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384 il buon cuore
io tante volte, leggendo un predicatore secentista, mi son detto a me stesso: Oh, quanto sarei savio, se facessi quanto dice questo matto!»

Nei lettori può essere sorto il desiderio di avere un qualche saggio delle prediche di questi savii matti: e noi li accontentiamo subito.

Ecco un brano del Padre Gesuita Negroni, nel discorso detto nel Duomo di Milano, il 4 novembre 1602: «L’animo di Carlo, a guisa di quella davidica colomba uscita e sprigionata dalla gabbia di corpo mortale, col petto inargentato di innocenza, col dorso indor sto di carità, col collo fasciato et cinto dal vago cangiante delle altre virtù sovrumane, portato dalle ali della divina grazia e dei propri meriti ratta volò direttamente sopra il cielo in Paradiso, dove posatasi nel nido dell’eternità....»

Poi parlando di S. Domenico dice: «ecco che nasce nella Cattolica Spagna quel generoso Cane di Domenico, il quale abbaiando colle prediche, e mordendo con le dispute...»

Per far buon sangue, aggiungiamo un altro saggio, l’esordio del discorso del Padre Gavante, che pure era dotto distinto: «Veggo luce e veggo tenebre, se pure le tenebre vedere si possono. Chiarissima luce veggo, profondissime tenebre; luce che mi toglie gli occhi; tenebre che me li chiudono; luce, che non però dilegua le tenebre; tenebre che neppure offuscano la luce. Nè manco è la luce, che succeda a tenebre, nè tampoco sono tenebre dopo la luce; ma le veggo insieme (non vedendole) in un tempo medesimo, in un soggetto stesso: ed è immensa luce, e sono immense tenebre. O prodigio, o portento divino!

«Non dite voi, o Signori Illustrissimi e Reverendissimi, che la gloria anche di qua è splendore e luce? parimenti che la cristiana umiltà è oscurità e tenebre? Dunque quanta luce, quante tenebre nel Santo nostro Cardinale Carlo, tutta umiltà, e insieme tutta gloria?»

Finiamo con un brano del dottor Gerolamo Carandini dei Canonici Regolari Lateranesi, tolto da un discorso detto in Duomo nel 1605. Dopo aver ricordato Atlanta e Fatonte ed Icaro, cosi saluta il Card. Federico: «Federico, di fede ricco....» e aggiunge: «Hor, mentre poco pratico guerriero scioglio dal lido della mia bocca, la nave della mia orazione, carica delle preziosi merci delle laudi del Beato, e col vento del mio fiato, e coi remi delle mie mani, per la marina le spingo dal vostro consesso, ondeggiante al mio dire, fate vi prego col silenzio bonaccia, perché riceva entro l’orecchio porto....».

Questa predica, udita adesso, desterebbe il senso della più viva ilarità: allora destava interesse e ammirazione. Questione di tempi di gusti. Non si sapeva, dice il chiaro au-
tore, concepire, scrivere, disegnare che a questo modo. Si viveva di caricature e di bisticci.

E a conferma ricorda un bisticcio, che noi, per stare in carattere, poniamo qui a chiusa della nostra breve recensione.

«Chi percorre la valle Anzasca in uno dei gruppi di case che sono a sinistra della via postale in cui si trova Piedimulera, può leggere su un camino: «Io mi chiamo camino, e pur son fermo».

L. V.



DIARIO ECCLESIASTICO


26 novembre — Domenica terza d’Avvento — S. Corrado vesc.
27, lunedi — Ss. Massimo e Virgilio.
28, martedi — S. Sostene m.
29, mercoledi — S. Saturnino m.
30, giovedi — S. Andrea ap.
1 dicembre, venerdi — S. Castriziano.
2, sabato — S. Bibiana m.

Adorazione del SS. Sacramento.

26, domenica — A S. Bartolomeo.
30, giovedi — A S. Francesco da Paola.


Nella chiesa di S. Maria Ara-Cœli, Via Fatebenefratelli, 9, Domenica, 26, vi sarà la festa di S. Giovanni di Dio colle seguenti funzioni:

Ore 9.30: Messa conventuale — Breve discorso.

Ore 16.45: Rosario — Panegirico — Benedizione solenue.

NB. — Indulgenza plenaria a quelli che confessati e comunicati visitano questa Chiesa.



PICCOLA POSTA


MILANO. — Signore Capi-Gruppo del Comitato della Fiera. — Il giorno 30 corr. alle 14 i banchi saranno pronti nel Salone di Via Vivajo, aspettando d’esser coperti dalle soffici montagne d’indumenti per i poveri, da oggetti svariati che attireranno i compratori, speriamo numerosi e generosi.

MILANO. — Allieve dell’Istituto dei Ciechi. — Grazie a nome dei nostri fratellini e delle nostre sorelline dell’Asilo, di tutti gli altri poveretti dei quali diventate pietose benefattrici coi vostri lavori tanto ben preparati per la Fiera a loro vantaggio.




Gerente responsabile.

Romanenghi Angelo Francesco.


Milano. Tip. L. F. Cogliati, Corso P. Romana, 17.