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36 IL BUON CUORE


glia accostatisi gli dissero: Signore, non avete voi seminazo ouon seme nei vostro zampa/ s ome aunque ha ueiea sizzanair’na ez rispose coro: ticaccize nemico na!culo tal cosa..0 z servi giz azssero: oiele voi cne anuzamo a coglierla/ Cu egli rispose: LV o, Ancrie cogzienao za zizzania, non essirpaiie con essa anche zl gitii10. lasciate cne cuna e Laura crescano sino ama acuita, e ai tempo aeua ’,cotta airo az mieiziorz: sierpate in primo zuago la zizzania, ze,gazeta astemi per bruciarza; a grazio poi rauzinaieio nel mio granaio. 1--ropuse loro un’altra parabola, dicendo: E’ simzie regno ae’ cieli a un grano az senapa, che un uomo prese e semino nel suo campo: La quote e bensì la più minuta az tutte le semenze; ma cresciuta che sia, e maggiore az zuliz z legumi, e diventa unazoero, azmouoine gli uccelli aeti" aria vanno a riposare sopra z uz lei rami. Un’aztra parabola disse loro: E’ simile il regno dei cieli a un pezzo ai lievito, cui una donna rimescola con tre stizza ai farina, /intanto che tutto sia fermentata. l utte queste cose Gesù disse alle turbe per via di parabole; nè mai parlava loro senza parabole; affinchè si adempisse quello che era stato detto dal f’rofeta: Aprirò la mia bocca in parabole, manifesterò cose che sono siate nascoste dalla fondazione del mondo. Allora Gesù, licenziato il popolo, se ne tornò a casa; e accostatiglisi i suoi discepoli, dissero: Spiegaci la parabola della zizzania nel campo. Ed ei rispondendo disse loro: Quegli che semina buon seme, si è il Figliuol dell’Uomo. Il campo è il mondo; il buon seme sono i figliuoli del regno, la zizzania poi sono i figlioli del maligno. Il nemico che l’ha seminata, è il diavolo; la raccolta è la fine del secolo; i mietitori poi sono gli Angeli. Siccome adunque si raccoglie la zizzania e si abbrucia, così succederà alla fine del secolo. Il figliuolo dell’Uomo manderà i suoi Angeli; e torranno via dal suo regno tutti gli scandali, e tutti coloro che esercitano l’iniquità; e li getteranno nella fornace di fuoco ivi sarà pianto e stridore di denti. Allora splenderanno i giusti come il sole nel regno del loro Padre. Chi ha orecchio da intendere intenda. S. MATTEO, cap. 13.

Pensieri. Gesù anche un’altra volta ha voluto Egli stesso fissare l’interpretazione della parabola. Bisogna pur concludere che Egli vi annetta una singolare e straordinaria importanza. Ciò che è perfettamente giustificato dallo spettacolo che il mondo di tutti i giorni ci offre. Niuno di noi può e rimane indifferente innanzi allo spettacolo doloroso — lagrimevole — delle verità oppresse, della sacra morale conculcata, dell’innocente perseguitato: quante volte non ci siamo domandati se non sia una chimera, una folìa il santo nome di vero, di bene, virtù, innocenza: quante volte noi medesimi — umani troppo — non abbiamo ap plaudito alla furberia coronata da successo, all’au cucia trionfante, aii’oppressore... Dio! cne miseria, che brutto spettacolo abbiamo offerto!... come lo sentiamo più brutto oggi — innanzi alle semplici parole di cristo, al suo Vangelo — non quando la nostra fantasia s’accende alla falsa luce celie massime mondane, al luccichio delle splendide pompe della terra, quando siamo rintronati dalle musiche di quaggiu, quando ci incanta l’addormentatrice sirena delle nostre passioni. Addolorati nel profondo dalla ritardata soluzione di questo angoscioso problema — che il mondo pone e non puo risolvere — non ci siamo rivolti a quell’uno e solo che le cose conosce — Gesù — e che ai più ardui e terribili casi sa trovare la più facile tranquillante risposta. No, fortunato, beato del mondo, non temete. Insieme alla buona semente, Dio tollera pure la zizzania; permette assai più: tollera che l’una cresca a fianco dell’altra, tollera che la zizzania signoreggi il buon grano... Verrà il giorno in cui tagliata e raccolta l’una e l’altra, passerò il primo in luogo d’onore, sarà pasto naturale del fuoco la seconda. Non irridete l’economia divina ed eterna: siete di un giorno, siete un istante— perchè tentate porvi in contraddizione coll’eterno? • •

Gesù ci ha dato la verità in modo chiaro, solenne. Ha domandato agli uomini la fede, dopo d’aver dato le prove che il nostro ossequio libero sarebbe stato ragionevole. Colla verità tutelare elevandola la nostra dignità creando lo stato del libero, nobilissima facoltà per cui è dato all’uomo di scegliere il mezzo migliore e più rapido a conseguire il proprio fine, la propria perfezione. Non era il paradito in terra? Eppure l’uomo nemico in questo campo, gettò la zizzania gridando: libertà! ’Non era la lotta larga, generosa, la gara delle migliori energie, no, era la contraddizione, più che della mente, della volontà del cuore. Ed ecco a mille moltiplicarsi i nemici della verità cristiana, del dogma: ribellarsi al vero per distruggere l’impero e la legge. Non era il desiderio di libertà: incominciava la lotta secolare contro l’autorità per il regno dell’arbitrio e delle passioni, per il regno della superbia, del libertinaggio, della prepotenza, della invidia, della calunnia, per opprimere, per conculcare, per innalzare il proprio io sulle rovine del fratello. No, non ve li spinse l’amor del vero, quel fine e delicato amai- del vero che fa sì che ai piedi del vero nasca il dubbio. Non è possibile regni il vero in menti turbate ed annebbiate dai fumi grassi che salgono da cuori putridi, da desideri infami, da spiriti che fremono carne e passione: no: da questi nascono gli scandali in mezzo ai buoni, in mezzo ai tanti che, paghi di quel vero che soddisfa le lor menti, di quella morale che tranquillizza i cuori, altro non chiedono che pace, armonia, bontà intorno a loro. Il ne