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IL BUON CUORE 87


Ed essi dicevagli: Come mai ti si sono aperti gli occhi? Rispose egli: Quell’uomo che si chiama Gesù, fece del fango e unse i miei occhi, e mi disse: Va alla piscina di Siloe e lavati. Sono andato, mi son lavato, e veggio. E allora gli dissero: Dov’è colui? Rispose: Nol so. Menano il già cieco ai Farisei. Ed era giorno di sabato, quando Gesù fece quel fango, e aprì a lui gli occhi. Di nuovo adunque l’interrogavano anche i Farisei, in qual modo avesse ottenuto:l vedere. Ed e:disse loro: Mise del fango sopra i miei occhi e mi lavai, e veggio. Dicevan perciò alcuni dei Farise:: Non è da Dio quest’uomo, che. non osserva il sabbato. Altri dicevano: Come può un uomo peccatore far tali prodigi? Ed erano tra loro in scissura. Dissero perciò di nuovo al cieco: Tu che dici di colui, che ti ha aperti gli occhi? Egli rispose loro: Che è un profeta. Non credettero però i Giudei, che egli fosse stato cieco e avesse ricevuto il vedere, sino a tanto che ebber chiamati i genitori dell’illuminato. E li interrogarono, dicendo: È questo quel vostro figliuolo, il quale dite che nacque cieco? come dunque ora ci vede? Risposer loro i genitori di lui, e dissero: Sappiamo che questi è nostro figliuolo, e che nacque cieco; come poi ora ei vegga, nol sappiamo: e chi gli abbia aperti gli occhi, noi nol sappiamo; domandatene a lui, ha i suoi anni; parli egli da sè di quel che gli appartiene. Così parlarono i genitori di lui, perchè avevan paura dei Giudei; imperocchè avevan già decretato i Giudei, che, se alcuno riconoscesse Gesù per il Cristo, fosse cacciato dalla sinagoga. Per questo dissero i genitori di lui: Ha i suoi anni, domandatene a lui. Chiamarono adunque di bel nuovo colui, che era stato cieco, e gli dissero: Dà gloria a Dio: noi sappiamo, che questo uomo è un uomo peccatore. Disse egli loro: Se ei sia peccatore, nol so: questo solo io so, che io era cieco, e ora veggio. Gli dissero: perciò: Che ti fece egli? Come aprì a te gli occhi: Rispose loro: Ve l’ho già detto, e l’avete udito: perchè volete sentirlo di nuovo? Volete forse diventar anche voi suoi discepoli? Ma essi lo strapazzarono, e dissero: Sii tu suo discepolo, quanto a noi siamo discepoli di Mosè. Noi sappiamo, che a Mosè parlò Dio: ma costui non sappiamo donde ei sia. Rispose colui, e disse loro: E qui appunto sta la meraviglia, che voi non sapete, donde ei sia, ed ha egli aperti i miei occhi. Or sappiamo, che Dio non ode i peccatori: ma chi onora Dio e fa la sua volontà, questi è esaudito da Dio. Dacchè mondo è mondo, non si è udito dire, che alcuno abbia aperti gli occhi a un cieco nato. Se questi non fosse da Dio, non potrebbe far nulla. Gli risposero, e dissero: Tu sei venuto al mondo ricoperto di peccati, e tu ci fai il maestro? E lo cacciarono fuora. Sentì dire Gesù, che lo avevan cacciato fuora, e avendolo incontrato, gli disse: Credi tu nel Figliuolo di Dio? Rispose quegli e disse: Chi è egli Signore, affinchè io in lui credo? Dissegli Gesù: E lo hai veduto, e colui che teco parla, è quel desso. Allora quegli disse: Signore, io credo.,E prostratosi lo adorò.

S. GIOVANNI, Cap. 9.


Pensieri.

Gesù risponde — con una parola di conforto — a chi cerca ragioni umane nelle dolorose infermità degli uomini.

Con Cristo, la disgrazia, lo sventurato non è la conseguenza del crudele destino, del fato ingiusto e violento: la sventura ha pur essa una ragione superiore, una soluzione santa; è un mezzo per dar gloria a Dio e santificarsi.

Se lo assicura Gesù, non imputando la cecità di quell’infelice nè, ai proprii peccati, nè alle colpe dei genitori: così si manifesterà in modo migliore la gloria di Dio: nella paziente rassegnazione del tapino si loda il Signore: nella carità pietosa dei fratelli se ne esaltò
la sua divina bontà: nell’opera di soccorso splende di inusitato splendore la cristiana carità.

A voi, figli della sventura, a voi disgraziati, a voi a cui il mondo getta il suo grido di separazione e di orrore, a voi il conforto della carità, della pietà cristiana, a voi la gioia ed il privilegio di lodare e glorificare più ampiamente il Signore! Voi siete chi avvicina e confonde il ricco col povero, il fortunato ed il figlio della sventura, chi abbassa il potente verso il derelitto, chi piega il capo superbo ed orgoglioso davanti ai misteri dell’umana infermità!

Davanti a voi quante domande attendono risposte impossibili all’orgoglio, alla potenza, alla scienza umana!

Assai più pericolosa e di danno della cecità corporale è la cecità dello spirito. Ci muove a compassione chi brancica nel bujo sotto il pieno raggio di sole... perchè non ci muovono a ben più forte pietà i mille e mille, la stessa nostra società, forse un famigliare che si perde nel bujo fitto del dubbio, del più vero s:etticismo, che tortura il suo spirito anelo, sitibondo di vero, di ideale sotto la plumbea cappa d’un materialismo che schiaccia fino a soffocarci... perché in tanta luce di vero non ci muovono a dolore generoso energie sane, volontà forti, nobili, intelletto traviato dietro falso luccicare di fatue fiamme.... Perchè?

Non è questa cecità ben peggiore?!

Alla leggerezza della primiera età segue una sbrigliata gioventù: la vita piena esuberante viene buttata dietro il piaceri, dietro figure seducenti, dietro i veleni dell’animo e del corpo: la virilità nei suoi ultimi guizzi viene spesa nel riparare le falle passate ed il sopraggiungere degli ultimi anni non sono che il sano rimpianto delle... ghiande d’un dì.... Dove per costoro trovasi il sole: il raggio che illumina, che guida?

Non sono degli sperduti nel mare della vita?

La mente corre ai grandi rimedi. No! Cristo guarì il cieco nato col rimedio più inadatto.

La nostra società erra nel cercare il rimedio di tanto male fisico e morale.

E’ la buona società che affatica e si stanca nel piacere delle serate, delle conferenze, dei festini pro-beneficenti a.... Credono così d’operare miracoli di carità, di generosità e non s’avvedono del proprio egoismo: figurerà il loro nome, la loro offerta etc.... Signori, continua il camerata cristianizzato e camuffato da... quaresima. Color violetto! No! no, la carità — a detto dell’Apostolo — è quieta, nascosta, tranquilla: ricordate l’obolo della vedova a preferenza della ricca offerta del fariseo.

Per la cecità morale, per la spirituale meno ancora occorrono i grandi rimedi, le grandi riforme, il nuovo. Meno, meno assai. Occorre umiltà: umiltà di ricerca, non disdegnare di trovare giovevole, necessario anche il più infermo, e più umile istrumento di salute.

Nè dico neghittosità, pigrizia. Questa non fu mai una virtù, meno poi la virtù dell’umiltà, quella grande virtù che sta e prospera in quell’anime — davvero straordinarie — che vogliono e pongono meta alla propria perfezione la medesima perfezione di Dio.

O anime sitibonde di vero, di bene, di ideale! anime belle che Cristo aspetta per guarirci, non vi staccate da Lui. Mettetevi sul suo cammino... l’incontrerete.

Egli è luce, egli è vero, egli è bontà, è giustizia, è carità, è amore.... Dilatate l’occhio dello spirito... non paventatene il benefico influsso, lanciatevi in quell’oceano: là vi troverete guariti dal bujo e sentirete l’onda di gioia e purissimo piacere che la luce cristiana pioverà sul nostro spirito.

B. R.