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206 IL BUON CUORE


nuncia sull’attitudine della Chiesa del Medio Evo riguardo alla Scrittura:

«La verità è, che la Chiesa di Roma non era contraria per nulla alla traduzione della Scrittura mettendola nelle mani del laicato colle precauzioni che fossero state giudicate del caso. Fu solo creduto necessario di vedere che nessuna traduzione non autorizzata o corretta si diffondesse, e anche in questo sembra che le autorità non si posero ad una guardia speciale finchè si allarmarono pel diffondersi della versione di Wicleffo dopo la sua morte».

Poche pagine più innanzi il dott. Gairdner tocca il midollo della questione con ammirabile chiarezza:

«Ciò che rese così soggetta ad obbiezioni all’occhio dei contemporanei la versione della Bibbia fatta da Wicleffo, non fu la corrotta traduzione o altro soggetto a censura, ma il semplice fatto d’essere composta a uso generale del laicato che sarebbe incoraggiato a interpretare a modo suo senza più riguardo ai direttori spirituali. La Chiesa non si oppose mai a che i buoni laici tenessero versioni approvate; ma il mettere tale arma, quale è la Bibbia inglese, nelle mani di uomini che non avevano riguardo per l’autorità, e che ne avrebbero usato senza sapere come farlo bene, era pericoloso non solo all’anima del lettore ma anche alla pace e alla disciplina della Chiesa».

Quando un uomo colto e coraggioso come il Gairdner, possiede così profonda conoscenza di quell’epoca e di quegli uomini, non c’e da meravigliare della traboccante simpatia per l’eroico sacrifizio fatto di sè da uomini come Fisher ed il Moro. Nel capitolo «Martiri per Roma» il nostro storico s’innalza alla sublimità dell’argomento e ci pone innanzi una narrazione che, anche dal punto letterario può sostenere il confronto coi più classici esempi d’arte di storico. Citiamo solo qualche linea per amore di brevità:

«Non possiamo leggere la storia di tali martirii, — della morte guardata in faccia con costanza e delle torture sopportate con tanta pazienza ed equanimità — senza farci una domanda, che è certo del maggior momento. Questi eroi cristiani non erano essi anche dalla parte della ragione? Portar loro una simpatia dimezzata è ignobile. Supporre che non giudicarono secondo verità il merito della causa per cui morirono, è supporre qualcosa di veramente strano nella storia de1 martirio».

Con altrettanto coraggio il Gairdner fa l’apologia delle persecuzioni di Maria la cattolica, per quanto i fatti macabri possano rivoltarlo, come rivoltano qualunque coscienza moderna; ma la verità e la giustizia non devono soffrirne.

«Vivendo in mezzo alla tranquillità e alla libertà dei nostri tempi, non è facile dipingere a noi stessi lo stato delle cose, quando violentemente si spezzarono le sanzioni di moralità privata e internazionale in seguito alla sottrazione della Chiesa d’Inghilterra alla giurisdizione papale, paralizzando l’autorità dei Vescovi.... Per stabilire un governo sano sotto Maria, è chiaro, il reame dovea un’altra volta riconoscere la spirituale giurisdizione del Papa e fare i migliori sforzi

per debellare l’eresia.... Con tutto questo da fare, si può pensare se era facile per Maria essere tollerante verso la nuova religione; e tuttavia ella sulle prime lo fu, come potè meglio....

«Il caso era semplicemente che buon numero di persone stava determinata, non tanto a chiedere per sè una mera tolleranza, ma a svellere ovunque ciò che essi chiamavano idolatria, e conservare gli uffizi divini di Edoardo nelle parrocchiali contro ogni autorità ed anche contro i sentimenti dei comparrocchiani. In breve, v’era sempre nel paese uno spirito di ribellione che aveva le sue radici in rancori religiosi; e se Maria voleva regnare in pace e nell’ordine, quello spirito doveva venir represso. Dall’aprirsi della persecuzione al giorno della morte di Maria, e dunque, in quei disgraziati tre anni e nove mesi, si ricorda siano state mandate al rogo duecentosettantasette persone. Ma lo spaventevole numero delle vittime non deve accecarci interamente. Ne si ha da dimenticare che una volta che un atto del Parlamento si crede giusto di passarlo, è anche giusto metterlo in esecuzione. Esitare avrebbe implicato semplicemente che le autorità temevano di aver torto, e il risultato sarebbe stato quello di favorire le forze di disordine cui si voleva opporsi».

Con questo però l’autore non si dissimula, nè lo nasconde ad altri, il danno venuto all’antica religione dall’estrema severità di questa persecuzione, che alienò da Roma il popolo inglese più che le odiose misure di Enrico VIII.

Un’ultima coraggiosa difesa che il Gairdner fa ai cattolici, è quella riguardante le accuse ai monasteri:

«Ma in sostanza si ammetterà che nessuna fede era concessa ai rapporti de’ Visitatori, i quali miravano chiaramente a non altro che a dare un pretesto alla parlamentare soppressione dei più piccoli monasteri.... Dai rapporti presi nel loro complesso noi certo possiamo vedere che i monasteri differivano l’uno dall’altro pel carattere, e possiamo anche capire che i membri istessi consideravansi in ciascun caso come le cose che richiedevano i maggiori emendamenti. È impossibile levarsi dalla lettura senza sentire che il vizio col tempo penetrò anche in quei ritiri della pietà, ma che molti di essi fossero profondamente corrotti e lasciati continuare così per molto tempo, non mi sembra legittima deduzione di queste franche rivelazioni».

È certo che come il dott. Jessop e il canonico Dixon, il dott. Gairdner colla conoscenza intima, di prima mano dei documenti restanti di questo periodo di decadenza — i tempi di Innocenzo VIII e di Alessandro VI, ci dice come nella sua opinione non v’ha fondamento per l’idea che i monasteri inglesi non fossero che letamai del vizio o una sorgente di corruzione pel pase.

Il poderoso lavoro da cui abbiamo stralciato qualche riga appena, è adunque, una magnifica apologia della causa nostra; e tanto più meritevole di lode e di gratitudine, in quanto è tutta basata su onesta imparzialità e su un’intrepidezza troppo rara nello sposare una causa impopolare. Certo l’esempio non resterà isolato; ad ogni modo la menzogna e la calunnia oseranno meno, sapendo qual gigante è sorto a fronteggiarle, a sbugiardarle, re-