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150 | IL BUON CUORE |
e lunghe meditazioni. Ciò opera pur oggi molte, il massimo delle verità religiose che il popolo senza indugi, senza preparazione, con una convinzione che sfida la morte, ritiene e fa oggetto di fede e scienza, sono imperiose, dure, impossibili ad intelletti colti, a mente d’altronde superba. Come va la cosa? La conoscenza delle cose divine, il problema dell’al di là, se non ripudia il libro, si risolve assai più facile nell’intima comunione con lo spirito di Dio: ciò che Dio nascose ai sapienti, egli rivelò ai pargoli: vicini al centro la luce è più forte, più vivida: la verità ci arriva intera non attraverso l’ombre, non attraverso il pregiudizio. Così pure si svolge l’opera della santificazione. Simboleggiata dalle lingue di fuoco, rimane pur sempre il simbolo di quel fuoco di cui si infiamma il cuore dei cristiani, la carità. Gli Apostoli jeri -- prima della Pentecoste — erano nello stato di grazia: eppure quante imperfezioni, difetti, quanta fiacchezza, instabilità nella loro vita... come erano lontani da quel sublime stato di grazia, per cui — sfidando il mondo -- avrebbero gridato: Siate nostri imitatori!... Disceso lo Spirito, non solo sono santi, ma modello di santità: affrontano il mondo, la morte, sono superiori ad ogni interesse, che non sia l’interesse di Gesù. E gli spauriti d’ieri sono i leoni, sono i giganti, sono i difensori della libertà e della giustizia completa, gridando ai pontefici: Meglio è obbedire a Dio, che agli uomini! Quale mutamento!... niente•di visibile, di tangibile, ma ultima, potente realtà delle operazioni divine.
Una breve conseguenza. Lo Spirito Santo non muta, non consuma; il suo braccio, la sua potenza non soffre diminuzione. Ma oggi? Lo studio delle verità religiose è ridotto ad un oggetto di lusso, di pochi eclettici, fatto con una curiosità che non è la semplice ricerca della parola di Dio: è l’amor della disquisizione sottile, arguta. Pari alla poca coltura, il disamore del bene, la fuga dal sacrificio; la stessa virtù ha perso l’in-eanto che soggiogava i mille generosi: il grido della massa è l’antico: pane e piacere!... Perché? Non abbiamo la risposta nel vangelo d’oggi?
stinto industriale in seta, appassionato agricoltore, carattere adamantino, pio, benefico, fu lavoratore instancabile, e nella numerosa famiglia, tra gli operai, tra i contadini, fu maestro illuminato ed efficace coll’esempio e colla pratica applicazione di sane dottrine e di ben basate esperienze. Era un uomo veramente prezioso, e la sua conversazione riusciva sempre un utile insegnamento in largo campo, tanto che noi dobbiamo affermare di non averlo mai avvicinato in,:ano e di aver avuto dalla sua saggia parola continui ammaestramenti. Erano `ammaestramenti derivanti da un uomo che tutto approfondiva da sè stesso e che sapeva comandare e istruire, perchè aveva saputo prima condurre ogni lavoro dal principio alla fine. Religiosissimo, fu sempre contrario ai politicanti mistificatori, e avrebbe voluto che la religione non fosse sciupata mai dai giornali e dalle lotte di partito. E la sua beneficenza? Fu larga sempre e quasi sempre nascosta. Alla Camera di Commercio in Milano, quale Presidente, e al suo diletto Valmadrera quale Sindaco, il cav. Giuseppe Gavazzi portò i tesori della sua mente e la rettitudine della sua anima nobile, rifuggente da ogni debolezza, da ogni convenzionalismo, mirante sempre ai più elevati obbiettivi. Tenace nelle sue convinzioni. si sarebbe- lasciato spezzare piuttosto che piegare dinanzi all’affarismo o all’opportunismo. Ci sembra ancora di vederlo in un famoso comizio tenuto in Olginate, ove, insofferente d’ogni imposizione, Egli segnalava e stigmatizzava, con citazioni irrefutabili e con frasi incisive, gli errori del Governo di quel tempo nel combattere la fillossera. Lunga e laboriosissima fu la giornata del cavaliere Giuseppe Gavazzi, e grande sarà il premio che Egli conseguirà nella seconda vita, accanto alla sua diletta, indimenticabile Angela. Angelo Maria Cornelio.
LUIGI MEDA
B. R.
Il Cav. GIUSEPPE GAVAZZI
E’ scomparso all’età di quasi 82 anni quest’uomo venerando che impersonava tante belle tradizioni f amigliari e rifulgeva delle più elette virtù di mente e di cuore. Studioso in tutti i rami dello scibile umano, di A 74 anni, preparato sempre all’incontro di Dio, ma specialmente negli ultimi mesi per infermità ribelle ad ogni- cura, è spirato il padre dell’onorevole deputato avv. Filippo Meda. Intelligente, onesto, laborioso, seppe guadagnare col lavoro un’agiata, onorata posizione, ed ebbe la soddisfazione di vedersi crescere intorno una figliolanza esemplare. Luigi Meda fu benemerito specialmente dell’Opera degli Oratori festivi, ai quali dedicò le migliori energie della sua giovinezza e la preziosa esperienza de’ suoi più tardi anni. La di Lui memoria sia benedetta!