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In Austria la riunione generale della Lega contro il duello, tenuta sotto la presidenza del conte Geroslao Thun, che come si sa è cognato dell’Arciduca ereditario, fu informata che nell’anno le giurie della lega avevano onorevolmente e pacificamente risoluto otto vertenze d’onore. Si compiacque dell’enorme diminuzione del duello nell’esercito, dovuto in gran parte alla vigilanza del ministro della guerra oggi dimissionario, barone Schdnaich, generale di fanteria, sopra le giurie d’onore militari create nel 1908, e che in parte furono prese a modello in Italia dai ministri Casana e Mirabello. Le cifre dei duelli militari, così considerevoli quando 11 anni addietro sorse il primo Comitato antiduellista, e fu appunto a Vienna, sono andate scemando tanto da finire a zero. Tra i 18 mila ufficiali dell’Impero, dal gennaio 1910 a oggi, nessuna coppia si è battuta più.

Ora la Lega austriaca si sta adoperando per rendere obbligatorio l’intervento delle giurie anche nelle vertenze tra militari e borghesi, non credendo essa sufficiente il provvedimento, col quale il ministero della guerra ha soltanto permesso questo intervento, quando la parte borghese liberamente lo invochi.

Molte questioni fra studenti viennesi sono state risolute dalla speciale Lega universitaria «per il miglioramento della difesa dell’onore», la quale si sta adoprando per costituire stabilmente un Consiglio generale d’onore per gli studenti. A Praga si nota lo stesso movimento, il cui frutto più visibile è stato il deferimento di cinque vertenze ad un Consiglio che fu presieduto dal giovane Emilio d’Hofmannsthal, l’apostolo dell’antiduellismo giovanile in Austria.

Nella Polonia Austriaca la Lega per la difesa dell’onore, riunitasi sotto la presidenza del principe Czartoryski dette conto di diciassette vertenze da essa risolute nell’anno scorso ed ebbe notizia d’un’inchiesta fatta da medici, sull’esempio italiano, per raccogliere l’opinione dei colleghi sull’intervento di sanitari negli scontri. La maggioranza degli interrogati aveva risposto che un tale intervento costituisce un complicità colpevole.

In Ungheria la Lega ha regolato nei mesi d’inverno assai affari: ha preparato un largo appoggio alla proposta del deputato Richter per una riforma del codice penale; ha stabilito un concorso con premio di 500 corone al migliore scritto per propagare l’antiduellismo fra i giovani; si adopra pei Consigli d’onore nelle scuole superiori e medie.

Nella città di Pecs il Comitato dei medici studia il modo che essi si astengano coercitivamente dagli scontri in specie se medici militari, e in caso di permesso straordinario, il loro intervento sia gratuito per essi e frutti una contribuzione dei duellanti in favore di istituti benefici.

Nella città di Hont un club elegante — serva ciò di esempio anche in Italia, ove occorre — interrogato da un membro che a provocazioni non volle rispondere per vie cosi dette cavalleresche, ha dichiarato «che il Club deve incoraggiare gli sforzi dei suoi soci in favore del progresso e della civiltà e quindi non può obbligarli a cercare una riparazione all’onore nelle armi».

In Spagna sarebbe troppo lungo l’enumerare tutto ciò che negli ultimi tempi si è fatto, in gran parte per opera di ufficiali in attività di servizio. Il numero dei Comitati attivi vi supera di molto il centinaio e quello dei soci si conta per parecchie diecine di migliaia. I duelli fino a pochi anni addietro frequentissimi, sono oramai più che altro un ricordo. Una commissione del Comitato centrale, composta del presidente S. E. Ugarte, d’un generale, d’un colonnello e di due altri elevati personaggi, ha presentato al Re una pergamena, come diploma della sua carica di presidente onorario. Il Re l’ha ricevuta con grande onore dicendosi fervente fautore degli ideali della Lega. Egli darà uno dei sei premi pel concorso di scritti antiduellisti testè bandito.

In Francia si aspetta la discussione del progetto dell’abate Lemire deputato, che domanda una legge contro il duello. Come è noto, in Francia il codice penale non lo contempla come reato speciale. Guarda in teoria soltanto alle conseguenze dello scontro armato; quindi lo punisce come omicidio o ferimento. Questa parificazione del duello ai reati comuni parve un tempo a molti antiduellisti la via migliore, tant’è vero che i socialisti italiani la proposero dopo la morte di Cavallotti, e qualche tentativo ne fu fatto in Spagna. Ma, come noi abbiamo sempre sostenuto, si tratta di una dannosa illusione. L’esempio della Francia lo dimostra. La mancanza di una legge speciale vi diffuse la opinione che dunque la legge lo permettesse. Fino al 1839 una tal enormità fu sostenuta perfino dalla Cassazione. Quando poi questa si ricredette pensarono i giurati a mantener in vita il suo pregiudizio. Quando l’anno scorso il giornalista Houbé insultò atrocemente e ingiustamente Paolo Robert, sindaco di Orleans Ville e poi l’ammazzò in duello, l’uccisione di questo padre di famiglia, benefattore della sua città, che nel testamento lasciato a sua moglie aveva dichiarato di non voler sparare per parte sua se non in aria, fu punita dai giurati coll’ammenda di una lira. Una ignota signora, che si assicura appartenga alla più alta società, ha scritto su questa tragedia un opuscolo che fa fremere e che è stato diffuso in tutta Europa.

Poi sta il fatto che mentre da qualche anno il duello è talmente diminuito dapertutto, che, per aggiungere altre cifre a quelle citate e prendere soltanto gli eserciti, in Germania dai 212 casi del 1900 — anno in cui il principe Alfonso di Borbone fondò la Lega antiduellista internazionale — si è scesi nel 1910 a 32, e in Italia dai 60 d’allora si è venuti ai soli 13, in Francia, sia perchè le ire politiche vi hanno impedito l’azione antiduellista, sia perchè manca una legge, se ne sono avuti nientemeno che 617 nel 1908 e 862 nel 1909. Quindi l’«alto là» dell’on. Lemire è atteso come una sospirata necessità.

In Portogallo, il governo provvisorio, usando opportunamente per una volta dei suoi poteri illimitati, ha pubblicato un decreto che vieta il duello e istituisce una Corte d’onore per le vertenze fra cittadini con facoltà di condannare fino a 5000 lire d’ammenda l’ingiusto offensore, convertibili nel carcere fino ad un mese in caso d’insolvenza. Questa facoltà della Corte