volte alle geniali iniziative con cui quella ben nota cultrice delle arti che è Agnese Mylius, volle segnalarsi anche in altri campi dell’intelligenza, allo scopo di onorare la memoria della sua compianta madre, già altamente benemerita della coltura e della beneficenza milanese. Oggi poi l’accresciuto numero e la provata utilità di tali iniziative, il cui intendimento è di promuovere nuovi studi ed applicazioni scientifiche a vantaggio delle classi rurali e lavoratrici, ci sembrano degni di più ragguagliata notizia. Anche

pel fatto, che se è uno dei più bei vanti del nostro tempo il fiorire di tante opere intese a riparare ai danni derivanti dalla natura impoverita delle sue energie e dei suoi prodotti, non minor plauso ci sembra dovuto alle ricerche e ai tentativi miranti a ricavare un maggior numero di beni dall’aumento delle sue ricchezze. Tale si è appunto lo scopo delle varie Istituzioni in memoria di Eugenia Mylius Schmutziger, fondate dalla figlia di lei, tra le quali primeggiano • il Premio per incoraggiamento alla stagnicoltura, affine di promuovere in date regioni, dove le acque lo consentbno, il prodotto dei pesci mangerecci; il Concorso per la produzione degli ortaggi destinati al consumo delle famiglie affidato alla nostra Cattedra ambulante d’agricoltura, del quale già furono fatti conoscere i buoni risultati ottenuti a vantaggio delle famiglie coloniche; l’importante Concorro per la protezione dei nidi, destinato a tutelare nelle nostre campagne il tanto necessario incremento dell’avifauna; il Concorso per lo studio delle regioni alpine, ossia per invogliare gli studiosi a nuove ricerche dei depositi metalliferi in date zone alpestri. E poi ancora a vantaggio di queste, un Concorso per la coltivazione dei garofani, mediante la quale si sa come certi paesi, ad esempio l’Engadina, abbiano saputo procurarsi una non trascurabile fonte di commercio. Così pure la coltivazione delle erbe odorifere (mentre si lamenta oggi la quasi totale scomparsa di alcune specie) fa parte, con premii, di queste utilissime gare. Alle somme in denaro, stabilite pei vincitori dei concorsi, si aggiungono delle superbe medaglie di argento e di bronzo fatte coniare appositamente dalla fondatrice, e ch’essa stessa, squisita artista, volle cesellare con eleganti disegni simbolici di propria invenzione. Non crediamo ancora completo il quadro delle fondazioni dovute al generoso spirito d’iniziativa personale di Agnese Mylius; senza dire d’altri suoi titoli di benemerenza in ordine alla coltura, come l’istituzione del ciclo di Letture Eugenia Mylius, che ridonda a special decoro dell’Atene e Roma. Ma quanto si è detto basta ad illustrare il di lei nobile intendimento d’incoraggiare gli studi per nuovi ed utili scopi pratici, che onora la sua mente non meno del suo cuore solo bramoso di rendere omaggio all’indimenticabile nome ed ai preclari meriti materni.

NOZZE DI DTAMANTE

21 maggio 1853 - 21 maggio 1913 Nella casa di Nazareth splendidamente addobbata, si svolse una di quelle care intime feste, che lasciano nel cuore — pronto e consapevole a sentirla — un’impressione di santa letizia: Vi sono giorni