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il buon cuore | 367 |
S. MATTEO, cap. 24.
Pensieri.
A dar maggior peso alle proprie parole, a richiamare una più profonda attenzione nei suoi apostoli, Cristo richiama «l’orror della desolazione» di Daniele profeta, e s’accinge a volta sua a parlare della opera sua non più di Redentore, ma di Giudice.
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La venuta di Cristo viene da lui medesimo annunciata così: «Come il lampo esce dall’Oriente e compare in Occidente, così sarà la venuta del Figlio».
Già nel Vangelo sta scritto che «ogni giudizio il Padre ha confidato al Figlio» ma qui si nota e manifesta il terribile modo di sua apparizione.
Nella notte densa e tenebrosa della malizia umana, nella notte delle indefinite colpe degli uomini, nella notte oscura delle verità religiose, della morale cristiana, delle opere buone, nella notte terribile sopra quel mare immenso che sarà stata la vita umana per tutto lo spazio, per tutti i tempi, d’improvviso tanta tenebre d’un sobbalzo verrà illuminata da un lampo di folgore.... Ripiomberà tantosto in più densa tenebra, ma quell’istante basterà al Figliuol dell’Uomo per il trionfo del vero, del bene. Sarà stato sufficiente un’istante di luce per la fuga delle tenebre e l’orrore del vizio: sara più che sufficiente a Cristo il muover del ciglio per far alato il trionfo della verità oppressa, della virtù conculcata.
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Ha detto il Signore: «Chiunque avrà dato gloria a me io lo farò glorioso».
Si rende gloria a Dio mediante l’opere buone: riflettendo in terra parte di quel bene che Dio — prima che il mondo fosse — operava nel cielo.
Argomento di consolazione! Quante sofferenze patite, quante secrete torture in un anima innocente al contatto forzato di tante cattiverie e di tante iniquità!... quante lotte nel cuore d’una madre sul futuro dei figli teneri, pel figlio lontano, sulla gentile che le cresce allato, fiore vergine oggi... forse domani!... quale ansia per il giovane gagliardo da mille insidie or aperte, or ascose, or violenti, or blande per essere fedele al timido ambiente di casa, alle cure dei genitori, a Cristo!
L’Apostolo S. Paolo a questo pensiero così conchiudeva: «....per questo ho giudicato un discapito tutte le cose e le stimo come rifiuto per fare acquisto di Cristo, affine di conoscere Lui e l’efficacia della sua risurrezione e la partecipazione dei suoi patimenti confermatemi dalla morte di Lui, onde in qualche modo giunga io pure alla risurrezione da morte».
Parole augurali e sante! Ogni cosa quaggiù non vivificata dal pensiero di Cristo è frutto sterile o di morte: in unione a Cristo ogni minima cosa si trasnatura e si rende frutto di vita eterna.
R. B.
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