Pagina:Il buon cuore - Anno XI, n. 17 - 27 aprile 1912.pdf/2

130 IL BUON CUORE


medaglia coniata. Il famoso conio del Pistrucci misura è vero un diametro superiore; ma, eseguito il conio, non si ebbe’ il coraggio di metterlo in azione, pel timore di spezzarlo e noi non lo conosciamo che per le riproduzioni in galvanoplastica. Il medaglione del Johnson segna quindi, per dirla con termine moderno, il record della dimensione delle medaglie coniate.

Al diritto sono rappresentate le due effigi di Vittorio Emanuele II e di Vittorio Emanuele III, colla seguente leggenda:

il regno d’italia sogno di martiri
per volere di popolo e per lealtà di re
in torino proclamato
con roma capitale
nelle feste di progresso di pace
il primo cinqvantenario
celebra

Occupa il centro del rovescio l’Aquila Sabauda circondata da una allegoria del risorgimento composta di moltissime figure e illustrata dai versi danteschi:

                              secol si rinnova
torna giustizia e primo tempo umano
e progenie discende dal ciel nuova.

La medaglia è modellata da G. Castiglioni e incisa dal Cappuccio.



Il libro più bello, più completo, più divertente che possiate regalare è l’Enciclopedia del Ragazzi.


LE ORME DI ROMA




I giornali parigini ne hanno dato l’annuncio: uno degli ultimi monumenti romani di Parigi rivedrà la luce. Pei primi di giugno, liberate dai detriti che ancora le ingombrano, le Arene di Lutezia accoglieranno una folla di spettatori, che andrà ad applaudire un dramma di Luca de Vos sull’imperatore Giuliano.

E’ una storia malinconica, quella delle Arene romane di Parigi. Vennero costruite al tempo di Adriano: ma la barbarie passò come una raffica distruggitrice anche sulle loro pietre, le quali servirono ad elevare un muro di cinta intorno all’isola della Cité. Un governatore imperiale le ricostruì ancora e sotto Chilperico vi si davano ancora delle rappresentazioni popolari. I Normanni, invasori di Parigi, tornarono a distruggerle. Per lunghi secoli, sul luogo passò l’aratro: i monaci del tempo di Pascal vi coltivavano la vigna. Quando, nel 1869, aprendo la Rue Monge, il barone Haussmann, prefetto di Parigi, ritrovò le tracce delle Arene, egli propose all’imperatore di farle rinascere a nuova vita. Ma Napoleone III, assorto in ben diversi pensieri, trascurò la proposta: e la via incominciata venne prolungata attraverso le ruine. Una diecina d’anni più tardi, quando, per il crollo di una casa moderna, un altro angolo dell’antico anfiteatro venne alla luce, Victor Hugo diresse al Consiglio municipale di Parigi una lettera, scongiurando gli edili a salvare quell’ultima memoria di Roma. La voce del poeta trovò ascolto. La parte scoperta e ancora libera venne salvata: è la parte che esiste oggi ancora trasformata in giardino; è la parte stessa che gli architetti municipali restaurano in questo momento per lo spettacolo estivo.

Così Parigi avrà aggiunto anche il suo contributo alla rinascita romana che s’afferma con lo sforzo di tutta una falange di archeologi e di eruditi, da un capo all’altro della Francia. La cronaca quotidiana, sommersa sotto la banalità dei fatti di sangue, o sotto i piccoli fenomeni della vita politica, non ha dato a questa rinascita tutta l’importanza ch’essa presenta. Nel Nord, nel centro, al Sud, si scava, si fruga, s’indaga. Sull’altipiano di Perpignano sono apparse le vestigia di templi e di archi romani. A Bordeaux, due archeologi della Facoltà di lettere hanno ritrovato un vecchio cimitero. Nella Drôme, gli scavi operati al Teatro di Vaison hanno messo alla luce tutto un macchinismo preparato dai Romani pei lavori idraulici. A Lione, su in alto, accanto alla basilica moderna di Fourvières, altre ricerche hanno permesso di scoprire un mosaico magnifico, rappresentante un trionfo di Bacco e delle sale dall’aspetto arcano, ch’eran forse degli antichi serbatoi. Più al Nord, in Normandia, nell’Eure, uno studioso, il Contil, scopre delle ville romane. Nel paese di Lingua d’Oca, a Montlaur, un profano risuscita tutto un villaggio, tutta una piccola Pompei francese. Una venere primitiva è apparsa da un ricercatore che frugava presso Eyzies, nella Dordogna, come l’indizio di altre scoperte prossime. D’altra parte, la serie degli scavi delle dire Alesie, che si disputano l’onore di avere avuto tra le