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IL BUON CUORE | 167 |
Un’ascensione d’angeli si leva su Roma grande: i sette colli, I’ Esquilino lanciante in alto le torri di Santa Maria Maggiore, il Campidoglio che lascia sorprendere il candore di una mole novissima, il Celio umile e superbo nel cupo verde annoso, il Palatino coi ruderi imperiali, il Gianicolo silente, ospite fiorito dei tramonti romani di primavera: e sui tetti, sui comignoli bassi, sui colli, la grazia delle nostre cupole, deposte come diademi votivi. A sinistra, sola, sul cielo, e color di cielo, la cupola di San Pietro.
L’Arcangelo bronzeo, l’ultimo di una avventurosa serie di predecessori, commemorante la tradizionale visione che a Gregorio Magno rivelò sul cielo della fortezza romana, la tregua desiderata di una fiera pestilenza, appare finalmente, bello e grande nella sua drammatica concitazione: egli, d’un gesto rapido e forte, ricaccia la spada vendicatrice nella vagina di bronzo....
Un tramonto primaverile? Lo attendevo da tanto tempo, ma le pigrizie e gli sdegni di questa capricciosa primavera romana e.... cinquantenaria sono davvero singolari, quest’anno....
Una fuga di cirri d’argento solcava, contro ponente, il nostro cielo; un dramma di luce s’era adempiuto lentamente nel pomeriggio incostante: i colossali stendardi fiammanti della città leonina non avevano dato fervori di saluto al vento vittorioso; non un pavese, non un vessillo, sulle antenne: ma il cielo purissimo sulla torre alta che il bel latino dell’alto medio evo chiamò «torre fra i cieli», Turris inter coelos....
Un trionfo di primavera, sul tramonto romano: e il trionfo salutato dal gesto magnifico dell’Arcangelo cavaliere che sulla dolcezza incomparabile spezza la spada adamantina di una iracondia divina.
Egilberto Martire.
ECHI E LETTURE
Ego sum hos campi1
A mio fratello ACHILLE.
- La celeste visione
- che viva balenava al tuo pensiero,
- con quale suggestione
- e dell’arte superbo magistero,
- amato mio fratello,
- sulla tela ritrasse il tuo pennello!
- mirando quella scena
- sente l’anima mia farsi serena:
- Sotto ridente cielo
- della Vergine-Madre la figura
- söavemente pura,
- coperta il capo d’un azzurro velo,
- come tra i gigli un giglio
- appare in mezzo a un prato
- di fiori candidissimi smaltato.
- Sovra dell’erba assisa,
- tiene sulle ginocchia il divin figlio
- e la pupilla lisa
- beatamente ell’ha nel suo poppante.
- Prostrata a lei dinante
- sta d’angeli vaghissimi una schiera;
- chi in atto di preghiera
- chi d’estasi infinita
- della dolce Madonna al casto volto
- il guardo tien rivolto;
- e, quale strano incanto!
- dalle angeliche labbra non più udita
- mi sembra esca celeste melodia,
- un armonioso canto
- che dice: Ave Maria.
Oreste Beltrame.
- ↑ Quadro del pittore Achille Beltrame all’«Esposizione triennale di Belle arti», in Milano.