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il buon cuore 319
rinnovare sè stessa e farsi dimenticare da lui. O madri voi sole potete capire queste cose. Egli no, no, non doveva soffrire, ma lei!

Un giorno la memoria delle sue vanità la fece tanto inorridire che decise un colpo eroico contro se stessa e lo compì: apparve per la via a capo rasato; le sue treccie, piene un dì di fiori e di sospiri, furono trovate tra la spazzatura. Non contenta, diede mano alle funi e alle catenelle e, se la forza di chi la dirigeva non si fosse imposta, ella avi ebbe presto finita la sua giovinezza. Ma ella voleva abbattere, abbattere; il suo cuore. era inquieto perchè la sua avvenenza non voleva andarsene, anzi cresceva con l’ingrandirsi degli occhi per la penitenza, col diafano del suo volto che si faceva scarno; ella prendeva quella bellezza dei Santi che non solo mette l’ammirazione in chi la guarda, ma fa congiungere le mani. Un altro giorno si sentì obbligata in coscienza a manifestare al suo direttore un divisamento col quale voleva troncare ogni possibilità di piacere: voleva asportarsi completamente le labbra e il naso e diventare mostruosa! Quali vie intime, segrete, quali eroismi di santità per arrivare a questo punto!

Ma poichè l’ubbidienza la frenava nella sua guerra sanguinaria al corpo, pensò di ottenere almeno l’umiliazione del disprezzo. Da Cortona a Montepulciano corrono venti miglia di campi e di boschi. Ella li voleva fare con una corda al collo, in cerca di tutti i passeggeri per dir loro che la insultassero e la calpestassero essendo ella stata una perduta ed essendo una indegna. Non glie lo si concede; ma ottiene finalmente di tornare in un dì di festa, nell’ora della Messa, nella chiesina affollata di Laviano per fare la sua confessione pubblica.

Ella non poteva tacere le sue colpe, perchè non si può lasciarsi credere ciò che non si è. Fecero così Davide, la Maddalena, la Samaritana, Agostino, fanno così ancora certi poveri cuori, i quali almeno a un’amico dicono tutto, gli svelano tutto, perchè non li creda più buoni, perchè almeno da qualcuno si sentano disprezzati, se pure si potrà ottenere il disprezzo. Ah martirio di chi cerca umiliazione e trova ammirazione!

Chiese, le fu soggiornato e poi ottenne di essere terziaria. In quell’abito almeno, in quella regola, le parve seppellirsi quale penitente. Ella continuerà nascostamente a martoriarsi; d’ora innanzi ella sarà pubblica. mente tutta carità.

Il bisogno di effondersi nella carità è pei convertiti una vera necessità del cuore. Rifatti in se stessi con la penitenza, vogliono rifarsi nella società. Ritorna la ragione che abbiam detto in principio: il peccatore non ha demolito solamente sè stesso; ha ferito per quanto stava in sè tutta l’opera di Dio. Mentre del gran corpo della Chiesa, vi aveva sottratto col proprio egoismo e con le proprie passioni qualche cosa che gli doveva e che sarebbe cresciuto col passare degli anni, nella conversione sente il bisogno di fare ciò che non aveva fatto e di supplire con l’intensità un lungo tempo perduto.

Ancora una volta: il suo cuore è santamente inquieto. Ma che cosa doveva fare ancora quella povera madre?
Alle ricchezze del peccato aveva completamente rinunciato: era finito ogni diritto in questo riguardo per lei e le sarebbe stato troppo rimorso e cosa impossibile al suo cuore, avere anche un solo oggetto che le ricordasse le sue offese al Signore. Nemmeno la camera che occupava e il mobilio erano suoi, nemmeno le vesti.

Oh ma lasciate fare al genio e al cuore dei santi.

Intanto ella trovò che quella camera in casa Moscari aveva troppi agi per lei. La nobilissima anima delle sue ospiti trionfava certe volte nella loro lotta contro la sua penitenza. Ella riceveva delicatezze che, diceva, bisognava dare ad altri; le incontrava qualche volta nei cortili, su gli scaloni e si tradivano nel loro affetto e nella loro venerazione per lei. Per quanto la sua persona fosse stretta da quella penitenza di cui abbiamo notato qualche cosa, alla sua mente non isfuggiva che in quella casa ella era considerata regina.

Pregò allora le si dasse una cella rustica, fuori del palazzo e non la si guardasse più. Ella avrebbe lavorato, e un po’ di pane l’avrebbe ottenuto per sè e per il figlio. Si dovette accontentarla.

È la sua entrata in questa seconda cella, che segna per lei un nuovo grado di ascensione nella santità. È qui dove passerà tredici anni come ne passò nove nella prima. Raccolta in un angolo, dopo le preghiere, lavorava tutto il dì pel figlio e per sè; e di notte pei poveri. Ah madri del popolo cortonese, che aveste la felicità di vestire i vostri bambini con le reliquie uscite da quelle mani sante e bagnate delle sue lagrime!

Per un pensiero delicato di riparazione, che è facile capire, si mise a disposizione delle puerpere. Ella amava ribattezzare i neonati nelle sue lagrime! Chiamata anche nelle case nobili e profumando così di santità le sorgenti della vita, ne riceveva compensi che ella mutava in pane pei poveri.

Verso la sua povera cella, in certe ore del giorno si vedeva avviarsi la processione dei miserabili della città per ripartirne sfamati e divinamente confortati. Cortona osservava e si inteneriva; e più d’una volta il popolo si accalcò in folla presso quella tenda vittoriosa della carità e gridò, gridò gli evviva e mandò baci e gettò fiori appagando un bisogno ardente del proprio cuore e facendo crescere il tormento di quello di lei.

Sì, perchè ella era per istrapparsi le viscere pei poveri e più i poveri crescevano e più il momento dell’eroismo si avvicinava. Finalmente venne.

Suo figlio non poteva più stare con lei. Ella più che sua era dei poveri, egli più che suo doveva essere di Dio. Aveva 12 anni, o madri, quel fanciullo di santa! l’età per voi, degli incanti perchè allora siete capite e riamate non con l’affetto egoistico del bambino, sebbene non ancora con l’intensità del giovane ma con una vena ingenua e devota, con un fervore di attaccamento proporzionato ai misteri primi della vita che ai vostri figli si presentano in quella età e nei quali essi entrano tenendovi per mano e più spesso stringendosi ancora al vostro seno.

Ella gli aperse la porta in quella età. Un’ultima stretta, uno sguardo lungo, e le sue ospiti lo portarono via per collocarlo in Arezzo.