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183 IL BUON CUORE


Il Marchese ERMES CARLO VISCONTI

A 76 anni, dopo lungo periodo di penosa infermità, è spirato cristianamente il Marchese Carlo Ermes Visconti di S. Vito. Era una nobile e simpatica figura del patriziato milanese. Dotato di mente eletta e di cuore animato dai più generosi sentimenti, largamente istruito e sospinto sempre dal desiderio di giovare colla sua operosità al bene del paese, dedicò tutta la sua vita alle amministrazioni pubbliche e a cospicui istituti scientifici. Fu per molti anni consigliere comunale e assessore per la pubblica istruzione in Milano, non rinnegando mai le nobili tradizioni e lo spirito religioso degli avi suoi. Anche negli ultimi tempi era membro del Consiglio Provinciale per Somma Lombardo, ed era pure presidente della commissione per lo studio del problema ospitaliero. Molti altri uffici tenne e teneva tuttavia: copriva la presidenza della società per la ferrovia Mantova-Cremona, e la vicepresidenza della società storica lombarda, nonchè quella onoraria della scuola tecnica letteraria femminile: era pure console onorario del Portogallo, consigliere dell’Accademia di belle arti, della società numismatica e della scuola superiore d’arte. Dovunque, finchè le forze fisiche e intellettuali gli ressero, portò zelo di lavoro e genialità di vedute.

Ricordiamo con devoto affetto le belle doti del rimpianto Marchese, ma ricordiamo in modo speciale la sua grande bontà, che emergeva in momenti dolorosi come la nota culminante del suo nobile cuore.

All’egregia Marchesa vedova, che ha dedicato le sue migliori energie e il suo spirito di carità ai malati dell’Ospedale Maggiore, ai figli e a tutti i congiunti addolorati, esprimiamo le nostre sincere, affettuose condoglianze.

A. M. Cornelio.


A compimento di questo cenno, pubblichiamo il seguente scritto affettuoso dell’egregia signora Adele Riva, la distinta direttrice delle scuole femminili di via Spiga:

I pochi Milanesi che ancora rimangono in questa nostra città, sono stati profondamente commossi all’annunzio della morte del Marchese Carlo Ermes Visconti, avvenuta il 30 maggio. Per i signori dell’aristocrazia lombarda, è morto uno dei primi tra loro; per gli altri è morto il protettore, il benefattore, il gran signore, parco di parole, sul quale potevano sempre contare per un consiglio, per un aiuto dato silenziosamente, ma sempre efficace.

Il Marchese era il nome che gli si dava e che pareva spettare a lui solo. E quest’uomo, schivo di ogni fasto, di ogni rumore mondano, passò lavorando sempre per il suo paese, per la sua città, offrendo tutto sè stesso, quando c’era da fare, tirandosi in disparte, quando l’opera era compiuta.

Quali fossero la sua cultura, la sua attività, la sua
affabilità signorile, la sua bontà profonda, possono dire soltanto coloro che lavorarono con lui o che furono alle sue dipendenze.

Le cariche di cui fu insignito (consigliere provinciale, consigliere comunale, assessore per l’istruzione e molte altre) egli le tenne con scrupolosità grande e non se ne servì mai per salire più in alto, ma solo per giovare agli altri.

I Musei cittadini gli devono moltissimo: fu il Marchese Visconti che iniziò la prima raccolta di oggetti d’arte di memorie patriottiche, raccolta importante che ebbe sede dapprima nel vecchio salone ai Giardini pubblici. E con quale compiacenza, con quale ardore, egli si occupò a trasportare, a riordinare tutti quegli oggetti preziosi nelle sale del Castello Sforzesco, risorto a nuova vita!

Oggetti d’arte, medaglie, memorie storiche, libri attrassero gran parte delle sue cure, talchè egli potè radunare nella sua casa in Milano e più ancora nel Castello di Somma Lombardo, da lui fatto ristaurare, delle raccolte preziose.

L’austerità della vita e degli studi, come non gl’impediva di portare nell’intimità la nota affettuosa, arguta e perfino burlesca, così non riuscì a soffocare in lui la gentile passione pei fiori. Ad essi egli dedicava gran parte del suo tempo e delle sue cure durante i mesi della villeggiatura e, tornato in città, non era raro il caso che se ne assentasse per andare a vedere le sue piante.

E come Milano lo vide adoprar si con ardore per la riuscita di quella prima Esposizione artistica che si tenne nel 1881 ai Giardini pubblici e della quale dura ancora il ricordo, così lo vide dare l’opera sua per la bellezza dei nostri giardini, per la riuscita delle varie esposizioni di floricoltura.

Ma purtroppo da più di un anno egli era, si può dire, scomparso dalla scena del mondo. Colpito fulmineamente da un male che non perdona, il robusto tronco lottò a lungo, continuando a vivere prodigiosamente, aiutato dalle cure intelligenti e affettuosissime di tutti i suoi cari, che volevano disputarlo alla morte.

Tuttavia venne il momento fatale e a piangere il gentiluomo di razza, il cittadino integerrimo, l’uomo colto, generoso, modesto, siamo in molti, perchè molti si sentono legati per sempre alla sua memoria da vincoli di affettuosa deferenza, di profonda gratitudine.

Io vorrei essere l’eco delle molte voci grate nel portare al Marchese Visconti l’estremo riverente saluto, nel dire alla sua famiglia una parola di affettuoso conforto.

Adele Riva.



Ricordatevi di comperare il 29.mo fascicolo dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI che uscì nella scorsa settimana.