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292 | il buon cuore |
Al «Palais Royal».
Parigi, 31 ottobre 1859.
Vi dirò subito per consolarvi che la «coiffure de bain» è affatto abbandonata. L’ho adottata soltanto due volte, credo, e unicamente di mattina. Cerco anche di parlare, non ho ancora raggiunto la perfezione, ma spero di giungervi. Voi vi scusate, nella vostra cara lettera, di farmi!a lezione: vi assicuro che i vostri sermoni sono assai accetti. Continuateli dunque, farò tutto il possibile per trarne profitto.... Faccio di nuovo l’infermiera; vi scrivo appunto dalla camera del mio caro ed eccellente suocero. Da due giorni non lo lascio quasi più. Egli ha avuto una nuova crisi, i medici credono, tuttavia, che ia supererà come le altre, pur essendo questa più lunga. Dio lo voglia! Perchè la sua perdita sarebbe per noi una grande sventura. Mi sono affezionata a lui come al mio proprio padre, e poi mio marito proverebbe un così gran dolore.... Assisto alla santa messa ogni mattina nella mia piccola cappella e la domenica, quando posso, vado alla messa cantata, e seguo gli uffizi della giornata nella mia cara parrocchia di San Rocco. Mio marito è molto buono per me e non si oppone minimamente alle mie pratiche di pietà... ho una vita felicissima e assai tranquilla, scrivo un pochino, lavoro; qualche volta andiamo al teatro, qualche volta ho degli invitati a pranzo: ed allora faccio tutto ciò che posso per essere buona e saggia.
Al castello di Compiègne.
5 marzo 1860.
Vi sono tante questioni in aria, che non si sa quel che accadrà. Speriamo, che le cose si calmino e si aggiustino pel meglio. Che ne pensate voi? Mi sembra, conoscendovi come vi conosco io, che tutto non debba soddisfarvi. Non è vero? Continuo sempre le mie lezioni di letteratura e di storia che m’interessano molto. Riprendo il mio tedesco, uno studio che mi diverte. Insomma a poco a poco mi rimetterò a far tutto, poichè sono così giovane, e qui si sanno tante cose. Assisto sempre alla messa la mattina, nella mia cappella, e la domenica, negli appartamenti di mio suocero, dove anche si trova un oratorio. Ogni domenica, abbiamo un pranzo di famiglia a Corte, alle sette. Stasera avremo un gran concerto: ve ne sarà un altro martedì prossimo. Talvolta andiamo al teatro, venerdì prossimo, si deve dare una prima rappresentazione della nuova opera del principe Poniatowshi; vedremo che cosa sarà.
Un lutto.
Parigi, 8 luglio 1860.
- Cara amica,
La vostra buona lettera del 29 giugno è venuta a consolarmi nel mio dolore: grazie di tanto interesse e di tanto affetto, ne ho veramente bisogno, vi assicuro; abbiamo fatto una perdita crudele. Napoleone sopratutto è vivamente e profondamente addolorato: suo padre era tutto per lui. Spero, che la sua salute non ne soffra troppo, ma egli è costretto ancora ad occuparsi di tante cose che gli ricordano continuamente il suo giusto dolore. Io, particolarmente, perdo molto: papà era così buono, ed io l’amavo tanto. Era un centro, intorno al quale ci ritrovavamo: quante cose non ci ricordava! Ma il buon Dio ha voluto così; egli ci ha dato troppe consolazioni perchè:noi potessimo mostrarci ingrati nel non ringraziarlo. Voi desiderate qualche particolare, cara Coco, ve li darò dunque con piacere, perchè sono assai consolanti. Papà ha avuto una malattia di un mese circa, dal 29 maggio al 24 giugno ed è morto coi sacramenti: non ha potuto comunicarsi, perchè la sua malattia, alla fine, glie lo avrebbe impedito. Ma si era già confessato a Parigi prima di partire per Villegenis e non per la prima volta. Infine, il nostro cappellano mi ha detto che, quell’ultima volta, s’era confessato a lui con la semplicità d’un ragazzo che fa la sua prima comunione. Più tardi si abboccò col suo curato di campagna che gli diede l’assoluzione in articulo mortis. Ha ricevuto l’estrema unzione ventiquattro ore prima di spirare dal cardinale arcivescovo ch’era amico suo. Si direbbe, che il buon Dio l’abbia atteso, e ch’Egli abbia voluto togliercelo soltanto dopo che tutto fosse compiuto. Troppo lunga sarebbe la narrazione di tutti i particolari circa la maniera come ciò è avvenuto. E’ stata una cosa miracolosa: ne sono felicissima in mezzo al mio dolore. Da un certo tempo, papa aveva come infermiera, una suora del Buon Soccorso di Troyes che lo assisteva. Ed ella mi ha detto di essere stata edificata dalla sua rassegnazione.