Pagina:Il buon cuore - Anno XII, n. 10 - 8 marzo 1913.pdf/4


IL BUON CUORE


E la nostra convinzione è sempre stata, ed è ancora al presente, che l’opera del Romussi nel giornale Il Secolo, sia stata enormemente perniciosa. In questa disposizione d’animo si può ben credere che impressione favorevole ci facessero alcune parole del suo testamento., Credo in Dio, egli comincia: quanti di quelli del suo partito avrebbero il coraggio di una, professione così esplicita’ di fede in Dio, fatta in modo così spontaneo, reciso, solenne? Che il Romussi non fosse ateo potevamo supporlo: ma in un momento in cui molti ostentano di esserlo, in un momento in cui il nome di Dio’ si vuol proscrivere dai libri e dalla scuola, confessiamo che quella frase così netta: Credo in Dio! ci ha fatto una ben grata impressione. Non sarà il Dio, colla formola precisa e completa del Catechismo, ma è l’affermazione dell’esistenza di Dio, e questa affermazione fondamentale quante altre importanti affermazioni suppone e contiene! E un’altra affermazione viene fatta: la fede nell’immortalità dell’anima. Ammette la possibilità che possa essere stata un’illusione, ma benedice quell’illusione ’che ha formata la forza e la speranza della sua vita. Non è la vita eterna affermata, ma è la vita eterna sperata. E quando dopo morte avrà trovato che questa vita futura è una realtà, non si può dire che sia stata per lui una realtà anche nella vita presente? Non ha voluto che i preti lo accompagnassero alla tomba: ha però soggiunto subito che ciò faceva non per disprezzo dei Sacerdoti, dei quali molti conobbe degni di stima e di rispetto. L’avere poi acconsentito che Sua Eminenza gli facesse visita mentre era aggravato, vincendo il rispetto.umano dei giudizi sfavorevoli che molti de’ suoi compagni di partito potevano sollevare, è anche questa una disposizione d’animo e un atto altamente commendevoli. La ragione che adduce di non volere preti perchè cercatore di verità non vuole accettare nessuna religione rivelata, è un pregiudizio pur troppo comune ad altri; difficile a sostenersi quando si dica sem2 plicemente: e se la religione rivelata fosse la verità? non sareste obbligati ad accettarla per la ragione da voi stessi addotta per respingerla? Con queste osservazioni noi ci guardiamo bene dal tirar la conseguenza che Romussi sia morto colla fede vera e completa: però non si va al molino senza infarinarsi. Questi frequenti contatti dell’anima sua con molti punti della fede, col lavoro segreto e misterioso della grazia di Dio sulle anime, ci aprono degli spiragli a vedere orizzonti non totalmente oscuri,

Una ragione indiretta di speranza la troviamo che in un altro fatto. Rornussi era molto amante delle tradizioni storiche religiose di Milano. Anche nei momenti nei quali il Secolo aveva una intonazione apertamente irreligiosa, in occasione di qualche festa religiosa tradizionale, si vedevano comparire articoli in capo alla cronaca, inspirati a un senso così aperto di religione, da edificare e da commuovere. Erano articoli di Romussi. Questa fede che appariva, non si può dire: era nello scritto perchè un po’ era anche nel cuore? Per molti anni fu nel numero degli amministratori del Duomo: del Duomo egli era entusiasta. Il Duomo è opera eminentemente storica e artistica, ma è anche opera simultaneamente religiosa, e quanto religiosa! Sulla più alta aguglia del Duomo troneggia la Statua della Madonna: è delitto il pensare che la Madonna, madre di misericordia, vedendo chi era tanto amante del decoro della sua casa e della casa di suo Figlio, dicesse al Figlio una di quelle paiole che sa dire, chi è salutata la supplice onnipotente? L. VITALI.


Religione


Vangelo della quinta Domenica di Quaresima

Testo del Vangelo.

In quel tempo, era ammalato un tal Lazzaro dei borgo di Betania, patria di Maria e di Marta sorelle (Maria era quella che unse con unguento il Signore, e asciugogli i piedi coi suoi capelli, ed il di cui fratello Laízaro era malato). Mandarono dunque a dirgli le sorelle: Signore, ecco, che colui che tu ami, è malato. Udito questo, disse Gesù: Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio, affinchè quindi sia glorificato il figliuol di Dio. Vòleva bene Gesù a Marta e a Maria sua sorella e a Lazzaro. Sentito adunque che ebbe come questi era malato, Si fermò allora due dì nello stesso luogo. Dopo di che disse ai discepoli: Andiam di nuovo nella Giudea. Gli dissero i discepoli: Maestro, or ora cercavano i Giudei di lapidarti, e di nuovo torni colà? Rispose Gesù: Non sono elleno dodici le ore del giorno? Quand’uno cammina di giorno, non inciampa, perchè vede la luce di questo mondo: quando poi unò cammina di notte, inciampa, perchè non ha lume. Così parlò, e dopo di questo disse loro: Il nostro amico Lazzaro dorme: ma vo’ a svegliarlo dal sonno. Dissero perciò i suoi discepoli: Signore, se,dorme, sarà in salvo. Ma Gesù aveva parlato del