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126 | IL BUON CUORE |
È vero che il missionario cattolico non domanda per sè se non il vitto ed il vestito, è vero che egli non porta con sè una famiglia, è vero che egli dopo sei, otto o dieci anni di lavoro non esige una pensione nè pingue nè scarsa, tuttavia ognuno può notare l’enorme sproporzione delle cifre. Non sono il vitto ed il vestito il problema del missionario: vi sono scuole da istituire e sostenere, malati a migliaia da curare, attrezzi da provvedere per promuovere l’incivilimento col lavoro materiale, lunghi viaggi e dispendiosi, nuovi campi d’azione da aprire e che richiedono nuove fondazioni, ecc., ecc.
Considerate tutte queste circostanze, vedano i caritatevoli lettori a che cosa possono servire le L. 170, di cui sopra, se la Divina Provvidenza non apre altre vie.....
Ma intanto le nazioni protestanti vanno all’avanguardia del progresso nei continenti ignoti e tengono ormai nelle loro mani le bilancie e i tesori del mercato mondiale, laddove i cattolici stanno ad orecchiare alla porta.
Che se poi consideriamo particolarmente l’Italia, dobbiamo arrossire dalla vergogna per l’abbandono, per la diffidenza, dirò ancora per il disprezzo con cui la maggioranza ignorante nel suo anticlericalismo di cattiva lega, abdica la sua dignità nazionale e preferisce ripiegare la bandiera della patria piuttostochè vederla sventolare in alto e lontano, accanto al vessillo della Croce, su quelle terre e su quei mari che già videro la gloria di San Giorgio e di San Marco, e sentirono dolce come una carezza e sacro come una benedizione il soave idioma d’Italia!
Contessa Rosa di San Marco.
PASSIFLORA
(LEGGENDA).
- Dal Golgota fatai l’erta salìa
- il Martire divino,
- la traccia del cammino
- facendo tutta del suo sangue rossa.
- La natura, commossa,
- pel deicidio un fremito sentìa;
- di nubi il sol la faccia ricoprìa,
- del maggior tempio si squarciava il velo
- e i fiori sullo stelo
- piegavano la testa.
Oreste Beltrame.
ISTRUZIONE PROFESSIONALE AGRARIA
L’ora presente pare destinata ad un risveglio improvviso in favore del proletariato rurale.
Il Consiglio Superiore dell’agricoltura deve discutere e studiare i provvedimenti atti a diffondere l’istruzione professionale fra i contadini; istruzione di pratica agraria che deve tendere a distrugger la tradizione di certi sistemi empirici di cura per le piante e per gli animali, di seminagione, di potatura, di coltivazione.
A Torino si discute vivamente, sulla creazione di un istituto superiore d’agraria, e il Momento si occupò ex-professo della questione.
I due fatti, sebbene apparentemente mirino a due scopi diversi, l’alta cultura e la bassa istruzione, pure, se bene si osserva, s’incontrano nello stesso scopo; e dalla formazione d’una classe di valorosi insegnanti d’agraria, il proletariato rurale trarrà immediato vantaggio.
Oggidì si parla continuamente di apprendisaggio, o meglio, per dirla con parola italiana, di tirocinio, ma, il più delle volte si pensa puramente al tirocinio industriale o commerciale; e si dimentica l’agricoltura. Però gli agricoltori non nascono mica bell’e fatti!... La terra è ancora la grande sacrificata. L’esodo rurale dimostra che non ci si cura troppo di conservarle i suoi lavoratori, dandole degli uomini che conoscano il mestiere, formati per la vita e pe’ bisogni de’ campi, che abbiano quella mentalità rurale, che il benemerito agronomo francese, Méline, celebrava non è molto.