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601 IL BUON CUORE


credere che in pochi anni raggiungerà la ricchezza. Questa è un’illusione; è un errore. Ed è un’illusione credere che venga qui per prosperare sul lavoro già dai suoi antecessori. Venga il giovane, il forte agricoltore, e qui, in questa bella terra resa fertile da’ suoi fratelli italiani, impari prima di tutto. Impari gli usi del paese, il sistema pratico dei lavori, tragga insomma dall’esperienza altrui le norme per la vita sua. E poi abbia il coraggio che altri ebbe e si avventuri in colonie più lontane di recente formazione, e dissodi a sua volta la terra, che indubbiamente gli concederà i suoi tesori.

Alle buone e possiamo dire floride condizioni materiali, corrispondono quelle morali?, Vediamo: I vecchi hanno serbato nel cuore quella sana morale cristiana, che appresa in Patria, non ha cessato mai di informare ogni atto della loro vita. Quanto all’istruzione sono rimasti quali erano. I giovani hanno trovato scuole abbastanza numerose fondate dal governo, da ordini religiosi, dai parroci; e le hanno frequentate, perchè nei loro padri è penetrata l’idea della necessità dell’istruzione. Nelle scuole parocchiali oltre al dare istruzione si cerca di tener vivo nei giovani il sentimento dell’italianità. E neppure c’è da lagnarsi di questi giovani riguardo alla fede, chè anzi la chiesa è frequentata dai più. Da parte loro i parroci fanno ogni sforzo per tener viva la fede nelle anime giovanili. Per venire ad altro sono lieto poter affermare che da parte delle autorità i lavoratori stranieri godono completamente la libertà e il rispetto dovuti a chi lavora. Pari a quelle del Dipartimento Cast llano sono le condizioni di circa metà della Provincia, specialmente verso il centro. Non così è di altre regioni, dove oggi si agita la grave questione del caro degli affitti, perchè là troviamo i grandi proprietari e i piccoli contadini, tutti affittavoli o mezzadri. ’ Ho toccato qui un tema che meriterebbe ampio svolgimento, voglio dire delle scuole. Lo tratterò un’altra volta se all’Italica Gens non giungerà sgradito. MELCHIORRE MAZZUCCHI.

Il Riposo Festivo negli Stati Uniti

Uno dei punti caratteristici della vita americana è la domenica. Chi capitasse in una di queste città nelle prime ore della mattina di una domenica, crederebbe che una armata nemica sia ai confini, e che il popolo sia tutto uscito in armi ad arrestarne il progresso. Rari viandanti camminano silenziosi per

quelle vie, su cui, nei giorni di traffico, circola una folla tumultuosa; trams e treni aerei sfilano veloci e leggeri perchè la merce umana da trasportare scarsa. Un’impressione inesplicabile si aggiunge più tardi, quando la folla dei cittadini, grave e taciturna, si reca alle diverse chiese. Non un negozio aperto, eccetto quelli di alcuni generi alimentari; i giornali si vendono, ma gli strilloni tacciono. Nelle ore pomeridiane la scena cambia. Non più venditori di giornali; i negozi, eccetto i restaurants, son tutti letteralmente chiusi; la folla esce a passeggiare per le ampie strade e per i giardini pubblici. Teatri e luoghi di svago sono aperti solo per ciò che qui chiamano concerti; opere o drammi, nulla. Chi va a teatro di domenica prova un po’ l’impressione di assistere ad una commemorazione funebre. Riposo festivo su tutta la linea è per l’americano, a qualunque religione egli appartenga, o che non ne abbia affatto, una questione di onore. Chi dimorò qui anche solo per poco tempo, ne ha convinzione che non ammette ombra di dubbio. E’ quindi fuori discussione che il sistema legislativo vigente in ordine al lavoro festivo, così minuto nei dettagli e così severamente applicato dappertutto, s’impernia per ciò che riguarda il popolo nell’idea religiosa. Se tali leggi possono sembrar severe a noi latini, usi ormai all’irreligione pratica, esse sono abbastanza larghe in un paese colonizzato originariamente da quacqueri e puritani, per cui è perfino dubbio se sia lecito leggere un giornale la domenica! Che la base, a così dire, morale di una legge riflettente un costume così generale e così scrupolosamente conservato, sia come dicevo, il profondo sentimento religioso del popolo è indiscutibile. Ma quale la base giuridica? Premetto che le Corti sono state sempre unanimi nello stabilire la validità, in massima della legge, sul riposo festivo; una sola decisione in contrario l’ha data, nel 1858, la Corte suprema di California, dichiarando tale legge incostituzionale. Su due principi si sono generalmente fondate le decisioni delle Corti, il principio religioso e quello igienico. Il principio religioso prevalse nelle decisioni date durante quasi tutta la metà del secolo scorso; eccolo, per esempio, sancito nelle decisioni della Corte suprema dell’Arkansas. a Questo connesse, purchè non si opongano ai diritti di coscienza, meritano il più profondo rispetto, e giustamente possono richiedere la protezione del potere legislativo dello Stato o. Intanto, era chiaro che, per quanto profondo e generale fosse il sentimento religioso, esso era giuridicamente insùfficiente a sostenere decisioni di Corti, poichè la costituzione politica del paese non riconosce alcuna religione in modo speciale; e questo fu appunto il principio su cui si basò la decisione della Corte della California, che sopra ho citato. Laonde, non potendosi appoggiare al principio religioso, le Corti son ricorse a quello igienico. Lo Stato, esse hanno deciso, ha potere di far leggi sul riposo festivo, perchè nessuno sia costretto a lavorare sette giorni della settimana, il che