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130 IL BUON CUORE


Questa, in breve, la storia del tentativo di instaurazione monastica nel seno della chiesa protestante d’Inghilterra. Ora, com’è naturale e com’era da prevedersi gli anglicani strillano e la stampa ufficiosa se ne fa portavoce. Il «Guardian», per esempio, dichiara che tale conversazione ha avùto luogo «in circostanze che le tolgono Ogni valore e significazione». Tutto si riduce, secondo 15 ufficiosi anglicano, a una picca, per non aver il vescovo Gove permeSso, alla Comunità di seguire la propria strada. Se il vescovo avesse accettato di sanzionare le regole dell’ordine, i benedettini di Caldey sarebbero ancora anglicani. E vi par poco? Non si può risi ondere agevolmente che se il vescovo avesse sanzionato tali norme si sarebbe egli stesso posto fuori della Chiesa d’Inghilterra? Il «Chirch Times» in due separati articoli, accusa i monaci di Caldey di aver troppo precipitato la loro decisione (cosa che lo fa disperare del futuro) e nello stesso tempo condanna la Comunità per essere rimasta oltre un anno «indecisa sul da farsi». Dal che si vede come la coerenza non sia il pregio più fulgido di questi articoli, le cui accuse Si distruggono mutualmente... nella stessa pagina. I passi citati più sopra mi dispensario dal dimostrar di nuovo come la decisione presa dai monaci di Caldy sia stata tutt’altro che — a un colpo di te. sta improvviso n — e dopo quanta vigilia di meditazione e di preghiera essi abbiano aperto gli occhi alla verità, riconoscendo come il proprio ed unico posto confacente a monaci benedettini, in quanto seguaci di un santo cattolico, fedele fino alla morte alla Chiesa, non potesse essere altro che la grande comunità della. Chiesa cattolica. Che dire piuttosto della condotta di quei prelati anglicani che, pur di conservare in seno alla propria Chiesa individui chiama. ti a quella vita monastica contro cui la stessa Chiesa ha così a lungo combattuto «gladio et. igne», non si son peritati di incoraggiare, sistematicamente la credenza che le norme dell’ordine di S. Benedetto potessero trovar posto nella Chiesa d’Inghilterra? Quale più bella dimostrazione di questo ritorno alle fonti pure della vita da parte dei monaci anglicani a riprova che le norme dell’Ordine di S. Benedetto non possono venir osservate debitamente nella lettera, e nello spirito ove pur non si riconoscano e seguano le dottrine della Chiesa Cattolica e l’autorità della Santa Sede? RODOLFO RAMPOLDI.

A compimento di questo articolo, che dobbiamo al Corriere d’Italia, aggiungiamo una notizia con cifre eloquenti constatate dal Figaro, il quale, in un importante studio, esamina la situazione del cattolicesimo in Inghilterra e conclude: al principio del secolo non vi erano che ioo.000 cattolici; oggi ve ne sono 2.300.000.

La distribuzione ed il collocamento al lavoro degli emigranti italiani in America Chi frequenta i ponti di terza classe dei pirosCafi in servizio di emigrazione può farsi un’idea del modo in cui si fa l’avviamento al lavoro dei nostri emigranti. Si può generalmente constatare che buon numero di essi sono diretti ad un luogo determinato perchè vi hanno parenti o conoscenti; di questi la maggior parte va però in base a notizie più o meno vaghe; pochi solamente furono chiamati per un’occupazione determinata. Ve n’è sempre però una discreta proporzione di quelli che non vanno a trovare alcun conoscente in America; si decisero ad imbarcarsi per l’Argentina piuttosto che per gli Stati Uniti del Nord America, viceversa, per racconti uditi, perché colà andò un tale che trovò da farci bene; spesso fu consigliere un rappresentante della Compagnia di navigazione. Pochi di essi si decisero per un luogo piuttosto che per l’altro in seguito ad informazioni di Segretariati od altre istituzioni competenti. Tutti questi vanno più o meno alla ventura, e non è facile che a bordo trovino fra i compagni chi possa prometter loro sicuro aiuto. Vi sono anche quelli che furono altra volta in America; ma non è da credere che essi abbiano grandi vantaggi su chi vi va per la prima volta, tolta un po’ di conoscenza deì sistemi del paese e della lingua. Questa categoria è numerosissima in certe linee ed in certe epoche dell’anno; ad es.: dal novembre al gennaio sulle linee del Sud America specialmente per l’Argentina ove si recano per i raccolti agricoli. Così composta, fornita di viste assai indeterminate, la nostra massa emigratoria sbarca nei paesi di immigrazione. Coloro che sono chiamati da parenti o da amici — ed il cui numero si è venuto accrescendo a mano a mano che i nostri aggruppamenti coloniali si ingrandirono — trovata più o meno facilmente la via per raggiungerli (perchè non son rari coloro che, o per indirizzi errati o scritti in modo inverosimile, non riescono a rintracciarli), ricevono da essi un pezzo di terreno da lavorare, o sono avviati coll’appoggio loro in qualche mestiere, o collocati in fabbriche ed industrie, a seconda dei paesi. Più interessante a studiarsi è il modo in cui si fa la collocazione al lavoro di coloro che non hanno, sbarcando, persona e luogo prefisso cui dirigersi. Questi sono alla mercè di tutti i venti ed hanno bisogno di aiuto e di informazioni. Per compiere questa necessaria funzione di avviamento è sorta dappertutto una vera industria privata di mediazione, dal canto loro i Governi e le istituzioni sia locali, sia dei paesi di emigrazione, presero provvedimenti fondarono patronati ed uffici.