Pagina:Il buon cuore - Anno XI, n. 01 - 6 gennaio 1912.pdf/7


IL BUON CUORE 7


parmi? Ed eglino non compresero quel che Egli aveva lor detto. E se ne andò con essi, e fe’ ritorno a Nazareth, ed era ad essi soggetto. E la Madre sua di tutte queste cose faceva conserva in cuor suo. E Gesù avanzava in sapienza, in età e in grazia appresso a Dio e appresso gli uomini.

S. LUCA, Cap. II, 2.


Pensieri.

I nostri buoni esegeti trovano la spiegazione ragionevole dello smarrimento di Gesù nell’uso — ormai fatta legge — che viaggiando si tenessero gli uomini cogli uomini e le donne da sole esse pure, ed indifferentemente cogli uni o colle altre i bambini. Avvenne così che si smarrisse Gesù.

Come ripeto, la spiegazione è lampante. Ma ciò non mi pare esaurisca il brano evangelico. Troppo facile rilevare il disegno di Dio, di Gesù in questo fatto: la risposta di Cristo alla madre mi garantisce che ciò era stato ideato e voluto da Gesù medesimo, nè si può ascrivere al caso ciò che avrebbe dato grande insegnamento ai secoli ed alle genti future.

Ed allora?... Me lo spiego — dalla parte dei desolati genitori — col «qui sanctus est, sanctificetur adhuc!» I genitori suoi potevano dormir fra due guanciali riguardo al loro divin figlio così buono, cosi docile, cosi assennato, così ometto.... rallentarono nelle cose di Dio un momento l’ardore dei loro affetti, delle loro cure, delle ansie e Dio non fugge si nasconde per essere cercato, desiderato, inseguito. Ineffabile giuoco di carità e d’amore nella via della santità.

Amici miei, non accuso quei santi che furono Giuseppe e Maria di minor cura, no, no.... Non si preoccuparono di Gesù come voleva la circostanza, mi pare. E Dio approfitta di questo istante e si fa cercare.

Non occorre che la colpa grave ci tolga da Dio, dalla sua grazia. La colpa grave rompe violentemente il dolce connubbio dell’intelletto col vero, del cuore colla grazia, ma se non questo quante volte basta una distrazione anche lecita, onesta ad impallidire la figura di Dio, ad impedire quelle emozioni soavi della grazia che sanno imparadisarci anche qui.... dove ci sembrerebbe impossibile trovar un pochino di bene.

Il sole è sole: il suo raggio mai e più mai diminuisce d’intensità e luce: copiosa, abbondante, allegra piove a noi, ma se a lui opponete una nube pare che questo attutisca la vivacità del raggio e qui ci arriva quasi freddo.

Dio non manca nelle sue azioni sugli uomini; l’uomo toglie sempre, ognora, dappertutto, ogni ostacolo all’azione divina?

Non è cattivo quel giovane. Pio, credente, praticante dentro il chiuso del tempio è un angelo. Intorno a lui il profumo trae d’ogni virtù. Indulge al tempo: piega ai fiori del mondo e s’accomuna colla gioia che furoreggia nei mondani. Non accosta il labbro alla tazza dei piaceri, solo in questa stagione sente minor il senso dell’orrore, e della ripugnanza ai cattivi! Il raggio divino impallidisce al suo spirito. Gesù s’è ritirato nel tempio.

È la pia fanciulla, l’onor della casa, il giglio della terra. L’ambiente di foco l’investe.... dal primo errore
passa al compatimento della follia umana. Ama il piacer della grazia, non la distrurba il rumor della danza. Perchè sono cessate in lei le consolazioni caste e pure del tempio, del tabernacolo, di Gesù.

Non la dite cattiva.... non la dite fredda: Gesù è il suo amore, l’anima sua, il suo sospiro.... S’è ritirato alquanto quando si vede posto allato altri pur leciti piaceri che non son di cielo.

R. R.

L’ARCIVESCOVO DI GENOVA

Rimpianto da tutti, è spirato improvvisamente l’Arcivescovo di Genova, Mons. Pulciano.

Il Corriere d’Italia così parla dell’illustre defunto:

«Di carattere ferreo, a volte anche duro, egli destò dapprincipio malumori e bizze, certo a torto: forse non lo si comprese. Questa sua inflessibilità nel pretendere la più rigida osservanza della disciplina ecclesiastica con la sua severità verso il clero e le corporazioni religiose da lui dipendenti, tradivano l’alta e grande concezione che egli aveva del suo apostolato, e se egli era rigido e severo con gli altri, altrettanto rigido e severo era con se stesso. Lavoratore infaticabile, tutelatore assiduo degli interessi della Chiesa e della diocesi sua, egli volle che questa tenesse alto il suo prestigio, fosse esempio di decoro e di disciplina. E vi era riuscito. Qualche atteggiamento, qualche suo atto potè forse essere malgiudicato, ma è sempre vero che egli sapeva attenuarli con infinita bontà e gran tesoro di amore, ed è questo che fa grande il compianto; si sicorda con compiacimento sincero il suo disinteresse, il suo accorrere paterno in ogni gioia ed in ogni lutto dei suoi figli. Sono di poco lontani i giorni in cui una terribile epidemia minacciò la nostra Liguria — in qualche località essa menò anzi strage — ed in quella occasione mons. Vescovo fu il primo ad accorrere. Lo sanno i lazzaretti di Genova e di Sori, ma specialmente quello di Bosio, ove maggiormente infierì l’epidemia e dove, nella fuga" di tutte le autorità egli fu il primo a portare la parola di conforto e di amore.

«I giornali lo riportarono in quel tempo, Mons. Pulciano usciva dal lazzaretto pieno di dolore e nel ritorno incontrava l’automobile del deputato socialista Canepa e delle autorità, che solo allora si recavano sul luogo.

«S. E. mons. Edoardo Pulciano nacque a Torino il 18 novembre 1852; fu preconizzato a Casale il 14 marzo 1887, consacrato a Torino il 15 maggio dello stesso anno. Fu l’11 luglio 1882, traslato a Novara, e successivamente, il 16 dicembre 1901, promosso a Genova.

«Era conte romano, prelato domestico di S. S., assistente al Soglio Pontificio, abate perpetuo di S. Siro e S. Maria Immacolata, legato transmarico della S. Sede Apostolica, gran Cancelliere del collegio teologico di S. Tommaso d’Aquino, dottore aggregato alla facoltà teologica di Torino, comm. dei SS. Maurizio e Lazzaro, canonico ordinario della cattedrale di Montpellier».