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il buon cuore 367
l’un l’altro. E usciranno fuori risolti falsi profeti, e sedurranno molta gente. E per essere soprabbondata la iniquità, raffredderassi la carità in molti. Ma chi persevererà sino alla fine, questi sarà salvo. E sarà predicato questo Vangelo del regno per tutta la terra, per testimonianza a tutte le nazioni, e allora verrà la fine. Quando adunque vedrete l’abbominazione della desolazione, predetta dal profeta Daniele, posta nel luogo santo (chi legge comprenda): Allora coloro che si troveranno nella Giudea, fuggano ai monti, e chi si troverà sopra il solaio, non iscenda per prendere qualche cosa di casa sua, e chi sarà al campo, non ritorni a pigliar la sua veste. Ma guai alle donne gravide o che avranno bambini al petto in quei giorni. Pregate perciò che non abbiate a fuggire di verno o in giorno di sabato. Imperocchè grande sarà allora la tribolazione, quale non fu dal principio del mondo sino a quest’oggi, nè mai sarà. E se non fossero accorciati quei giorni non sarebbe uomo restato salvo; ma saran no accorciati quei giorni in grazia degli eletti. Allora se alcuno vi dirà: Ecco qui, o ecco là il Cristo: non date retta. Imperocchè usciranno fuora de’ falsi cristi e de’ falsi profeti, e faranno miracoli grandi e prodigi da fare che siano ingannati (se è possibile) gli stessi eletti. Ecco io ve l’ho predetto. Se dunque vi diranno: Ecco che egli è nel deserto: non vogliate movervi: Eccolo in fondo della casa, non date retta. Imperocchè siccome il lampo si parte dall’oriente, e si fa vedere sino all’occidente; così la venuta del Figliuolo dell’uomo. Dovunque sarà il corpo, quivi si raduneranno le aquile. Immediatamente poi dopo la tribolazione di quei giorni, si oscurerà il sole, e la luna non darà più la sua luce, e cadranno dal cielo le stelle, e le potestà de’ cieli saranno sommosse. Allora il regno del Figliuol dell’uomo comparirà nel cielo; e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra e vedranno il Figliuol dell’uomo scendere sulle nubi del cielo con potestà e maestà grande. E manderà i suoi angeli, i quali con tromba a voce sonora raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un’estremità dei cieli all’altra. Dalla pianta del fico imparate questa similitudine: quando il ramo di essa intenerisce, e spuntano le foglie, voi sapete che la state è vicina: così ancora, quando voi vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino alla porta. In verità io vi dico, non passerà questa generazione, che adempite non siano tutte queste cose. Il cielo e la terra passeranno: ma le mie parole non passeranno. Quanto poi a quel giorno e a quell’ora nessuno lo sa, nemmeno gli angeli del cielo, eccetto il solo Padre. E come (fu) ai tempi di Noè, così sarà ancora al venire del Figliuol dell’uomo. Imperocchè siccome nei giorni avanti al diluvio gli uomini se ne stavano mangiando e bevendo, sposando e dando a marito le donne, sino a quel giorno che Noè entrò nell’arca, e non si detter pensiero, fino a tanto che venne il diluvio, e uccise tutti; così sarà alla venuta del Figliuol dell’uomo. Allora due saranno in un campo: uno sarà preso, e l’altro abbandonato. Due donne saranno a macinare al mulino; una sarà presa, e l’altra abbandonata. Vegliate dunque perchè non sapete a che ora sia per venire il Signore vostro.

S. MATTEO, cap. 24.


Pensieri.

Una prima lettura può darci l’impressione d’una discontinuità nel discorso di Cristo. Così non è in realtà. Agli Apostoli risponde nella prima parte con
linguaggio presente, predicendo il futuro: nella seconda Gesù — che intende più l’opera morale e spirituale che non ciò che sarà di Geruralemme città — passa al tipo da detta città rappresentato nei redenti di Lui, nel giudizio che verrà a dire l’ultima, suprema parola sull’opera del mondo.

A dar maggior peso alle proprie parole, a richiamare una più profonda attenzione nei suoi apostoli, Cristo richiama «l’orror della desolazione» di Daniele profeta, e s’accinge a volta sua a parlare della opera sua non più di Redentore, ma di Giudice.

La venuta di Cristo viene da lui medesimo annunciata così: «Come il lampo esce dall’Oriente e compare in Occidente, così sarà la venuta del Figlio».

Già nel Vangelo sta scritto che «ogni giudizio il Padre ha confidato al Figlio» ma qui si nota e manifesta il terribile modo di sua apparizione.

Nella notte densa e tenebrosa della malizia umana, nella notte delle indefinite colpe degli uomini, nella notte oscura delle verità religiose, della morale cristiana, delle opere buone, nella notte terribile sopra quel mare immenso che sarà stata la vita umana per tutto lo spazio, per tutti i tempi, d’improvviso tanta tenebre d’un sobbalzo verrà illuminata da un lampo di folgore.... Ripiomberà tantosto in più densa tenebra, ma quell’istante basterà al Figliuol dell’Uomo per il trionfo del vero, del bene. Sarà stato sufficiente un’istante di luce per la fuga delle tenebre e l’orrore del vizio: sara più che sufficiente a Cristo il muover del ciglio per far alato il trionfo della verità oppressa, della virtù conculcata.

Ha detto il Signore: «Chiunque avrà dato gloria a me io lo farò glorioso».

Si rende gloria a Dio mediante l’opere buone: riflettendo in terra parte di quel bene che Dio — prima che il mondo fosse — operava nel cielo.

Argomento di consolazione! Quante sofferenze patite, quante secrete torture in un anima innocente al contatto forzato di tante cattiverie e di tante iniquità!... quante lotte nel cuore d’una madre sul futuro dei figli teneri, pel figlio lontano, sulla gentile che le cresce allato, fiore vergine oggi... forse domani!... quale ansia per il giovane gagliardo da mille insidie or aperte, or ascose, or violenti, or blande per essere fedele al timido ambiente di casa, alle cure dei genitori, a Cristo!

L’Apostolo S. Paolo a questo pensiero così conchiudeva: «....per questo ho giudicato un discapito tutte le cose e le stimo come rifiuto per fare acquisto di Cristo, affine di conoscere Lui e l’efficacia della sua risurrezione e la partecipazione dei suoi patimenti confermatemi dalla morte di Lui, onde in qualche modo giunga io pure alla risurrezione da morte».

Parole augurali e sante! Ogni cosa quaggiù non vivificata dal pensiero di Cristo è frutto sterile o di morte: in unione a Cristo ogni minima cosa si trasnatura e si rende frutto di vita eterna.

R. B.




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