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126 IL BUON CUORE


del 1906 il numero dei sacerdoti cattolici viventi in territorio di Missione era di 42.000, mentre i Fratelli coadiutori sommavano a 17.00o. Calcolando in cifra rotonda a 7 milioni le entrate dell’Opera della Propaga. zione della Fede, ed a 3 milioni quelle della S. Infanzia, si otterranno io milioni, che scompartiti fra i 59 mila missionarii permettono un sussidio annuo di circa 170 Lire a testa. E notisi che nelle cifre sopraddette non figurano le Religiose, di cui nella sola Africa si trovano 278 Comunità, con 3355 Suore.

È vero che il missionario cattolico non domanda per sè se non il vitto ed il vestito, è vero che egli non porta con sè una famiglia, è vero che egli dopo sei, otto o dieci anni di lavoro non esige una pensione nè pingue nè scarsa, tuttavia ognuno può notare l’enorme sproporzione delle cifre. Non sono il vitto ed il vestito il problema del missionario: vi sono scuole da istituire e sostenere, malati a migliaia da curare, attrezzi da provvedere per promuovere l’incivilimento col lavoro materiale, lunghi viaggi e dispendiosi, nuovi campi d’azione da aprire e che richiedono nuove fondazioni, ecc., ecc.

Considerate tutte queste circostanze, vedano i caritatevoli lettori a che cosa possono servire le L. 170, di cui sopra, se la Divina Provvidenza non apre altre vie.....

Ma intanto le nazioni protestanti vanno all’avanguardia del progresso nei continenti ignoti e tengono ormai nelle loro mani le bilancie e i tesori del mercato mondiale, laddove i cattolici stanno ad orecchiare alla porta.

Che se poi consideriamo particolarmente l’Italia, dobbiamo arrossire dalla vergogna per l’abbandono, per la diffidenza, dirò ancora per il disprezzo con cui la maggioranza ignorante nel suo anticlericalismo di cattiva lega, abdica la sua dignità nazionale e preferisce ripiegare la bandiera della patria piuttostochè vederla sventolare in alto e lontano, accanto al vessillo della Croce, su quelle terre e su quei mari che già videro la gloria di San Giorgio e di San Marco, e sentirono dolce come una carezza e sacro come una benedizione il soave idioma d’Italia!

Contessa Rosa di San Marco.


PASSIFLORA

(LEGGENDA).


Dal Golgota fatai l’erta salìa
il Martire divino,
la traccia del cammino
facendo tutta del suo sangue rossa.
La natura, commossa,
pel deicidio un fremito sentìa;
di nubi il sol la faccia ricoprìa,
del maggior tempio si squarciava il velo
e i fiori sullo stelo
piegavano la testa.
Allora che dal margin della via
mosse la voce mesta
un fiorellin dalla dimessa vesta:
— O pietoso Signore,
che t’offri a morte vittima innocente,
tu che avesti per ogni sofferente
parole ognor d’amore,
per gli umili un sorriso
e per la gente oppressa
ineffabil promessa il paradiso,
volgi uno spardo a me, povero fiore.
Curvato sotto il peso della croce,
udì la tenue voce
il Nazzareno e volta la pupilla
al fiorellin — nella lontana storia
disse, di me tu serberai memoria. —
Del suo sangue una stilla
imporporò la zolla
dove il fiore mostrava la corolla.
Da allor, quali portenti i
gli spin, la lancia, i chiodi ed il martello,
che del martirio furon strumenti,
in sè mostra quel fiore strano e bello.

Oreste Beltrame.


ISTRUZIONE PROFESSIONALE AGRARIA



L’ora presente pare destinata ad un risveglio improvviso in favore del proletariato rurale.

Il Consiglio Superiore dell’agricoltura deve discutere e studiare i provvedimenti atti a diffondere l’istruzione professionale fra i contadini; istruzione di pratica agraria che deve tendere a distrugger la tradizione di certi sistemi empirici di cura per le piante e per gli animali, di seminagione, di potatura, di coltivazione.

A Torino si discute vivamente, sulla creazione di un istituto superiore d’agraria, e il Momento si occupò ex-professo della questione.

I due fatti, sebbene apparentemente mirino a due scopi diversi, l’alta cultura e la bassa istruzione, pure, se bene si osserva, s’incontrano nello stesso scopo; e dalla formazione d’una classe di valorosi insegnanti d’agraria, il proletariato rurale trarrà immediato vantaggio.

Oggidì si parla continuamente di apprendisaggio, o meglio, per dirla con parola italiana, di tirocinio, ma, il più delle volte si pensa puramente al tirocinio industriale o commerciale; e si dimentica l’agricoltura. Però gli agricoltori non nascono mica bell’e fatti!... La terra è ancora la grande sacrificata. L’esodo rurale dimostra che non ci si cura troppo di conservarle i suoi lavoratori, dandole degli uomini che conoscano il mestiere, formati per la vita e pe’ bisogni de’ campi, che abbiano quella mentalità rurale, che il benemerito agronomo francese, Méline, celebrava non è molto.