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IL BUON CUORE 319


dio della musica, della lingua inglese, francese, tedesca, insegnate da maestre interne delle rispettive nazioni, egli associa, con felice intendimento, i nuovi studi richiesti dal progresso della cultura anche per la donna, studi gentili che la perfezionano senza toglierle della sua dignità e della sua grazia. Anzi, ora il collegio trova opportuno dar più largo sviluppo alla cultura prettamente femminile delle sue allieve, onde prepararle brave donne di casa. E quindi innanzi le formeranno, non più solamente artiste geniali del pennello e dell’ago, ma ancor più valide coadiutrici della farriglia nell’esperienza pratica del taglio, del cucito e della confezione della biancheria casalinga. Fin l’artistico pennello non s’eserciterà solamente sulle tele e le sete, ma piglierà bravamente a miniare, a colorire oggetti pratici di ceramica per la casa e la mensa. Io mi sento commossa nel ripensare a tanto studio di sollecita, amorosa bontà da parte delle brave Suore, per dar impulso a quanto può gradire ai parenti, nell’istruzione ed educazione di sani e religiosi principi delle loro figlioie. Già so d’alcuni che plaudono, favorendo sì bello e saggio indirizzo, dopo che il collegio, si vede, va trasformandosi in un soggiorno fiorente di vita nuova, ingrandito e riabbellito da nuovi fabbricati e da quanto può ideare di meglio l’esigenza. dell’igiene col buon gusto dell’estetica.

Benedica il Signore questi germi, promessa di fecondo avvenire; rimuneri tutti quanti i fidenti che vi si abbandoneranno!

Un'antica allieva.

Impressioni lauretane

(Dal Corriere d’Italia).

(Continuazione e fine, vedi n. 39).

Ed è, io penso, quanto è bastato alla ispirazione degli artisti che di secolo in secolo hanno in questo tempio lavorato lasciandovi tesori che superano in pregio di materia e di fattura, quelli accumulati dalla generosità dei fedeli, e oggi ancora rinnovati dopo i latrocinii napoleonici.

Io mi guarderò bene dall’elencare gli scultori, i cesellatori, i pittori, gli architetti che hanno associato il loro nome alla basilica lauretana: Benedetto da Maiano, Melozzo da Forlì, Luca Signorelli, il Bramante, il Sansovino e tanti altri vi sfilano innanzi, se voi vi accingete ad una visita un po’ minuta della basilica, dove i marmi, il bronzo, l’oro, i colori gareggiano nel darvi gaudii squisiti agli occhi ed allo spirito: ma certo dopo il poema scultorio costituito dal rivestimento marmoreo della Santa Casa — originalissima concezione non possibile altrove e perfetta in ogni sua parte — ciò che vi colpisce e vi fa sostare ammirati sono due opere grandiose dell’arte moderna; i capolavori di due sommi artisti da pochi anni scomparsi: l’abside del Seitz e la cupola del Maccari.

Descriverle? non è impresa per me che vado scrivendo soltanto delle rapide impressioni: a me non rimane se non esprimere il parere che chi non le ha
vedute ignora forse le due prove più persuasive ed imponenti della pittura contemporanea; perchè dell’una e dell’altra di queste composizioni si ritiene un ricordo indelebile.

Il Seitz, che trionfa nell’abside cogli ultimi perfezionamenti della sua maniera preraffaellesca, nei quali trae partito meravigliosamente da tutte le risorse decorative, ha raccontato la vita di Maria in una serie di affreschi in cui si combinano i toni più caldi delle aureole fulgenti con quelli più tenui delle tinte idilliache; e certamente io considero una delle più belle cose vedute in mia vita la scena dell’Annunciazione, nè ritengo che contemplata una volta per dieci minuti possa più cancellarsi dalla memoria. La composizione del Maccari è invece epica, quasi direi gigantesca: egli ha svolto, seguendo i motivi architettonici della cupola il tema delle litanie, dedicando l’ampia distesa del tamburo alla sine labe e svolgendovi una serie ininterrotta di grandi scene storiche: dicono che sia tutta una successione di ardimenti tecnici magnifici attraverso i quali soltanto ha potuto accadere che la concezione dell’artista si attuasse senza cadere nel faragginoso, e ottenendo anzi una perfetta unità: io non sono in grado di giudicarlo; ma ho tra l’altro ancora negli occhi la genialissima fascia bianca degli angeli che sembra innalzare la cupola e portarla a volo, e mi par di capire che solo un magistero straordinario d’arte può avere ottenuto’ l’effetto, evitando il pericolo di guastare l’armonia generale del disegno e dei colori.

Uscito dalla basilica e ripercorse le strade della cittadina, ecco da capo l’impareggiabile panorama; ecco la distesa ondulata della Marca, ecco il mare placido e calmo. E un’idea mi prese: fermarmi ad attendere la notte: a vedere accendersi sui colli i fuochi, con cui in certe feste dell’anno, tutta la terra intorno cinge di una corona di fiamme il colle sacro, quasi a segnare i confini del dominio spirituale di Maria, nel territorio da lei preferito. Ma mi dovetti accontentare di ammirarla in un ricordo poetico, riandando i versi dolcissimi dell’Aleardi:

Ave Maria, se a te son cari i folti
Vigneti, e gli orti, e la divota china
Là dove al mezzo dell’Adriatico mare
Sorride il colle della tua Loreto,
O mistico geranio delle notti,
Questa notte t’offriamo, e questi fuochi,
Se tu celeste viaggiatrice un clivio
Dell’Appennin sceglievi ove posasse
La povertà della materna casa
Siccome l’orto della tua famiglia,
Questa patria proteggi....

F. Meda.

PAGLIUZZE D’ORO


Lo spettacolo più bello e più commovente del mondo è l’amore misericordioso, che non desidera niente per sè, che vuol soltanto assistere e sanare!...