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IL BUON CUORE 261


DAL SILENZIO.


Arde la fiamma e oscilla al fiato blando
che spira nel silenzio de la notte:
nella penombra vengono le frotte
dei fantasmi pel muto aer vagando.

A me, che curvo sovra i libri intendo
l’orecchio ad ogni picciolo romore,
tremando viene una piangente voce,
che in un sospiro flebile morendo
l’ansia mi sembra di un ben noto core:
— Figlio, per questo tuo tormento atroce,
pel pianto che rampollati alla foce
degli occhi è santo il tuo lavoro. Oh! anch’io
soffersi a lungo, ed al martirio mio
sol con la morte ottenni tregua orando.

Religione


Vangelo della decima domenica dopo Pentecoste


Testo del Vangelo.

In quel tempo uno della turba disse a Gesù: Maestro, ordina a mio fratello che mi dia la mia parte dell’eredità. Ma Gesù gli rispose: O uomo, chi ha costituito me giudice ed arbitro tra voi? E disse loro: Guardatevi attentamente da ogni avarizia; imperocche non sta la vita d’alcuno nella ridondanza dei beni che possiede. E disse una similitudine: Un uomo ricco ebbe un’abbondante raccolta nelle sue tenute; e andava discorrendo dentro di sè: Che farò ora che non ho dove ritirare la mia raccolta? E disse: Farò così: Demolirò i miei granai, e ne fabbricherò dei più grandi: e vi radunerò tutti i miei beni, e dirò all’anima mia: O anima, tu hai messo da parte dei beni per moltissimi anni. Stolto, in questa notte è ridomandata a te l’anima tua: e quello che hai messo da parte, di chi sarà? Così avviene di chi tesoreggia per se stesso, e non è ricco per Iddio.

S. LUCA, Cap. 12.


Pensieri.

Uomo, chi mi costituì giudice e arbitro fra voi?

Pare sorpreso Gesù che a lui, messaggero spirituale, vivente solo e solo operante per un ideale soprannaturale, ripieno di vita divina e anelante di comunicarla agli uomini, alcuno si rivolga perchè componga dissidi terreni. A ciò non si sente chiamato il Maestro.

Un’anima dolorante, uno spirito desideroso di elevazione, questi attraggono le sue cure, questi Egli desidera intorno a sè... ma a chi si preoccupa della terra, delle sue vanità, solo di quelle, a costoro Gesù non ha nulla da dire; la sua parola non sarebbe capita; a che parlarla?

Gesù si sentì il mandato di Dio, ma non per sostituire i giudici della terra; questi se li preparano gli
uomini, non è necessario che Dio intervenga per ciò. E si ritrae. E come Gesù, tutti gli uomini divini, mandati per la salvazione delle anime; si ritraggono dalle dispute, dalle occupazioni della terra e attendono per lavorare nel modo in cui ad essi solo è possibile.

Sublime altezza codesta, raggiunta da pochi, ma che testimonia quanto sovrano può essere il dominio dello spirito sull’uomo.

Quanto dilata ed eleva udire come tutti i santi han parlato e parlano delle cose caduche di quaggiù!

Che rivelazione dalla loro valutazione d’ogni cosa terrena!

Ciò spiega la libertà con cui usano dei beni, delle agiatezze, degli onori e la serena pace con cui se ne vedono privi! Che giovamento per la loro grandezza morale da ciò che oggi è e domani non è più? Essi senton bene che nulla può nè diminuire i loro tesori profondi di vita interiore, e incompresi, abusati, tenuti da mille ostacoli, non si trovan per nulla inceppati nel loro intimo e non senton che pena per la turba accecata che li circonda, che li opprime.

Quante volte si geme davanti a grandezze disconosciute e condannati a solitudini morali vertiginose; eppure è gemito che si confonde con grida d’ammirazione; i sovrani, nella lotta fra la luce e le tenebre, fra il bene e il male, chi sono?

Ma Gesù ama le anime, non può lasciar nell’errore, un errore che può riuscire fatale, il povero illuso che ha avuto una spinta a ricorrere a Lui, e tenta, con una parabola, di dare a chi lo interrna la sua visione interiore.

La vita non sta nel possedere, ma nel far bene; non ciò che gli uomini possono togliere gioia, ma ciò che rimane in eterno.

Il Vangelo non dice se quell’uno che di fra la folla interrogò Gesù, comprese la risposta divina: ma quanti la intesero ne’ secoli e la intendono, leggendo nelle pagine sante il verbo della vita.

È il trionfo nascosto, ma magnifico, di ogni parola di verità.

E questo è il conforto d’ogni apostolo, d’ogni santo, d’ogni martire! La morte per la verità — e si posson soffrire tante sorta di morti — ha la sua bellezza per l’uomo interiore, il quale sa che il bene non muore e che solo la verità salva l’uomo.

PENSIERI


Senza cure materiali, senza parola che la parola interiore, senza sentimento che quello dell’intelligenza, senza altra vita che quella dell’anima: vi è in tale distacco dal mondo una libertà piena di gioia, una felicità sconosciuta e cosi grande, che per farla durare io comprendo si possa nascondersi in un deserto.


La carità che è residuo di feste, non commuove, nè educa quelli a cui è fatta. Per commuovere ed educare, dev’essere frutto di sacrifizio.