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118 IL BUON CUORE


suona a vuoto, o tutt’al più taluna di loro fa di lontano, fra un velo di nebbia che quasi ne ascende la snella persona, un tacito segno di saluto; mentre di qua, fra quelli stessi che le hanno allontanate si brontola e si sbraita per questa inattesa defezione.

Le Grazie minori che hanno abbandonato, o stan per abbandonare la nostra società (così colta, così intellettuale in questa fervida alba del secolo ventesimo!) sono parecchie; e basta che interroghiate in proposito qualche dama che abbia visto sorgere e maturare il suo terzo ventennio perchè ve ne citi almeno una dozzina. V’erano ai suoi tempi, ella vi dirà, una leggiadra Grazia che presiedeva ai banchetti famigliari, da quelli di matrimonio, e quelli di fin d’anno, che ora invece s’imbandiscono negli Hôtels ove l’antica (non vecchia) Grazia modesta non può essere ammessa perchè con la sua semplice veste dimessa non vi potrebbe davvero far buona figura. Vi era un’altra piccola Grazia deliziosa che sapeva poco d’ortografia, ma che era capace di ripetere a memoria interi romanzi e poesie intere tutte sentimentali e che dettava alle donne le loro più belle epistole. V’era una Grazia che si chiamava Cortesia la quale entrava un po’ per tutto e molto spesso i cavalieri se la prendevano sotto braccio, quando volevano aver buona fortuna in una sala, o in una qualsiasi riunione, e non era neppure raro il caso che la tenessero sempre seco, fin nella propria casa, ove par si difficile famigliarizzare con la Cortesia; e v’era — apprezzatissima fra tutte — la Grazia che presiedeva alle conversazioni; ed ahimè! anch’essa, benchè meno sensibilmente delle altre, ha finito per ecclissarsi a poco a poco.

Che ai nostri tempi si chiacchieri meno di quel che si facesse nei trascorsi, io non oserei affermare; certo non si conversa diversamente. La scomparsa dell’antica divinità proteggitrice non ha distrutto naturalmente la cosa su cui la protezione si esercitava; soltanto essa non è più rivestita di quella stessa luce.

Può anche darsi che le venga da altra lucida fonte, nel presente o dell’avvenire una luce nuova, ma non sarà più quella della discreta Grazia detronizzata.

Senza dubbio (è tempo di uscir di metafora) l’arte della conversazione è quasi sconosciuta e punto ricercata dalla nostra giovane generazione; e secondo che afferma un brillante scrittore francese, M. H. de Gallier, che ha scritto sull’argomento una lunga serie di articoli, il fenomeno della rapida decadenza non si riscontra in questa, più che in quella nazione, ma è universale.

— La conversazione — pensa il signor de Gallier, cui son famigliari le memorie del passato ch’egli è andato ricostruendo attraverso gli epistolari più o meno celebri, che minutamente narrano come si svolgesse la vita mondana nei suoi tempi migliori, la conversazione è frutto della sociabilità, ma non e detto che la sociabilità cresca in ragion diretta dalla civiltà.

Ora noi siamo più civili, o per lo meno più civilizzati dei nostri avi del secolo XVII e XVIII, ma non siamo certo più socievoli.

Non vi può essere arte della conversazione ove non siano donne, ma ora anche le donne hanno preso il
gusto e il tono delle riunioni serie, almeno nell’intenzione e spesso riservate soltanto al loro sesso gentile.

Quegli uomini e quelle donne che facevano della conversazione un’arte e di certi saloni i ritrovi più graditi che si potessero immaginare da una mente colta, da un’anima fine, non si prefiggevano mai di trattare un tema prestabilito, non preparavano le loro obbiezioni e le loro osservazioni spiritose. Tutto doveva sorgere spontaneamente. Quando la conversazione non prendeva da sè una piega simpatica, o accennava a languire, la padrona di casa doveva conoscer l’arte di «gettare il gomitolo» come si usava dire con espressione francese, cioè a dire, toccare, senza aver l’aria di darvi una grande importanza, un soggetto che desse molto filo o da svolgere o da dipanare, o magari.... da torcere, ai conversanti. Spesse volte avveniva che il primo gomitolo non si lasciasse facilmente prendere per il bandolo buono, e allora la signora dopo avere rapidamente studiato l’ambiente, e tenuto conto delle speciali attitudini delle varie abilità dei suoi ospiti, gettava il secondo gomitolo, e magari il terzo fino a che la conversazione non divenisse tutto uno scintillio di frasi incrociate, di motti di spirito, di osservazioni argute.

Era questa una ginnastica dello spirito meravigliosa che non di rado faceva sprizzare dall’attrito di opinioni diverse, combattenti fra loro con le armi più cortesi, veri lampi di genio.

Di più i grandi causeurs del XVII e del XVIII secolo reputavano come stretto loro dovere di esprimersi in una forma chiara, elegante, precisa; sfuggendo ogni termine tecnico, ogni esposizione arida o cattedratica.

Ciò non ostante tutti i soggetti di conversazione erano ammessi, seri od umoristici che fossero, profondi o sentimentali, purchè fossero trattati con grazia, o quasi con raffinata acutezza. Talora nei salotti più aristocratici più intellettuali, venivano ammesse persone di umile condizione e di maniere rudi, purchè avessero fama di grande intelligenza e d’inesauribile spirito. Così Voiture di nascita più che modesta, e che aveva fama di essere irruento e concitato nel suo conversare, era tuttavia ricercato per la sua mirabile arguzia. Ed era considerato come primo dei doveri di ogni frequentatore di salotti intellettuali (allora però questa parola non si usava) di nascondere la propria dottrina sotto la più amabile semplicità. Molte padrone di casa erano così timorose di diminuire lo charme della conversazione inframmettendola con altri svaghi, e di interromperne i! vivido fluire, che abolivano inesorabilmente dalla propria casa ogni trattenimento musicale, e perfino le carte e gli altri giuochi che potessero distrarre gli ospiti. Talora queste padrone di casa che giungevano a raggiungere la perfezione nel dirigere le conversazioni nei propri salotti, non erano dotate nè di grande coltura, nè di bellezza. Talora neppure di squisita eleganza. Si racconta che M.me Geoffrin, sposa di un borghese ricco ignorante, sprovvista di avvenenza, istruita.... secondo le abitudini del tempo, fu per lunghi anni una vera regina della società. I grands seigneurs, e le più superbe dame di corte non disdegnavano di accorrere ai suoi ricevimenti (senza buffet!) tanto essi riuscivano geniali