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IL BUON CUORE 133


mo congresso internazionale dell’insegnamento domestico. E congresso riconobbe che esso è un’arma contro la tubercolosi; una buona massaia, conoscerà il pericolo che minaccia il suo focolare e i mezzi per combatterlo e allontanarlo; essa conoscerà l’ufficio di una alimentazione razionale, l’influenza dell’aria, del sole, della nettezza. Esso è pure un’arma contro la mortalità infantile. I fanciulli muoiono a milioni durante i loro primi anni, cifra terribile, enorme, se si pensa che si tratta di piccoli esseri venuti al mondo in condizioni normali di costituzione, che non domandano che di vivere. Perchè essi muoiono? Il più spesso per l’ignoranza della madre, che non conosce le regole dell’igiene infantile e materna.

«Noi abbiamo la pretesa e la sicurezza — disse M.me de Diesbach, appropriandosi le parole di Rombaut — che sia possibile di risolvere il problema sociale solo per mezzo della donna divenuta la vera madre di famiglia, economa, ordinata, premurosa dei propri doveri.»

Parole che io, femminista convinto, sottoscrivo di tutto cuore, sussurandole timidamente alle nostre buone signore, che, con noi credono all’efficacia e al valore del Cristianesimo, quale elemento di rinnovazione sociale.

Paolo Cesare Rinaudo.


CARITA’ VERSO IL PROSSIMO



Sotto il mantello della caritate
Si debbono celar gli altrui difetti;
Ma di portare in questa nostra etate
Un tal mantel, non v’è chi si diletti.
Prima di mormorare, esaminate
Voi stessi; e se i giudizi sono retti,
Troverete che immuni voi non siete
De’ vizi che negli altri riprendete.

(Dal «Cicerone», c. X).


Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi


Per la festa delle ova di Pasqua


Offerte in denaro.

Signorina Adelina Demarchi |||
 L. 20 —
Signora Gigina Viganoni Benaglig |||
   » 20 —
Donna Maria Venturi |||
   » 10 —
Signor Francesco Pasini |||
   » 5 —


Signorina Matelda Cajrati, n. 30 borsette per riporvi le ova.
Signora Maria Pirelli Sormani, n. 115 ova alluminio e cartone.



La NONNA è un capolavoro di una freschezza e di una originalità assoluta.




ISTRUZIONE PROFESSIONALE AGRARIA


(Continuazione, vedi numero 16).



Tuttavia, è logico, e lo ammettiamo di tutto cuore, che si debba passare alla seconda parte dell’istruzione professionale agricola, al tirocinio rurale, propriamente detto, perchè, nell’ambiente famigliare, il fanciullo sarà sovente esposto a non ricevere altro che lezioni basate sulla tradizione.

Il maestro, il Sindacato agricolo, le opere locali interverranno qui opportunamente per correggere i difetti di codesto insegnamento ritardatario, per mezzo di corsi pratici e di lezioni delle cose: giardino scolastico, campi sperimentali serviranno di cattedra alle lezioni. Per una schiera scelta, si potranno aprire le scuole professionali agricole, che resero già dei grandi servizi.

L’iniziativa privata tende a moltiplicarsi. Dei circoli di studi, bene adattati ai bisogni locali, susciteranno delle iniziative agricole e svilupperanno l’educazione professionale.

Restiamo contadini! grida I. Graindorge; il circolo rurale deve mantenersi sul terreno rurale sotto pena di deviare, vivere della sua propria vita e non della vita fittizia di centri urbani. Tolto il programma religioso e morale, che dev’essere identico in città e in campagna, all’infuori di lievi sfumature, gli studi e i lavori del Circolo rurale dovranno differenziarsi specificatamente dagli studi e dai lavori del Circolo urbano. Si deve evitare di far, dei nostri contadini, dei nostalgici, sdegnosi della terra e col perpetuo malessere morboso dell’esodo verso le città surpopolate.

E sopratutto il Circolo deve sviluppare nei contadini lo spirito di osservazione, avvezzarli a guardare attorno a sè stessi. Non si immagina il numero delle scoperte che essi faranno, anche negli oggetti usuali di tutti i giorni. Metodo pratico è il distribuire dei rapporti, che i soci dovranno presentare per iscritto e su ciascuno dei quali la discussione avverrà al Circolo di studi.

All’uno si può domandare di studiar la divisione della proprietà nel suo Comune: quanti mezzi d’impiego hanno uno, due, cinque bovine? Uno, due o più cavalli? A che si darebbe la preferenza e perchè?

A un altro si può proporre un quesito sull’emigrazione: Quante persone sono partite dal Comune nell’anno decorso? Perchè? Per dove? Che fanno? Sono contenti? Ritorneranno? L’interrogato metterà cifre precise e novererà fatti di sua conoscenza. Un terzo s’occuperà della servitù: Donde escono i servi campagnuoli? A che età entrano in servizio? Quanto guadagnano? A che’età si aumenta il salario? Sono contenti? Risparmiano?

E così analogamente, si può far portare la loro osservazione sui cibi, sulle derrate, sugli ingrassi, sulle culture, sui salari giornalieri per le varie professioni rurali, secondo le epoche, ecc.

In questo modo e con questo metodo, si riesce a far amare la propria sorte, tanto più quanto meglio sarà conosciuta, e dopo averla paragonata con altre, si è giudicata non troppo cattiva.