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356 IL BUON CUORE


giovanette del collegio delle Suore Missionarie di Corso P. Romana, 105. Il corso Romana, dalla via Lamarmore alla chiesa di S. Nazaro è assolutamente impraticabile. Sul piazzale della chiesa c’è un movimento insolito, immenso. E’ presente S. Em. il Card. Ferrari con il Vescovo Ausiliare monsignor Mauri i quali vanno a ricevere la salma sulla porta della chiesa insieme al clero locale.

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La Ven. Salma tolta dal carro funebre viene portata processionalmente in Chiesa. Nel mezzo di questa è eretto un sontuoso catafalco coperto con addobbi neri e violacei terminanti con ricche frangie, ed adorno di eleganti borchie dorate. La cassa contenente le venerate spoglie viene deposta sul catafalco intorno al quale si raccoglie il clero per cantare i salmi di rito. S. E. il Cardinale Arcivescovo imparte poi la benedizione alla Salma, mentre i presenti dicono il Miserere. Terminata questa breve cerimonia, S. E. s’inginocchia e recita il S. Rosario, rispondono clero e popolo che assistono con commossa devozione alla pia funzione di suffragio.

A funzione finita S. E. il Cardinale lascia la chiesa in mezzo a due fitte ali di popolo accalcantesi intorno per ricevere la pastorale benedizione. Giunto sul limitare S. E. sale nella sua automobile e parte salutato reverentemente dai presenti. La folla si riversa quindi in Chiesa davanti alla venerata Salma e leva sommessamente preci in suo suffragio. Intorno al catafalco vigilano parecchi soci del Circolo parrocchiale del Sacro Cuore che prestarono, per turno, il servizio d’onore anche durante la notte.

I fedeli continuano ad affluire numerosi. E’ una processione ininterrotta di uomini, donne e bambini di ogni ceto, che vengono a rendere al loro antico ed amato Pastore I omaggio della filiale devozione e del reverente ricordo.

Ad altro Numero il seguito delle Onoranze al compianto Arcivescovo Mons. Luigi Nazari di Calabiana.

Religione


Vangelo della Domenica terza d’Avvento


Testo del Vangelo.

Avendo Giovanni udito, nella prigione, le opere di Gesù Cristo, mandò due de’ suoi discepoli a dirgli: Sei tu quegli che sei per venire, ovvero si ha da aspettare un altro? E Gesù rispose loro: Andate e riferite a Giovanni quel che avete udito e veduto. I ciechi veggono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risorgono, si annunzia ai poveri il Vangelo, ed è beato chi non prenderà in me motivo di scandalo. Ma quando quelli furono partiti, cominciò Gesù a parlare di Giovanni alle turbe. Cosa siete voi andati a vedere nel deserto? una canna
sbattuta dal vento? Ma pure, che siete voi andati a vedere? Un uomo vestito delicatamente? Ecco che coloro, che vestono delicatamente, stanno nei palazzi dei re. Ma pure cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico io, anche più che profeta, imperocchè questi è colui, pel quale sta scritto: Ecco che io spedisco innanzi a te il mio angelo, il quale preparerà la tua strada davanti a te. In verità io vi dico: Fra i nati di donna non venne al mondo chi sia maggiore di Giovanni Battista: ma quegli che è minore nel regno de’ cieli, è maggiore di lui. Ora dal tempo di Giovanni Battista in fin adesso, il regno dei cieli si acquista colla forza; ed è preda di coloro che usano violenza. Imperocchè tutti i profeti e la legge hanno profetato sino a Giovanni: e se voi volete capirla egli è quell’Elia che doveva venire. Chi ha orecchie da intendere, intenda.

S. MATTEO, cap. II.


Pensieri.

La domanda dei due discepoli manifesta l’ansia e la febbre di tutti gli uomini di sapere, di trovare chi sia e dove si trovi e si nasconde Gesù Cristo. Volere o meno, Cristo è l’espressione reale, vera della felicità, della quiete: Cristo è la stella luminosa di bene di perfezione, che vista da ogni banda, d’ogni lato versa — più o meno direttamente — tal raggio di gioia e bontà da dover sempre ed ogni tempo formare l’ansia segreta o palese d’ogni spirito, d’ogni popolo, di tutti gli uomini. Ed allorchè noi ci abbiattiamo in chi meglio gli si avvicina, in chi meglio lo ricopia, ne riproduce l’immagine sua dolce in mezzo alla società — scienza, virtù, grandezza, potenza, gloria — noi diciamo a lui con curiosità: sei tu il Cristo che deve venire o ne aspettiamo un altro?

Dunque innanzi a lui — a Cristo — non può darsi la noncuranza o l’indifferenza religiosa. Mente a se stesso chi ostenta tale posa: la realtà è ben diversa. Come innanzi alla gloria, alla scienza, al potere, niuno si può tenere indifferente così non si può trovarsi innanzi a Gesù: la sua parola traeva le turbe, il suo sguardo le fanatizzava, il suo braccio le spingeva ad ogni sacrificio: oggi pure la parola di lui sveglia le turbe, la sua azione commuove i popoli interi; innanzi a lui indifferenti — nè odio nè amore — solo ponno essere gli ebeti e gli incoscienti... così si tiene innanzi alla scienza, alle cose migliori il bambino ed il selvaggio.

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Chiesto di Gesù, giova verificarlo col più serio controllo.

Molti e molti passarono in mezzo all’umana società dicendosi il Cristo. Fu l’audacia degli ambiziosi che legò la curiosità, l’ammirazione delle genti: fu lo splendore di cento e cento troni — fatti in polvere — che le abbarbagliò: fu la scienza, la vergine dea, che squarcia il velo della verità, furono le mille e mille stelle che diedero un più vivo splendore un’istante, e che ingannarono. Non erano il Cristo. Ma dove si trova Egli mai? Se è così necessario, indispensabile perchè sarà còsì difficile, laborioso il trovarlo, il conoscerlo?