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IL BUON CUORE 61


per opera di Guiniforte Solari, se non presenta all’esterno un’architettura ricercata, è però fra quelle di grandissimo interesse che segnano un caratteristico periodo d’arte; essa viene ad aggiungere un anello di più alla preziosa collana di monumenti che ai giorni nostri ci parlano ancora della grandezza del passato e della nostra cara arte lombarda. Ma se la fronte della Chiesa non sarà fra le più ricche, essa però si collegherà nuovamente alle linee del fianco a cappelle e si armonizzerà con le pitture che a poco a poco si vengono a scoprire nell’interno.

L’inizio delle opere di restauro della fronte ha messo in evidenza la necessità di restaurare ancora altre parti pregievoli del monumento, quale il fianco che reclama lavori urgenti di conservazione; ha richiamato l’attenzione sulle bellissime decorazioni pittoriche delle volte quasi totalmente coperte dalla calce e deteriorate dalle infiltrazioni pluviali: ha fatto meglio apprezzare le originarie forme della Chiesa, ora in parte nascoste da ripieghi necessari all’esercizio del culto; ha mostrato infine non solo la necessità di un restauro della fronte, ma di un’opera lenta e completa di conservazione prima ancora che di restauro, perchè con la Chiesa note si abbiano a perdere i tesori d’arte ancora nascosti all’ammirazione degli studiosi, ora sopratutto che le saggie disposizioni comunali verranno a modificare e migliorare le adiacenze della Chiesa.

Ed a tutto questo ancora intende l’opera perseverante del Comitato, lusingato dal favore che la sua iniziativa ha incontrato, sorretto dagli appoggi morali e materiali che gli furono benevolmente concessi, conscio delle responsabilità artistiche e finanziarie dell’opera sua. Sorto per il semplice restauro della fronte, il Comitato non ha esitato ad abbracciare il più vasto orizzonte. E subito ha creduto suo obbligo di provvedere alla conservazione del Tempio col rifacimento completo dei tetti che il tempo aveva deteriorati in modo impressionante. Ora mentre per la nobilissima munificenza del Sen. Luca Beltrami si stanno sottraendo dall’obblio e dallo sfacelo pregievoli pitture (rappresentanti la vita e la morte di S. Giovanni Battista) di una delle cappelle (quella attigua all’altra detta del Grifo già in parte restaurata per cura del Nob Guido Cagnola), il Comitato sta provvedendo agli studi per il restauro esterno delle cappelle, completando la fronte con il fianco della Chiesa: e dopo il fianco verso la strada sarà il fianco verso il cortile dell’Orfanotrofio Maschile: ed ancora, la ricerca delle decorazioni pittoriche delle volte s’impone con la suggestione di un sogno vagheggiato.

E chi non potrebbe immaginare la visione di questa Chiesa semplice ed ingenua all’esterno, come i frati che l’hanno edificata — e radiosa per le pitture delle crocere e cappelle — come la fede che le ha ispirate!

Il restauro di S. Marta della Pace, teste ridonata al suo antico splendore, può dare un’idea luminosa di quello che potrà divenire anche S. Pietro in Gessate.

Ma a questo vasto programma, a questo nobilissimo compito di conservare e rievocare tanti tesori d’arte, è necessario che vengano in aiuto autorità e cittadinanza.
Già il Governo a mezzo della R. Soprintendenza e del R. Economato dei B. V., già il Municipio ed il Cardinale Arcivescovo di Milano, già benefattori (col legato Belloni con sottoscrizioni — e col concorso alla pesca di beneficenza dello scorso anno) mostrarono di apprezzare l’opera del Comitato offrendo i mezzi efficaci allo scopo; ma ancora molto si deve aspettare dagli Enti costituiti e dall’iniziativa privata per dare compimento ad un lavoro paziente ma continuo, con l’unico scopo di ridare alla città un insigne monumento strappato all’ingiurie del tempo ed a quelle degli uomini. Il Comitato ha fede in questa sua opera: e la fede ha sempre dato la forza magnanima dell’ardimento, la soddisfazione ineffabile della riuscita.

Per tutto questo il Comitato promotore dei restauri della Chiesa di San Pietro in Gessate, fidente nell’aiuto di tutti coloro che si interessano del culto, dell’arte e dei monumenti di Milano, si rivolge alle loro provate benemerenze per essere in grado di presto condurre a termine la bella, la nobile impresa.

N. B. — Le offerte si possono indirizzare: alla Sede del Comitato, Prof. A. Avancini, Via Vigentina, 17, al Presidente della Commissione finanziaria, Sac. Antonio Pecoroni, Via Bellini, 2, al Cassiere, signor Alessandro Corba,. Corso di P. Vittoria, 53.

Le nostre emigrate

St Rambert en Bugey

(Ain-Francia),


Nella importantissima «Filatura de chape de Lyon», stabilita a S. Rambert en Bugey, si trovano da parecchi anni da settecento a ottocento operaie italiane quasi tutte piemontesi. È stata costituita fra di esse, or sono quattro anni, una Associazione cattolica, intitolata «La Bella Italia» che ha per iscopo il mutuo soccorso ed il miglioramento morale dei suoi membri. Il zelantissimo e molto reverendo Adolfo Gamet, parroco del luogo, tiene a disposizione delle socie una magnifica e spaziosa sala, dove esse si radunano tre sere della settimana per sane ricreazioni ed utili lavori. Al presente le socie sono in numero di 150 circa. Ed è ovvio dire quale bene materiale e spirituale ne venga alle nostre sorelle emigrate. Lo stesso benemerito reverendo parroco fa venire a sue spese, due volte all’anno, dei sacerdoti italiani a tener loro degli esercizi spirituali che durano tre giorni e che sono per quelle povere creature lontane una vera sorgente di benedizione di conforto.

Patrona della «Bella Italia» è Sant’Agnese. Nella ricorrenza della cui festa ebbero luogo di questi giorni i suddetti esercizi tenuti in italiano, da un sacerdote valdostano. Fu commovente ed edificante lo spettacolo di quella chiesa affollata dalla colonia italiana numerosissima che assistette a tutte le funzioni con fervore spontaneo e profondo. Quasi quattrocento di quelle buone fanciulle si accostarono alla sacra mensa nel giorno di chiusura degli esercizi.