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214 IL BUON CUORE


al mese a ciascun colono; il prodotto deve esser diviso a metà fra il colono ed il padrone. Dopo due anni il colono ha diritto di comperare il fondo da lui lavorato per un prezzo stabilito in precedenza.

Sono già diversi anni che questa impresa è preparata, ma fino allo scorso aprile, quando io la visitai, solamente cinque orti erano occupati: dei quali quattro da famiglie italiane, uno da una, famiglia spagnuola. Uno dei coloni italiani, un toscano, certo Anacleto Fanfauci, che era colà stabilito da più tempo degli altri, da circa due anni, dichiarava che il retratto dalla vendita degli ortaggi gli era appena bastato per vivere, ma che aveva speranza di fare affari migliori appena che le viti avessero cominciato a dare frutto.

Per facilitare lo smercio degli ortaggi di Medanos il proprietario signor Rosas, sta facendo un mercato apposito di vendita diretta in Bahia Bianca, allo scopo di evitare gli intermediari. Merita di esser notato il fatto che per tutti gli altri orti si stanno cercando esclusivamente coloni italiani, perchè si è convinti che questi soli hanno attitudini e qualità per poter mandare a bene quel genere di impresa. Infatti in quel medesimo luogo si poteva alcuni mesi fa constatare che le medesime piante di vite, piantate in due orti contigui da italiani e da spagnuoli avevano dato risultati ben diversi: mentre le prime già erano alte, le altre erano perite in grande quantità; lo stesso si verificava nella coltura degli ortaggi. Si vedeva chiaramente là il genio dei nostri coloni, che nella industria agricola, negli opportuni esperimenti e nelle maniere abili di fare certe coltivazioni, nel sopperire con mille ingegnose trovate alle più diverse difficoltà naturali del luogo, sanno trionfare di situazioni scabrose e riuscire dove altri, pur essendo buoni lavoratori, soccombono e debbono ritirarsi.

È difficile poter dare un giudizio esatto e sicuro della bontà di quell’impresa, essendo da troppo poco tempo iniziata, e mancando per ora dei risultati, ma è certo che per i coloni essa non offre prospettive di grandi interessi: sia per la poca estensione di terreno concesso, essendo due ettari, anche se coltivati ad ortaggio e frutteto, insufficienti in quel paese, dove la terra è cosi abbondante, al mantenimento di una famiglia normale: sia anche per la località non molto felice per i difetti naturali che abbiamo accennato.

Con ciò non intendiamo dire che prendere uno di quegli orti a coltivare non possa essere un possibile inizio per una piccola famiglia di immigranti, composta solo di tre membri al massimo, la quale si trova colà senza avere in vista niente di meglio.

Fatti questi brevi accenni e considerazioni riguardo alcune zone più in vista del sud della Repubblica Argentina, nei riguardi della colonizzazione, conviene ora che noi esaminiamo tali condizioni di fatto in relazione cogli interessi della nostra emigrazione e coi progetti del Governo Argentino.

È provato cha una volta entrati in Buenos Aires gli immigranti difficilmente trovano il modo di uscirne;
moltissimi, provenienti dalle campagne, vi restano definitivamente per esercitarvi mestieri cittadini, nella speranza di buoni e solleciti salari: invece la disoccupazione è notevole, specialmente nella stagione invernale.

Perciò il Governo Argentino ha aperto a Bahia Bianca fin dal gennaio di quest’anno, con solenne inaugurazione, un Hotel de Inmigrantes, che installato ora in un locale provvisorio, sta per essere trasportato in un bell’edifizio costruito appositamente dal signor Ricardo Rosas, il proprietario della impresa di Medanos surricordata, il quale ne ha fatto dono al Governo Argentino. Questo ricovero funziona come quello già esistente in Buenos Aires, ma in proporzioni ridotte. Presso di quello gli immigranti hanno diritto ad alloggio e vitto per cinque giorni, fino a che, dietro le indicazioni fornite loro dalla stessa Direzione di immigrazione, non hanno trovata occupazione od il luogo adatto per stabilirsi.

Si è inoltre ricorso al metodo di proporre agli emigranti diretti a Buenos Aires, per mezzo di impiegati della Direzione di immigrazione che si recano a bordo dei piroscafi che giungono a Montevideo, di sbarcare invece a Bahia Bianca, per recarsi di là nelle regioni meridionali del Repubblica, mostrandone loro la convenienza, e la maggior possibilità di realizzarvi delle fortune. Si concede peraltro a coloro che non intendono stabilirsi in quelle regioni, il viaggio a spese dello Stato per portarsi in qualsiasi altra parte della Repubblica.

L’esperimento fu già fatto per alcuni vapori provenienti dall’Europa che trasportavano emigranti spagnuoli; ma fino ad ora non ha dato il resultato che il Governo Argentino si aspettava. Quasi tutti gli emigranti sbarcati a Bahia Bianca, dopo essersi recati a visitare i luoghi loro indicati per la colonizzazione, hanno fatto ritorno a Buenos Aires.

Ciò a nostro parere era da prevedersi, sia per la poca preparazione delle zone da colonizzare, a ricevere gli emigranti, sia in parte perchè appunto quest’anno in cui si è iniziato il primo esperimento, quelle regioni erano state fortemente danneggiate dalla grande siccità, e la mancanza di qualsiasi raccolto impediva alla mano d’opera che vi si fosse recata di trovarvi occupazione.

Noi dobbiamo osservare che tale situazione sfavorevole al piano prestabilito dall’Argentina, può aver presto una soluzione: la siccità presumibilmente produrrà effetti della durata di non oltre un anno; e frattanto la richiesta di mano d’opera sarà fra breve assai maggiore, poichè col progredire della canalizzazione delle acque e dei lavori che si stanno facendo, considerevoli estensioni di terreno saranno pronte per essere messe a coltivazione ed avranno necessità di braccia.

Non è difficile quindi di prevedere che continuando il Governo Argentino nei sistemi già adottati, anche la emigrazione nostra sarà richiamata in quelle regioni.

Noi crediamo che in vista di ciò sia dovere dell’Italia domandarsi se convenga che i nostri emigranti si dirigano a quelle regioni.