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62 IL BUON CUORE


aiutare nella formazione del proprio carattere sinceramente cristiano. a Padre Oggioni, ammiratore del suo illustre conterraneo Antonio Stoppani e studioso seguace dell’opera manzoniana, traeva anche dalla scienza e dalla letteratura argomenti di dovere e di santiiicazióne propria e altrui, riuscendo perfetto educatore sull’esempio degli illustri suoi predecessori, Padre Canobbio e Padre Denza. a La memoria del compianto Estinto vivrà a lungo nell’aristocratico ambiente dove egli chiuse la sua giornata di lavoro».

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Il Padre Oggioni trascorse parecchi anni anche a Milano, nel Convento di S. Alessandro, quando era Proposto l’indimenticabile Padre Gazzola. Consigliere apprezzato, saggio direttore di coscienze, animo nobile, sensibile e squisitamente educato, dal suo posto di penitenziere in ’Duomo, tutte le doti della sua mente e del suo cuore dedicò alle famiglie bisognose de’ suoi lumi e della sua carità, non badando a sacrifizi, pur di riuscire a confortare ed ajutare anime tribolate. Guardando al passato, lo rivediamo studente esemplare sui banchi del Collegio Bettega in Lecco; lo rivediamo più tardi studente di teologia, poi sulle cattedre e dovunque era portato dal suo spirito di asceta e dal dovere dell’obbedienza. Quanto bene avrebbe potuto fare ancora tra noi o al Collegio di Moncalieri, o in qualsiasi campo d’azione! Egli, invece, ha già raggiunta la venerata madre, giustamente riguardata come una santa. C.

Il Cav. Uff. D.r Giuseppe Ferrario

Un’altra simpatica figura è scomparsa nell’infinito: quella dell’egregio notaio cav. uff. dott. Giuseppe Ferrario. Era un atleta e pareva resistente come una quercia. Ma venne la bufera, che cagionò la morte della diletta, rimpianta consorte, e allora... allora -anche la quercia piegò e cominciò a deperire. Si riebbe poi per le cure amorose dei figli; ma più tardi cedette ancora e passò da una crisi dolorosa a una crisi straziante, finchè tutto fu finito, e la bella e forte anima del Dott. Giuseppe Ferrario andò a raggiungere l’anima già in gloria di colei che gli fu amatissima compagna nella vita terrena. Il dott. Giuseppe Ferrario, quale professionista e pubblico amministratore, godeva grande stima anche fuori di Milano, e nella sua nativa Monza occupò gradatamente le cariche di consigliere comunale, di assessore e di sindaco, riuscendo a condurre a fine belle e utili iniziative. Pure in Monza fu amministratore dell’Opera Pia Zucchi, e anche in altre

cariche e in uffici delicatissimi d’indole famigliare, si mostrò sempre funzionario integerrimo, franco e leale. Dai colleghi milanesi fu apprezzato, stimato e amato tanto da essere chiamato alla presidenza del Consiglio Notarile. Animo gentile, fu anche cultore appassionato di musica e fece parte del cessato Consiglio Accademico del nostro Conservatorio. Nella di lui distinta figliolanza si perpetueranno le virtù del caro defunto, che tutti ricorderanno con sentimento affettuoso. Questo pensiero lenisca l’angoscia dei superstiti, ai quali esprimiamo le nostre sentite condoglianze. C.

La March.a TERESA VISCONTI SAN SEVERINO

A ragione si è detto che, per la dipartita della Marchesa Teresa Visconti Sanseverino, l’alta società milanese, la beneficenza cittadina e la cultura femminile hanno perduto un ornamento, una forza e un vanto gentile; e a ragione si è pur detto che la rimpianta Marchesa, con altre esimie signore del suo tempo, rappresentava il magnifico patriottismo italiano, quello che rifiutava le lusinghe e le blandizie di austriaci e di austriacanti, mentre d’altra parte si preferiva transigere collo straniero. Affascinante per eccezionale bellezza, per squisitezza di modi, per dolcezza di sentimento, per educazione profonda e per innata carità, la Marchesa, secondando il di Lei indimenticabile marito Marchese Caldo Ermes Visconti, si rese benemerita in tutte le opere belle e buone. Noi la ricordiamo specialmente come fondatrice dell’opera dei visitatori e delle visitatrici dei malati ricoverati all’Ospedale Maggiore, e lasciamo ben volontieri la parola ad un’egregia amica nostra, la quale è quella esimia edúcatrice che si chiama Adele Riva e conosce più di noi le virtù dell’amata defunta. i6 febbraio 1913. E anche Lei — la Marchesa — non è più! Stamane alle sei, la Marchesa Teresa Visconti nata Contessa Vimercati Sanseverino, dopo tre settimane di spasimi, esalava’come in un soffio, senza agonia, l’ultimo respiro. Ella riposa, finalmente; Ella vive ora con tutti i suoi Cari, che sono partiti prima di Lei e raccoglie il premio di una vita tutta spesa a ben fare, a dare esempio di virtù sovrumane. Ancora vivono molti di quelli che conobbero la Marchesa negli anni in cui Ella brillò come il più fulgido astro della nostra aristocrazia; ma più numerosi sono quelli che ricordano quest’ultimo quarantennio della sua vita, nel quale una vera successione di dolori d’ogni sorta — e tutti ben gravi — si abbattè sopra là sua casa.