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IL BUON CUORE 27


gione, di scienza e di pietà, furono in lui cordialmente uniti; quella pace per cui non gli uscì mai contro nessuno al mondo una parola che potesse ferire, e nella sua lotta continua contro l’errore, amò tutto gli erranti e i dissidenti, non come è facile di dirlo, ma in modo che gli erranti ed i’ dissidenti sentivano essi d’essere amati da lui, questa pace proveniva, e il li bretto mostra, dall’avere acquistato nell’altissima comunione con Dio quella vastità di sguardo, per cui nei litigi fra gli uomini, anche per le più grandi cause, ciò che apparisce piccolo è il più delle volte il litigio; proveniva dall’essersi tanto accostato per mezzo del Cuore divino a tutti i cuori degli uomini, da sentire «di che lacrime grondi e di che sangue n e quanta triste reazione susciti ogni ferita inferta sba datamente e superfluamente al cuore d’un uomo, sia pure.in nome della verità.

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Il Cardinale Capecelatro, scrittore, per i soggetti che trattò, per i modi con cui li trattò, per i tesori di mente ed animo che vi spese, lascia tre grandi insegnamenti: primo, che la bellezza e le verità somme sono così appropriate le une alle altre che se quella rifugge da queste diserta il campo delle maggiori applicazioni proprie, e sé per contrario queste vengono da alcuni trattate senza la compagnia di quella, sono frodate d’un raggio che loro appartiene. Il secondo insegnamento ammonisce che non hanno scusa coloro, i quali non sanno accostarsi al,mondo delle idee e delle passioni moderne senza abbandonare o affievolire in sè stessi il lume delle dottrine che Roma continuamente interpreta e alimenta; come si palesano in fatto diffidenti di quel lume, coloro che recandolo devotamente con sè rifuggono dal dare qualunque occhiata imparziale a quel mondo, o pensano di conoscerlo e poterlo condannar tutto in virtù d’una semplice occhiata. Il terzo insegnamento consiste nell’aver dimostrato col fatto che l’amore di tutti gli, uomini in Dio può visibilmente conservare il suo aspetto d’amore, non doversi far riconoscere a stento sotto abiti presi a prestito dall’acrimonia; qualunque sia l’importanza dei diritti che si difendono; qualunque spettacolo di mutue lacerazioni abbia reso inconsueta e fatta deridere come fiacca o ingenua la costante amabilità.

Religione


Vangelo della terza Domenica dopo l’Epifania

Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù narrò alle turbe e ai suoi discepoli questa parabola: Ecco che un seminatore andò per seminare. E mentre egli spargeva il seme, cadde parte lungo la strada; e sopraggiunsero gli uccelli del

l’aria e lo mangiarono. Parte cadde in luoghi sassosi,. ove non aveva molta terra; e subito spuntò fuora, perchè non aveva profondità di terreno; ma levatosi il sole, lo infuocò; e per non aver radice, seccò. Una altra parte cadde tra le spine; e crebber le spine e lo soffocarono. Un’altra finalmente cadde sopra una buona terra e fruttificò, dove cento per uno, dove sessanta, dove trenta. E accostatisi i suoi discepoli, gli dissero: Per qual motivo parli tu ad essi per via di parabole? E,d ei rispondendo, disse loro: Perchè a voi è concesso di intendere i misteri del regno dei cicli; ma ad essi ciò non è stato concesso. Imperocchè a chi ha, sarà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per qùesto parlo loro per via di parabole, perchè vedendo non vedono, e udendo non odono, nè intendono. E compiesi in essi la profezia d’Isaia, che dice: Udirete colle vostre orecchie, e non intenderete; e mirerete coi vostri occhi, e non vedrete. Imperocchè questo popolo ha?m cuor crasso, ed è duro d’orecchie, ed ha chiusi gli occhi, affinchè a sorte non veggano cogli occhi, nè odano colle orecchie, nè comprendano col cuore, onde si convertano, ed io li risani. Ma beati sono i vostri occhi, che vedono, e i vostri orecchi, che odono. Imperocchè vi dico in verità, che molti profeti e molti giusti desiderarono di vedere quello che voi vedete, e non lo videro, e di udire quello che voi udite, e.non lo udirono. Voi pertanto ascoltate la parabola del seminatore. Chiunque ode la parola del regno e non intende,viene il tristo e rapisce ciò che fu seminato nel suo cuore; questi è colui che ha seminato lungo la via. Colui che ha seminato lungo un terreno sassoso è quegli che ode la parola e subito, la riceve con gaudio; non ha poi radice in sè, perchè è temporale. Suscitasi una tribolazione od una persecuzione per la parola, subito si scandolezza. Colui che ha seminato fra le spine è quegli che ascolta la parola, e la sollecitudine di questo secolo e la fallacia delle ricchezze la soffoca e rimane senza frutto. Colui che ha seminato in buon terreno è quegli che ascolta la parola, l’intende, fa frutto e rende dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Pensieri. Gesù medesimo — e ciò interpellato dai discepoli — ha dato autorevole spiegazione della parabola. Una interpretazione diversa ci suonerebbe bestemmia, e di questa si può — d’altra parte — fare applicazioni infinite. Ne ci pare conveniente spiegare l’identicità d’azione della semente e della divina parola. Paragone migliore non può darsi. Gettata da qualunque seminatore, per seminatore che sia — anche dal più umile, dal più disprezzato — in un terreno adatto fruttifica sempre, rendendo frutto diverso secondo la maggiore o minore attitudine e copia di principi assimilati, così come la divina parola, che lanciata da chi ne ha il sacro dovere e la grave missione, essa fruttifica sempre perchè trovi degli spiriti, dei cuori che a lei non s’oppongono, che la