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170 IL BUON CUORE


Eppure lei, la trionfatrice del giorno, era la sola che non si commovesse, come se tutto ciò che le accadeva d’attorno non la riguardasse. Chiamata a fregiarsi della medaglia d’oro, che il Provveditore agli studii della città era superbo di consegnarle, si fece innanzi con passo disinvolto e signorile ed elegante, ma tutto spontaneo e naturale. Il viso ovale dal profilo purissimo e tutto velato di soave melanconia, incorniciato da una capigliatura bionda che finiva in una vaporosità vanescente quasi un nimbo dorato, non tradiva nessuna agitazione di spirito. Sembrava l’apparizione d’una di quelle squisite, dolci figure di donne, create dal Perugino, calma, composta, come estranea alle passioni di noi mortali; col di più d’una indifferenza per il subisso di lodi udito, che rasentava l’insensibilità, un inqualificabile disprezzo.

Chiuso il saggio, la folla dei parenti delle Educande si disperse negli ampii cortili, sotto i maestosi freschi porticati, oppure nel giardino odorante di mille profumi, a godersi più libera compagnia, ad ammirare lo stupendo caseggiato, a commentare i punti più salienti del trattenimento; poi man mano, per la partenza delle Educande la folla diradò, l’animazione diminuì, e il silenzio riprese il perduto dominio, tutto riconducendo all’abituale vita monastica. Questa volta il Collegio si era completamente spopolato di alunne; caso raro, perchè, per diverse ragioni c’era sempre qualche ritardataria ad uscire per le vacanze.

Sola Andriana Vitelleschi, la fanciulla prodigio che furoreggiò al Saggio finale, era rimasta nell’Istituto. Come potè sottrarsi agli sguardi di tante persone che se la contendevano per ammirarla, corse a deporre la bruna divisa di parata, poi si rifugiò nell’aula di scuola tutta vuota e in disordine e squallida come luogo di morte. Concentrata in un mutismo impressionante, con un nodo alla gola e il cuore impietrito di dispetto e dolore, passeggiò in giù e in su, eccitata, per lungo tempo; poi stanca dalle emozioni della giornata, sedette, strinse fra le mani la sua povera testa ardente, in fiamme, e alla meglio si rese conto della sua singolare situazione. Tutte le sue compagne in quel momento erano felici nel riacquisto della cara libertà, avviate a respirare l’atmosfera della casa paterna, sapendosi tra le braccia della madre, colla visione d’una vacanza lunga, abbellita da viaggi, da divertimenti d’ogni fatta.

Ma a lei tutto questo era negato; sarebbe restata in Collegio fino al ricominciare di un altro anno scolastico, passando i giorni in una monotonia schiacciante, senza varianti di sorta, fra le gravi occupazioni della vita monastica, tra gelide mura, non confortata dalla compagnia d’un amica.... C’era da impazzirne. «Che mi importa dei trionfi di quest’oggi, che mi importa della gloria se...» e la voce si spense in un urlo disperato, seguito da una crisi di gemiti strazianti, da sospiri e da un pianto angoscioso, venuto in buon punto a scaricarle il cuore terribilmente agitato come da furibonda tempesta.

Fu in questo stato, col volto tutto arrossato e inondato di lacrime e scossa da tremiti convulsi, che le sue maestre, dopo inutili e lunghe ricerche in tutti gli
angoli del Collegio, la ritrovarono. Uno spettacolo di tanta pietà non poteva a meno di commoverle; le pie si avvicinarono con rispetto ad Andriana Vitelleschi, la consolarono del loro meglio, pur sapendo che certi dolori non ammettono mitigazioni, conforti; e con dolce violenza la trassero di là, conducendola altrove per distrarla, se era possibile. Sapevano troppo bene quanto elevata e fiera di mente e di carattere era la piangente fanciulla; conoscevano troppo bene la causa di così inconsolabile dolore per ripromettersi dei grandi risultati dalla loro opera confortatrice. Però poco o molto, la burrasca si dissipò, e la bonaccia, almeno apparente, non tardò a succedere.

Che era adunque tutto questo enigma? Una cosa molto semplice.

Quattordici anni prima, una giovane signora d’estrema eleganza, si presentava al Collegio con una bimba di tre anni, e affidatala alle buone Suore, spariva per non farsi rivedere mai più. A quando a quando invece si vedeva un signore molto distinto presentarsi alla Direttrice, prendere informazioni della bambina, pagarne regolarmente la pensione e lasciar detto di trattarla coi massimi riguardi, consegnando sempre una considerevole somma di danaro da spendersi pei minuti piaceri di quella.

Un giorno quel signore, contrariamente alla sua abitudine, volle vedere la bimba misteriosa, la trattenne a lungo con sè, la baciò con un’intensità di affetto inesplicabile, lasciò tanto denaro quanto poteva bastare per vent’anni di vita collegiale e sparì esso pure e per sempre. Ma Andriana, già molto affezionata alle Suore che vedeva sempre e le erano larghe di interessamento, di cure, di cuore, e poi ancora tanto piccina, non comprese subito la sua sventurata condizione. Più tardi, allo svegliarsi prepotente della coscienza figliale e del bisogno d’un affetto diverso da quello delle maestre; e quando avvertì di non trovare dei palpiti che rispondessero al naturale richiamo dei suoi, intravide vagamente di non essere come le sue compagne; e non mancava di chiedere perchè non riceveva mai visite o lettere dei suoi genitori. E le risposte imbarazzate che i genitori stavano molto ma molto lontano e difficile dovea essere il mantenere corrispondenza, poterono tranquillare un po’ le agitazioni della fanciulla; e chissà fin quando le pie reticenze ed arti delle maestre avrebbero potuto nascondere la brutta realtà, se non si fosse incaricata di rivelarglielo, ma in modo brutale, una sua compagna.

Una giovanetta dell’istesso corso di Andriana, pessimo carattere, insofferente di disciplina, aveva notato con invidia e malanimo la superiorità indiscutibile di lei, e sentiva la morte in cuore ogni volta che tanto valore veniva riconosciuto e proclamato. La bassa passione ingigantì al punto da indurla a qualunque espediente pure di colpirla e vendicarsi. Per un complesso di circostanze il mistero che circondava Andriana era venuto a conoscenza della sua famiglia che imprudentemente ne parlò in presenza della figlia. Questa afferrò al volo la spiegazione, e redattala in poche righe su un foglio anonimo, la girò ad Andriana con un monito