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150 IL BUON CUORE


hanno accettato anzi la conferma della propria autorità da parte dell’autorità religiosa.

Strano modo di ragionare! L’autorità religiosa accettando l’invito dell’autorità cittadina e dell’autorità governativa, e quindi riconoscendole, col riconoscerle ne ha disconosciuta e diminuita l’autorità!

Date a Cesare quello che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio. L’autorità sociale e l’autorità religiosa sono supreme e indipendenti nel loro genere: il rispetto e l’accordo reciproco giova ad entrambe: giova al cittadino e al credente, che essendo riunito in un sol uomo, nell’unione di rispetto reciproco delle due autorità, trova l’unione dei sentimenti in se stesso, unione che è pace, che è forza, che è felicità.

È per questo che il pubblico, nella immensa maggioranza, in quella proporzione insomma che può dirsi la vera e reale rappresentanza della nazione, ha applaudito nel vedere insieme unite in un fatto di importanza eccezionale i rappresentanti delle due autorità civile e religiosa.

Nell’unione e nel trionfo delle due autorità, il pubblico cittadino e credente, ha trovato il trionfo di se stesso, ed ha applaudito.

Ha fatto bene ad applaudire.

L. V.

LETTERA APERTA


M. R. Can. Comm. Don Luigi Vitali

Direttore del «Buon Cuore».


Le scrivo da questa nostra Scuola d'Architettura del Politecnico tutta ancor piena di cosciente letizia e tutta ancor sonante degli applausi che, commossi e reverenti, tributammo alla Maestà di Vittorio Emanuele, il quale si è degnato di fermarci in mezzo a noi, in mezzo ai nostri disegni.

Sì, ben volentieri, anzi con l’entusiasmo che sempre ho avuto ed ho per la grande nostra Internazionale, diccorrerò di essa sul «Buon Cuore»; al quale potei già procurare il piacere d’essere stato uno dei primi e dei pochi a riportarne i disegni originali degli edifici1.

Ora, poichè è programma del «Buon Cuore» di parlare di tutto che riguarda il buono ed il bello — che sono, in fondo, una sol cosa, vale a dire il Bene nella sua pienezza — andrò a mano a mano facilmente — come saprò meglio e brevemente — se la voluttà del dire e l’amore alle cose studiate me lo consentiranno — illustrando, di tutta l’Esposizione, quelle sezioni e quei gruppi che più da vicino tocchino gli scopi nostri di Beneficenza, Educazione, Istruzione.

Buonissimo auspicio io posso e voglio trarre da un fatto minimo per sè e, lo so bene, insignificante per i più; non per me. — Ecco:

La scorsa domenica per ì viali del Parco s’incontravano il Direttore del «Buon Cuore», l’architetto Bongi, direttore artistico dell’Ufficio Tecnico dell’Esposizione e chi le scrive. Il quale — non è cosa adesso rievocata, ma spontaneamente allora pensata — tutto ardente per i suoi due grandi ideali: l’Arte e la Carità, li vedeva negli illustri uomini, per così dire impersonati; lieto, da parte sua, di rappresentare la fidente gioventù che sente, apprende e s’entusiasma per volere.

Non molti anni sono passati dacchè l’Italia s’è redenta. Epperò altra e grande importanza acquista la mostra Internazionale, perchè l’Itala gente dalle molte vite nella città dalle nobili e feconde iniziative dà convegno alle proprie energie in conspetto delle nazioni civili. Come già nella riuscitissima Esposizione dell’81 l’Italia rinata a nazione rese noto a sè stessa quanto in pochi anni di libertà aveva saputo fare, così oggi — auspice Milano — mostra il lavoro assiduo, intelligente, geniale di questi ultimi quarant’anni.

Non sarà — ne ho fede ed auguro — una rassegna infeconda di istruttive constatazioni; nè infeconda di legittimi compiacimenti e di gloria. — E se pur di fratellanza e di pace è pegno la Esposizione di Milano del 1906, allora, l’Italia potrà ripetere rinnovellato per i nuovi destini l’antico motto fatidico:

          Tu regere amore populos Romane memento!

Sempre, rispettosamente, obbligatissimo e devotissimo suo

1 maggio 1906.

COMITATO PROMOTORE

dell’erigenda Chiesa dei Frati Cappuccini


Mercoledì, in una sala dell’Arcivescovado, si tenne la mensile adunanza del Comitato promotore per l’erezione della nuova Chiesa dei Padri Cappuccini.

Presiedeva Monsig. Carlo Locatelli, ed erano presenti alcuni signori ed un numeroso gruppo di signore.

Il segretario del Comitato, Padre Luigi da Guenzate, riferì che in questo mese le offerte erano salite a quasi due mila lire, colla fondata speranza di un altro migliaio, disposto per testamento da pia persona.

Si annunciò poi che, per riflessi di opportunità, la pesca già stabilita pel mese di maggio, venne differita ai primi giorni d’inverno, e precisamente i giorni 1, 2, 3 e 4 novembre.

Ecco l’ultima nota degli offerenti.

Gruppo I e II: Margherita e Giovanni Biffi, L. 10 — N.N. 5 — N.N., 5 — Ghislanzoni, 5 — N.N., 5 — Nava, 2 — Riva Angelina ved. Redaelli, 50 — N.N., 20 — Giuseppe Tosi, 5 — Rissi, 50 — Marianna Scotti, 10 — Manzi, 5 — Erba, 5 — Borghi, 2 — Stefli, 2 — N.N., 2,50 — Gallarati Scotti, 10 — Principe di Molfetta, 50 — Coppa, 5 — Gavazzi, 20 — N.N., 17 — Maria Bernasconi, 20 — Pusterla, 10 — Porati, 10 — Stabilini, 10 — N.N., 20 — Majer, 10 — Moroni, 10 — N.N., 16 —

  1. V. il «Buon Cuore» del 29 luglio, n. 31, del 1905.