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IL BUON CUORE 68


vano: Come può un uomo peccatore far tali prodigi? Ed erano tra loro in scissura. Dissero perciò di nuovo al cieco: Tu che dici di colui, che ti ha aperti gli occhi? Egli rispose loro: Che è un profeta. Non credettero però i Giudei, che egli fosse stato cieco e avesse ricevuto il vedere, sino a tanto che ebber chiamati i genitori dell’illuminato. E li interrogarono dicendo: E’ questo quel vostro figliuolo, il quale dite che nacque cieco? come dunque ora ci vede? Risposer loro i genitori di lui, e dissero: Sappiamo che questi è nostro figliuolo, e che nacque cieco; come poi ora ei vegga, nol sappiamo; e chi abbia aperti gli occhi, noi nol sappiamo; domandatene a lui, ha i suoi anni; parli egli da sè di quel che gli appartiene. Così parlarono i genitori di lui, perchè avevan paura dei Giudei; imperocchè avevan già decretato i Giudei, che, se alcuno riconoscesse Gesù per il Cristo, fosse cacciato dalla sinagoga. Per questo dissero i genitori di lui: Ha i suoi anni, domandatene a lui. Chiamarono adunque di bel nuovo colui, che era stato cieco, e gli dissero: Dà gloria a Dio: noi sappiamo che questo uomo è un uomo peccatore. Disse egli loro: Se ei sia peccatore, nol so; questo solo io so, che io era cieco, e ora veggio. Gli dissero: perciò: Che ti fece egli? Come aprì a te gli occhi. Rispose loro: Ve l’ho già detto, e l’avete udito perchè volete sentirlo di nuovo? V òlete forse diventar anche voi suoi discepoli? Ma essi lo strapazzarono, e dissero: Sii tu suo discepolo, quanto a noi siano discepoli di Mosè. Noi sappiamo, che a Mosè parlò Dio; ma costui non sappiamo donde ei sia. Rispose colui, e disse loro: E qui appunto sta la meraviglia, che voi non sapete, donde ei sia, ed ha egli aperti i miei occhi. Or sappiamo, che Dio non ode i peccatori; ma chi onora Dio e fa la sua volontà, questi è esaudito da Dio. Dacchè mondo è mondo, non si è udito dire, che alcuno abbia aperti gli occhi a un cieco nato. Se questi non fosse da Dio, non potrebbe far nulla. Gli risposero, e dissero: Tu sei venuto al modo ricoperto di peccati, e tu ci fai il maestro? E lo cacciarono fuora. Sentì dire Gesù, che lo avevan cacciato fuora, e avéndolo incontrato, gli disse: Credi tu nel Figliuoli) di Dio? Rispose quegli e disse: Chi è egli Signore, affinchè io in lui creda? Dissegli Gesù: E lo hai veduto, è colui che teco parla, è quel desso. Allora quegli disse: Signore, io credo. E prostratosi lo adorò.

Pensieri. La narrazione — stranamente particolareggiata nella minuta polemica circa la miracolosa guarigione del cieco nato — ci insinua il sospetto che l’accorto evangelista abbia voluto non solo dare serietà di controllò ed evasiva risposta alla critica nell’opera di Cristo, ma abbia voluto ancora dirci quanto disastroso ed esiziale sia il pregiudizio e le umane prevenzioni nel campo religioso., Invero balza chiara la logica limpida e concludente del cieco, che difende l’opera di Gesù: pronta è

la sua riconoscente difesa ’di lui contro il Sinedrio che s’accanisce; pronta la sua fede che lo china e lo atterra quando chi gli parla gli si rivela come il Figlio di Dio, Gesù. Di contro a questo spettacolo sta il dispetto dei nemici di Cristo: Scribi, Farisei, dottori della legge, sacerdoti, relatori delle purissime tradizioni ebraiche e mosaiche: essi, impotenti a negare la grandiosità e — più ancora — la potente logica di vero che da quello scaturisce, s’indugiano coi genitori del cieco dapprima, poi con lui, poi minacciano — quando il poverino, credendo al loro zelo ed alla buona fede, li invita a seguire essi pure Cristo — una terribile... scomunica! In queste due situazioni l’evangelista ci presenta in un’aria di simpatia e piacere, la cara figura del cieco, e senza sforzo ci fa respingere la superbia ostinata, furiosa dei Farisei. Perchè?

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Evidentissima la risposta. Il cieco ragiona: innanzi al fatto, ai diritti della logica scopre il vero, il buono e docile lo segue, attrattovi dal naturale impulso verso il bene, ovunque si trovi. Diversamente nei Farisei, i quali correbbero anche... il bene, ma il bene, perchè ottenga i loro ossequi, deve assoggettarsi e venire a patto con loro, cioè coi loro interessi, colle loro mire umane, coi loro pregiudizi. Il bene sì, venga, ma deve essere fatto così come loro vogliono e possono... diversamente bene non è. Contro del vero, del bene mettono innanzi i loro pregiudizi, le loro umane prevenzioni. Ed è per questa forza, per queste ragioni che vediamo uomini di senno, d’ingegno, di una certa naturale virtù, degni di rispetto, resistere al vero religioso, alla dolcezza del dogma, impugnare la santità della morale cristiana. Non la conoscono; non si occuparono mai nè dell’una nè dell’altra, la coprirono se non di disprezzo, di compatimento perchè a loro — dalle purissime convinzioni e tradizioni umane — non poteva soddisfare e garbare quel vero, quel bene, che con tanta facilità è dato alle folle, alle plebi ignoranti. Essi — come gli antichi — in un pregiudizio terribile — gridano: «Siamo i discepoli di Mosè... Siamo i figli del nostro secolo, della scienza, del progresso, della libertà, non accorgendosi che non può aver l’azione loro la luce del cielo, non perchè manchi di forza, ma solo perchè non può arrivare a quegli occhi che le si chiudono contro, o sono già dal pregiudizio occupati. E’ un grido antico! — conta secoli e secoli di vita:’ — a questo solo domanda la fede: non venga condannata sconosciuta: osservate, studiate i criteri esterni, i criteri interni: osservate su di lei passare il sigillo della divinità nei miracoli... condannate allora, non prima. • •

Per arrivare a noi osserviamo se dei pregiudizi siamo liberi sempre, ovunque. Non abbiamo pregiudizi coritro... l’invadenza del