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372 IL BUON CUORE


bero accettata... ma il mondo non la conobbe... quanti poi avrebbero accettato il placido raggio di quella luce avrebbero la facoltà d’esser figli di Dio...

Giovanni là nel deserto da testimonianze a Gesù: da quel momento gli uomini hanno grazia sovra grazie: ha cessata la legge di Mosè: a questa succede il pacifico dominio dell’amore e della verità per Gesù Cristo.

Rapidissima sintesi, lettor buono, d’una altissima azione che principia in cielo, da Dio e termina all’azione umana per cui l’uomo si solleva alto, più alto luogo possa aver segnato: sintesi meravigliosa dell’infinita bontà e degnazione divina, per cui l’uomo viene strappato al giogo della legge Mosaica — dura. umana, terribile — per collocarlo là dove un’inno di gioia celestiale canta l’accordo mirabile della verità e dell’amore.

Oh! meraviglia! o grandezza! o sogno!

Di contro alla poesia del Vangelo ponete il grido del poeta umano che ví dice l’uomo lo schiavo delle proprie passioni, del proprio egoismo, in guerra con tutti: Homo homini lupus...

No! sotto l’azione del Verbo, nel ministero della sua verità, nella suggestività del suo amore, nella sua Fede, nella sua religione oh! l’uomo perderà le sue debolezze, le sue passioni, perderà l’unghia rapace, l’artiglio che assale e difende, l’uomo s’abbraccierà al suo Dio, alla Verità, all’Amore, stringendo in un unico eterno amplesso e bacio il restante dell’umanità fatta ed elevata bella figlia di Dio!

E’ sogno? E’ realtà tanta bellezza? E’ un sospiro vano? E’ un inutile gemito? E’ una vuota aspirazione delle genti? E’ un inganno, pietoso finchè si vuole. ma l’inganno del vero? Trionferà solo e sempre la triste realtà brutta dell’egoismo brutale? Abbracceremo il brutto reale? Lasceremo l’ideale... irraggiungibile del vero?

* * *

Innanzi a queste domande — ansie dolorose dello spirito nostro che attraverso ogni azione sempre è inseguito dalla suggestione bella e potente del vero — osserviamo che l’evangelista qui non funziona da storico, solamente ed unicamente. Di Giovanni anzi si dice che assai meno degli altri abbia curato la parte storica per creare la dogmatica.

Giovanni quì — mi pare — è profeta. Ed il profeta lo conosco dall’uso del suo linguaggio. Il suo sguardo s’inabissa nel futuro, nei secoli posteriori assai a lui e ci parla come li avesse veduti.

Dimentica in quell’istante la forma futura: per lui che vede, quella che vede è in forma di passato; non verrà, è venuta: ed ecco che alle forme future egli sottopone la forma — grammaticalmente — passata: Vi dice per ciò: «Tutti quanti ricevettero quella luce ebbero la potestà di divenire figli di Dio... Da Dio sono nati... abbiamo visto la sua gloria divina... noi abbiamo avuto abbondanza di grazia dalla sua pienezza». Che significa tutto ciò?

Il profeta — che renderà testimonio a Gesù -- ci assicura che quello che a noi pare un sogno, che l’ideale sovradescrítto, che il regno della verità, del-
l’amor, della grazia dovrà pure essere una realtà potente, indistruttibile in mezzo agli uomini. Ha visto ieri ciò che noi vedremo domani... il profeta percorre i tempi, ci vola innanzi e ci fa certi che un dì regneranno non più le leggi umane incerte, imperfette, mutabili, monche degli uomini, impaccio alla loro libertà, ai loro voli, no, no, ma verrà un giorno, — oh! giorno felice! — in cui gli uomini a mezzo della verità e dell’amor avranno il regno di Cristo, quel Cristo che in confronto a Mosè non sarà violenza, coazione, legame, ma Cristo grazia, Cristo verità, Cristo amore e pace, Cristo nella sua pienezza da cui avremo sazietà e conforto!

* * *

Tale regno non s’improvvisa. Si prepara quaggiù in attesa — attraverso infinite evoluzioni — dell’assetto perfettissimo, dell’ultimo quadro finale.

Ma noi — privilegiati — sappiamo la grazia: di questo felicissimo regno siamo i collaboratori fortunati.

Guai a chi non ne gusta le dolcezze, che di questo dominio s’annoja, si stanca, si vorrebbe allontanare.

Non è di Cristo: sarà di quel mondo che il Cristo non conobbe, che respinse la luce... che rinunciò alla figliuolanza divina. Oh! il disgraziato!

Contrassegno, anima umana, e l’amore alla verità, l’amore alla carità, alla virtù. Amandole — solo in questo modo — tali gioie sono da noi possedute.

Amiamo la verità? Dell’amore fraterno, umano ne siamo i delicati, diligenti cultori? La propagandiamo la verità? L’amore?

Come l’esercitiamo? Come Cristo, venendo in contatto dolce delicato colle... tenebre? Respinto da queste, mandò chi le avvicinasse una seconda, una terza volta... si stancò forse lui delle ripulse degli affronti; della sconoscenza, della cattiveria, dei pregiudizi?... Usò settarietà ad imporre l’amor fra gli uomini? Sopraffece una volta sola? Non vinse morendo, sacrificandosi? Non fu nel sacrificio del Calvario che lo salutammo l’Unigenito del Padre, Dio come il Padre e lo Spirito Santo?

Anima cristiana, a te che la verità hai conosciuto ed amato a te è serbata la realizzazione del più grande ardire divino... a te fu insegnato l’amore nella verità, nella carità, nel sacrificio.

R. B.

Educazione ed Istruzione


Il Valore del Martirio

(Dal Corriere d’Italia).

(Continuazione vedi N. 49).


In questa vicenda singolare intanto il tormento è purificato e moltiplicato insieme: esso sembra raccogliere le implorazioni dilaceranti dei superstiti, delle mamme, delle spose, dei figli: ai quali è negato pur anche il conforto estremo di chiedere ad un giudice la carità di una grazia: essi nulla possono invocare