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278 IL BUON CUORE


Un’artistica cappella dell’Addolorata


Nel libro «L’Addolorata nella Storia, nella Liturgia, nella Pietà, nella Letteratura, nell’Arte e nei suoi dolori più culminanti» che vien pubblicandosi in questi giorni dalla S. Lega Eucaristica, io non potevo dimenticare l’opera insigne che la scoltura consacrò alla Regina dei Martiri, per lo scalpello di Vincenzo Vela, e figura mirabilmente nella Cappella gentilizia deiSpaccato generale della Cappella. Marchesi D’Adda in Arcore. Non potevo tacere inoltre che la Cappella istessa è un magnifico omaggio che l’architettura ha fatto all’Addolorata. In quel libro fa bella mostra una vignetta rappresentante la statua del Vela; ma, per non esorbitare dagli angusti confini assegnatimi dagli Editori, e solo per questo, non si è potuto dare anche la Cappella, che nell’assieme è un vero gioiello d’arte. Ciò mi accorava al sommo; e per riparare in qualche modo a quella involontaria frode
commessa in danno dei lettori, qui riproduco e illustro brevemente tutta la Cappella suddetta; se ne compensi chi può.

La Cappella di cui parliamo non trovasi nell’interno della sontuosa villa che domina dall’altura d’uno dei primi colli briantei; ma ai piedi, e per quanto — relativamente — grande, non è visibile che a qualche passo di distanza, dissimulata com’è da frondose piante. Un ampio piazzale si stende innanzi al rettilineo che parte dalla Cappella, rasenta la lunga cancellata d’ingresso alla Villa e tocca la portineria e l’abitazione dell’agente della casa d’Adda. Caso raro: chi passa innanzi alla Cappella non può non ammirare coll’opera d’arte anche un monumento di pietà filiale, simpatizzare col dolore di chi vi piange tumulata una madre adorata, unire la sua prece alla prece incessante che si alza al cielo in quel sacrario dell’arte e del dolore. Certo perchè la sventura è sacra; ma anche perchè da quel colle si perpetua una gentile tradizione di illuminata, larga beneficenza a tutti nota.

L’idea di questa Cappella data dalla morte della madre dell’attuale proprietario, senatore Emanuele d’Adda, avvenuta nel 1849 ai 27 dicembre; alla pia che aveva appena delibate le gioie di sposa e di madre, ben conveniva un segno che ne perpetuasse la memoria. Ne assunse l’esecuzione l’architetto Giuseppe Balzaretto, erigendola in posizione tale da aver l’ingresso sulla via comunale in ossequio ad una clausola del municipio di Arcore che imponeva l’onere di una messa festiva a comodità del pubblico.

La Cappella è di forma ottagona e di stile bramantesco o del risorgimento lombardo. Ha due ordini sovrastanti, con otto absidi, di cui le quattro principali al primo ordine contengono l’altare, il monumento sepolcrale, la porta d’entrata e le epigrafi; al secondo ordine gira tutt’attorno un corridoio interrotto da tribune. Dal secondo ordine al cupolino si slancia ardita la cupola maggiore, bella e svelta che alleggerisce assai la complessa ornamentazione; sotto il primo ordine s’aprono i loculi per la tumulazione.

La ricchezza dell’ornato che l’artista vi gettò a profusione sulle parastate o lesenne e sulle fascie circolanti al di sopra dei capitelli è d’un pregio unico per correttezza, agilità, festosità.

Certo però che il valore inestimabile del monumento funerario e della statua dell’Addolorata, hanno aggiunta all’architettura, quello che potevasi aspettare dal genio di Vincenzo Vela.

Che prodigiosa espressione in quella giovane madre che lotta calma e raggiante di fede religiosa colla morte implacabile! Come l’Ermengarda manzoniana:

«Giace la pia col tremolo
Sguardo cercando il Ciel».

Ma tanto più attrae simpatia e pietà, certo riceve