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220 IL BUON CUORE


tanto individui, siete cittadini: voi dovete dare, voi dovete chiedere, alla società, le promesse e le difese, che la vostra vita sarà un utile complemento della vita comune, e che i vostri diritti, i diritti dei vostri figli, saranno rispettati e protetti. E perciò avete fatta la dichiarazione del connubio delle anime vostre dinnanzi al rappresentante dell’autorità sociale; e il rappresentante dell’autorità sociale vi ha solamente dichiarato che l’atto vostro veniva posto sotto la tutela delle patrie leggi.

«Ma ben più: voi non siete soltanto cittadini; siete credenti; voi non siete soltanto membri di una particolare società terrena, sotto un governo particolare; voi siete membri della grande società cattolica, che abbraccia tutti i popoli, che si allarga a tutta la terra, e che ha per capo visibile sulla terra il Romano Pontefice, e per capo invisibile nel cielo, Dio. Anzi, è soltanto il vincolo che si stringe dinnanzi alla Chiesa di Dio che ha il valore di vero vincolo matrimoniale dinnanzi alla coscienza; è soltanto il Sacramento religioso che costituisce, si immedesima, e fa un atto solo col consenso naturale, col contratto civile. E voi siete quì, ora, per compiere questo atto religioso, voi siete quì appunto per ricevere il Sacramento.

«E quanto io sono lieto, quanto alta e profonda è la mia compiacenza, di essere chiamato quale rappresentante della Chiesa nell’assistensa, nella constatazione, nella benedizione del vostro matrimonio!

«Per te, o sposa, è la compiacenza per me quasi di un atto di famiglia, per la lunga e stretta conoscenza che io ho di te, e dei membri diletti della tua famiglia, la madre, la sorella, gli zii. Ma sopratutto è la compiacenza nel pensare che il matrimonio religioso diventa, insieme alle più care garanzie del passato e del presente, la più rassicurante garanzia della vostra felicità nell’avvenire.

«Quale è la più cara, la più forte delle garanzie della vostra felicità nel matrimonio? È l’amore. L’amor naturale, l’amore del cuore, è la prima inspirazione dell’amore fra gli sposi. Ma quante incertezze, quante deficenze, quante dolorose sorprese ha questo amore! Dove l’amore trova la base più ferma, incrollabile, indissolubile? Nell’amore che inspira, nell’amore che impone la religione. Esso è amore unico, esso è amore supremo, esso è amore indefettibile. S. Paolo, del quale oggi ricorre la festa, ha pronunciato la solenne parola: Questo sacramento è grande in Cristo e nella Chiesa.

«Come Cristo ama la sua Chiesa, voi dovete amarvi fra di voi; come Cristo amò la sua Chiesa sino a dar la sua vita per essa, così voi dovete essere pronti ad amarvi, senza limite di sacrificio fra di voi. E la religione che vi fa questo supremo obbligo dell’amore, obbligo che si confonde col più gradito dei sentimenti naturali, vi dà anche, col dono della sua grazia, l’ajuto intimo, potente, immancabile, perchè questo amore si alimenti, si conservi in mezzo alle inevitabili traversie della vita.

Venite quindi a ricevere il Sacramento; venite a pronunciare dinnanzi al ministro della Chiesa
l’irrevocabile : la gioja del vostro cuore, la gioia del cuore dei cari che vi circondano, è nel cuore anche di altre persone venerate e care, che già abbandonarono questa terra, e non presenti di persona, sono presenti in ispirito, i nonni, i genitori, gli zii: è anzi il ricordo di una data preziosa nelle memorie di famiglia che ha fatto sciegliere questo giorno pel giorno delle vostre nozze1: venite a pronunciare l’irrevocabile ; pronunciatelo fidenti, pronunciatelo esultanti: esso pel suo pieno trionfo ha tutte le garanzie del passato, del presente, dell’avvenire: voi lo pronunciate; i vostri cari, commossi, colle lagrime negli occhi lieti lo ascoltano; il cielo lo benedice!

PER LA MESSA D’ORO

DI


MONSIGNOR LUIGI VITALI

celebrata durante il cinquantenario della liberazione lombarda



Oh la visione luminosa e forte
Che nella stanca fantasia si desta!
Oh riviver potessi i giorni baldi
Di gioventude! risentir le calde
Vampe d’affetto ch’eran vita all’alma!....
E ancor la nota ritrovar saprei
Pari al nobil subbietto! —
Tu m’ispiri,
O santo Vecchio, che ancor chiudi in petto
Tanto d’opra vigore e di pensiero:
Tu che di patria e religion la voce
Forte sentisti risonar nell’alma
Fin dagli anni fiorenti, allor che aurora
Di vera libertà gl’Itali petti
Rallegrava a Magenta: tu che allora
Primamente salisti il sacro Altare
E, l’incruento sacrificio offrendo,
Fervida prece per la Patria cara
Certo innalzasti.
Da quel santo giorno
Ben dieci lustri trapassar vedesti,
Benedicendo alla risorta Italia,
Ma pur sognando un ideal lontano,
Illuminato dalla rosea luce
D’un glorioso passato. Al tuo pensiero
Il libero Comune ognor splendeva,
Allor che rude, vigoroso e puro
Amor di libertà l’alma infiammava,
Di virtù, di lavoro e di ricchezza
Perenne fonte; la vetusta Fede
Ai cuor parlando, li spronava all’opra,
E, interprete fedel degli alti sensi,
L’Arte divina di palagi e templi
Le cittadi adornava. — Il sacro giuro
Che a Pontida avvinceva i cuor Lombardi,
Il valor che a Legnan barbare torme
Mieteva inesorato, al giovin cuore
Parlavano di Dio e della patria.
Chè simbol di valore era a que’ prodi
  1. Nella festa di S. Pietro e Paolo celebrarono le loro nozze i nonni dello sposo.